Viaggio in centro America

Diario e Racconti di Viaggio per tenervi aggiornati

Ecco che cosa stiamo combinando:

Data (Date):23 novembre 2010
TITOLO (Title):CENTRO AMERICA ARRIVIAMO!! (27 nov 2010 - 01 mar 2011)
TESTO (Post):Eccoci qui di nuovo!!
Siamo in partenza e questa volta per una zona del mondo tutto nuova e per noi inesplorata.
Lo zaino è quasi pronto... il corso di spagnolo è già sul pc... ed i voli sono l'unica cosa prenotata di questo viaggio che ci porterà alla scoperta di ben  8 stati:

Messico e Yucatan, Belize, Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e se arriveremo Panama. 

Tutto il viaggio sarà rigorosamente "on the road" e con mezzi pubblici... proprio come piace a noi!!

Beh, non vi resta che leggere i nostri diari, vedere qualche foto e magari scriverci qualche bella Email che ci riporti col pensiero "A casa"!
Un Abbraccio a tutti!

MAX E ELE


Data (Date):04 dicembre 2010
TITOLO (Title):Prima di iniziare i nostri racconti....
TESTO (Post):
Volevamo iniziare il nostro diario di viaggio con alcune frasi di Cristina prese da un blog di viaggiatori, parole in cui ci identifichiamo: “I viaggiatori, i veri viaggiatori, pur avendo alcuni soldi in tasca, spendono pochissimo e, in questo modo , conoscono il posto. 

Il segreto è cercare di mettere meno filtri tra te e il posto che ti ospita. 

Il filtro maggiore ce l'hai con i viaggi organizzati. Quelli classici. Paghi una bella cifra e pensano a tutto loro. Ma tra te e cio' che vedrai c'è uno strato di cellophane: non ti sporcherai le scarpe ma non avrai molti contatti con gli abitanti del posto. Vedrai tantissimo , talmente tanto che faticherai a ricordarti di cio' che hai visto. Farai tante fotografie ma non andrai a cena presso nessun indigeno. 

Questo è il modo di viaggiare di parecchia gente. Costoso indubbiamente e poco gratificante. Se ti interessa questo tipo di viaggi non posso aiutarti se non dicendoti di recarti all'agenzia piu' vicina. 

Ma se ti interessa l'altro .. beh allora le cose cambiano....”



Il nostro taccuino di viaggio questa volta è proprio bello, in pelle verde e con una magnifica frase dei nostri amici Dani e Paffio: “Ogni passo arrichisce la nostra esperienza, la vita è un viaggio meraviglioso”... grazie cari!

Data (Date):04 dicembre 2010
TITOLO (Title):27 novembre 2010 - SI PARTEEEE
TESTO (Post):
Ore 4 della mattina, suona la sveglia, è dura alzaris ed abbandonare i, sonno profondo intrappresso da poche ore (in fondo fra festa con gli amici e chiacchiere-festeggiamenti con Silvana, appena tornata dall'India, si sono ben presto fatte le 23.50).
Squillino al Paffio tanto per essere tranquilli... e tempestiva la sua risposta: “ghe som”
Bene, ci vestiamo, caffettino per spalancare gli occhi ed eccoci a caricare gli zaini nella passat di un   Paffio stranamente energico, vista l'ora! 
Veine anche Silvana ad accompagnarci (Non sappiamo come faccia a resistere dop due notti insonni e il viaggio di ritorno dall'India... che donna!)
A Parigi è nuvoloso, sono 0 gradi. Percorriamo di buon passo il collegamento tra il terminal 2g ed il 2e, arriviamo in tempo per cambiare i posti con due sedili vicini. Iniziano le coincidenze: chiediamo se è possibile sistemarci vicino e ci viene negato, il volo è strapieno!
Ringraziamo ugualmente e ci allontaniamo, la signorina da li a poco ci richiama dicendoci che si sono appena liberati due posti: il 30f ed il 30e.
SOLITO CULO! 13 ore da soli in posti lontani sarebbero state interminabili.

RINGRAZIAMO I NOSTRI ANGELI! 

Arrivati all'aeroporto di città del Messico (ore 16.30 in Messico, 23.30 in Italia) ci mettiamo in coda per i soliti controlli passaporto e dopo alcune domande e moduli da compilare siamo fuori con il nostro bel visto in mano. I nostri bagagli sono per terra vicino al rullo trasportatore (ci abbiamo messo così tanto?).

Appena usciti vediamo subito una faccia amica, la nostra cara “Pam” è li che ci attende a braccia aperte insieme al suo amico Manuel... grandissimi, sono riusciti ad arrivare nonostante le avessimo comunicato il terminal sbagliato. In pochi minuti siamo nella sua macchina sfrecciando nelle trafficatissime strade della città. Anche qui sembra di essere a Mumbai, non ci sono regole, si sorpassa in tutte le direzioni e vince chi osa di più e si butta in mezzo alla strada prima dell'altro... PAURAAAAAAA!! 

Ci facciamo raccontare un po' della città e scopriamo che proprio quella sera la zona dove c'è il nostro hotel ospita un mega concerto pop-rock con diverse band messicane. Sarà quindi molto difficile riuscire ad arrivarci. Ma nessun problema per Pam che tramite stradine secondarie e la corsia più esterna del viale ci porta sani e salvi davanti all'albergo. Siamo distrutti e decidiamo di darci appuntamento all'indomani mattina per le 10 davanti all'hotel. Una doccia e sprofondiamo in uno dei sonni più pesanti della nostra vita....

Data (Date):04 dicembre 2010
TITOLO (Title):28 novembre 2010 - MEXICO CITY
TESTO (Post):
Dopo aver dormito circa 13 ore siamo “quasi” pronti per esplorare la grande metropoli di “Mexico city”. Facciamo due passi su una delle vie più lunghe della città il “paseo de la reforma” e rimaniamo estasiati nel vedere che non ci sono macchine in giro: è domenica e alcune strade vengono chiuse per dare spazio ad un carnevale di biciclette, monocicli, pattinatori... bellissimo.

Proprio da dietro l'angolo sentiamo della musica latino americana ed urla di ragazzini... un camion attrezzato a pista da ballo con un super impianto sta dando spazio a ragazzi di tutte le età che si cimentano nei balli più sfrenati.

Un salto da “oxxo”, uno dei minimarket sempre aperti e più comuni in città, prendiamo un mega panino (tortas) dolce con prosciutto e formaggio, dell'acqua è una mega tazza da 700 cl di caffè stile americano, sperando che ci aiuti per la sensazione comatosa che abbiamo addosso.

Camminiamo sull'avenida Juarez passando di fronte al coloratissimo parco Alameda Central ricco di bancarelle. Passiamo anche davanti al “Hemiciclo a benito juarez” un monumento semicircolare in marmo di carrara che ci ricorda vagamente l'altare della patria a Roma. Centinaia di persone sono sedute sui gradoni a mangiare, bere, alcuni ascoltano musica, altri leggono....Arrivati al “palacio de bellas artes” restiamo scioccati dallo strane e coloratissime cupole, il palazzo è stato progettato da due italiani ma il progetto è stato modificato in corso d'opera perchè era troppo pesante e stava sprofondando nel terreno (anche questo coperto per intero da marmo di Carrara).. ma come l'anno portato qui tutto questo marmo?? 

I grandissimi, spogli e a volte un po' fatiscenti palazzi di questa zona ci ricordano molto il centro del Cairo. 

Ad un tratto ci avvicina un poliziotto ed inizia a farci delle domande: da dove venite, quanto avete intenzione di stare qui etc. pensiamo sia una cosa di prassi così rispondiamo gentilmente  finché non estrae una serie di volantini e capiamo che vuole propinarci qualche tour... diciamo che abbiamo un'amica e che abbiamo intenzione di andare a vedere la città con la sua macchina. Salutiamo e ci allontaniamo un po' scossi da questo secondo lavoro della polizia.

E' quasi ora di incontrare Pam che ci ha dato appuntamento un po' dopo avendo dormito solo 3 ore... ore 11.30 ecco Pam con una red bull in mano che ci attende nella sua auto. Ci chiede che cosa vogliamo fare e le diciamo di portarci a vedere la vera “Mexico city”.

Dopo aver fatto benzina passiamo dall'immensa zona universitaria dotata persino di stadio olimpico.

Facciamo una spesa di birre e bevente a base di tequila, qualche tacos ed eccoci pronti per sfrecciare verso  Xochimilco (designato patrimonio dell'Unesco nel 1987) dove un simpatico messicano in bici, che dice di essere dell'ente del turismo, ci scorta fino ad un parcheggio e poi fino alla nostra imbarcazione.

La cosa interessante è che in tutta la città ci sono degli strani personaggi che ti aiutano a trovare un parcheggio e sembra che ti custodiscano la tua auto sino al tuo ritorno in cambio di una mancia di circa 20 pesos. A volte questa mancia diventa molto di più nelle ore notturne e  se non gliela vuoi dare puoi ritrovare la tua auto con qualche danno, insomma devi pagare per parcheggiare in una zona che sarebbe gratuita. Pam ci diceva che davanti a qualche club ti chiedono addirittura cifre capogiro e quando esci non ci sono nemmeno, altro che custodire la tua auto.

Dopo aver deciso che tipo di giro fare con la nostra barchetta “TRAJINERA” ci rilassiamo seduti al tavolo sorseggiando qualche bevanda a base di tequila e qualche birra con sale e limone.

La nostra barca è coloratissima e decorata con un portale d'entrata intarsiato con il nome di “MARIA ELENA”. Il nostro barcaiolo munito di un lungo palo (stile gondoletta) si fa strada schivando le centinaia di imbarcazioni che sembrano non avere alcuna regola di navigazione. Sulle altre imbarcazioni assistiamo a parties, infiniti banchetti, ragazzi che ballano a ritmo di musica da discoteca e su alcune di queste  dei fantastici suonatori con tanto di “Mariachi” (il canta storie)... un tripudio di suoni, colori e cibi... FANTASTICO, DA VEDERE!!

Poco dopo grazie ad un montacarichi veniamo trasferiti nella zona ecologica.. molto più tranquilla, con fantastici giardini galleggianti (“chinampas”) così come erano usati dagli antichi aztechi, serre, abitazioni che ricordano il periodo pre-ispanico. Qui la vita scorre lenta fra bambini che giocano in riva al canale, magnifici uccelli, cani, pescatori, ci sembra di essere di nuovo in Asia! MOLTO RILASSANTE!

Alla fine di uno dei canali (ci sono ben 180 km navigabili) arriviamo alla “isla de las munecas” uno spettacolo agghiacciante degno di un film dell'orrore. Centinaia di bambole sono appese per il collo su alberi, fili di ferro e casette in legno rovinate e sfigurate dalle intemperie. Entriamo così incuriositi in  una fatiscente casetta in legno piena di bambole, una delle quali con tanto di altare e piatto delle offerte.

Un signore messicano, Don Julian Santana, ci racconta una strana storia. Lo zio un giorno ritrovò una ragazza morta sull'isola e da allora iniziò a sentirla piangere e lamentarsi. Questa lo guidava continuamente nel punto dov'era morta e da un buco ogni volta ritrovava alcune bambole. Così anche i visitatori hanno iniziato a portare ed appendere bambole in quanto la prima ritrovata aveva la facoltà di esaudire i desideri con buoni propositi. Lo zio morì per un infarto esattamente 50 anni dopo il ritrovamento nello stesso punto della ragazza. Da allora anche il nipote sostiene di sentire delle voci e di tanto in tanto vede 3-4 bambole muoversi e piangere senza  che queste abbiamo batterie.

Un po' impauriti rimontiamo sulla barca e ci concediamo qualche altro drink prima di tornare all'ambiente di “FIESTA” del primo tratto di fiume!

Saliti di nuovo in macchina trascorriamo la serata nella zona di Coyoacan, un tempo riservata agli hippies e persone bizzarre (stile candem town a Londra). In un mercato iniziamo i nostro primi veri assaggi della cucina messicana, assaggiamo diversi tipi di “quesadilla” con  “tinga” (pollo o manzo speziato), “queso” (un formaggio simile alla ricotta) e “la coche” (funghi, suona in questo modo ma non credo si scriva così). Cambiamo poi bancarella e prendiamo dei tacos con “Lengua” e per noi coraggiosi “Sesos” (cervello); un po' di limone, un pelo di sale ed eccoci pronti per l'assaggio... dovevate vedere le facce!! AhAh

Passiamo poi per un coloratissimo mercatino pieno di oggetti di ogni tipo e dalla via dei dolcetti dove assaggiamo dei dolci piccanti al tamarindo e altri che ci ricordano le “muuu” (le caramelle della mucca).

Nei pressi del nostro parcheggio assistiamo anche ad un simpatico comico che stra intrattenendo un vasto pubblico seduto sulle gradinate di un campo da basket... non abbiamo capito nulla ma solo vederlo ci faceva morire dal ridere.

Torniamo al nostro hotel fontan e diamo un forte beso a Pam!!

UN GIORNATA BELLISSIMA!

Data (Date):04 dicembre 2010
TITOLO (Title):29 novembre 2010 - Mexico city e Teotihuacan
TESTO (Post):
Max: Questa notte ho fatto uno strano sogno. “Ero solo poco prima del tramonto in un deserto semi-roccioso in terra noto 6 strane pietre ad elisse, nere, liscie e con strani disegni tribali che si illuminavano di un colore azzurro-blu. Le ho raccolte e le ho portate in un edificio che sembrava quasi una sala conferenza, li c'erano una ventina di persone che conoscevo (ma nessuno nella realtà) nel mio inconscio sapevo che erano molto interessati a cio' che avevo trovato ma non sapevo perchè.

Ho così detto che avevo un  regalo per loro e ho dato a 2 di loro 1 pietra e le altre tre a delle coppie. In mano, senza pensarci, mi sono ritrovato la pietra con il disegno più elaborato. La luce era svanita ma si vedeva chiaramente il disegno come se fosse scavato nella pietra e si fosse poi cristallizato.

Poi mi sono svegliato...”

Questo sogno ha una correlazione molto interessante e misteriosa con la giornata di oggi. Leggete oltre per saperne di più.

Dopo una delle nostre colazioni da Oxxo, ormai un rituale,  tortas al jamon Y queso e uno yogurt da bere ci spostiamo nelle trafficate vie del centro fino alla plaza de la costituciòn meglio conosciuta come “zòcalo”. ENORME!! Misura 220m da nord a sud e 240m da est a ovest, una delle piazze più grandi del mondo. A nord c'è la bellissima cattedrale metropolitana, a sud gli uffici del governo, a est il “palacio nacionale” (il palazzo del presidente) e a ovest dei portici pieni di gioellerie e stravaganti hotel. Qui scoprimo ben presto che tutti i musei sono chiusi e non è quindi la giornata ideale per visitare la città. Decidiamo così di recarci a Teotihuacàn. L'ufficio del turismo ci offre tour a prezzi altissimi ma decidiamo di provare con i mezzi pubblici. 

La cosa divertente quando si sale su una metropolitana è che ogni 5 minuti si sente urlare qualcuno che legge le ricette di un libro, ti elenca tutte le canzoni contenute in un cd, oppure con uno zaino da discoteca (contiene delle casse stereo potentissime... ma che pile ci andranno dentro?) ti fa ascoltare parti di un dvd mp3... tutto questo per potertelo poi vendere, solitamente, alla modica cifra di 10 pesos (circa 60 centesimi di euro). Pam dice che non va più in metropolitana perchè è troppo cara... non per il prezzo del biglietto (3 pesos) ma perchè cio' che si vende è talmente interessante e ad un prezzo così modico che non puoi che comprarlo.
Così dopo aver preso la metropolitana fino alla stazione nord dei bus e un bus (35 pesos), in circa un'ora siamo a destinazione.
Visitiamo dapprima la Ciudadela circondata da ben 15 piramidi che formano un muro che misura 390 m per lato. La piramide principale è nella zona est e chiamata “templo de Quetzalcoatl” che grazie a recenti scavi ha rivelato 4 gradoni ben con servati con fantastici bassorilievi e statue di strane creature (“Tlaloc” il dio della pioggia, “Talud” il serpente piumato, il serpente dai quattro occhi che emerge da 11 petali), incredibile vederle così ben conservate essendo del periodo fra il 250 – 300 AC.
Io mi fermo per fare qualche foto in più mentre Ele si incammina sulla lunghissima “calzada de los muertos” che termina con la piramide della luna.
Di gran passo cerco di raggiungere Ele ma no vedendola inizio un po' a preoccuparmi. 
Ma ecco succedere una cosa che mi turba alquanto... seduto su uno scalino di una piramide un venditore ha per terra su un pezzo di stoffa 5-6 pietre nere del tutto simili a quelle del mio sogno ma senza decorazioni. Molto colpito mi avvicino e mi dice che si tratta di “ossidiana” un pietra usata dagli atzechi, ha anche delle statuette e collane dello stesso materiale... ma i miei occhi sono stupefatti su quelle pietre ellissoidi. Non avevo mai sentito parlare di queste pietre prima ad ora, o meglio non me lo ricordo ma il mio inconscio potrebbe averlo memorizzato in qualche cassettino. Ma perché quello strano sogno, perché quella forma e quel materiale? Che sia vero che questi luoghi sono fonte di energie incredibili? (credo che la nostra cara amica Je potrebbe avere qualche risposta delle sue, amiamo chiacchierare con lei di queste cose!)
Passiamo fra spazi quadrati delimitati da gradoni e piccole piramidi fino ad arrivare alla maestosa piramide del sole (la terza più grande del mondo dopo Cheope e Cholula). La base è lunga 222 m ed è alta circa 70 metri. Costruita intorno al 100AC con tre milioni di tonnellate di di pietre senza l'uso di ruote ed animali. Pazzesco! Ma quanto ci avranno messo?
E' stata chiamata così solo dopo lo scavo del 1971 fino al centro della piramide tramite un tunnel di circa 100m. Al centro sono stati trovati dei manufatti religiosi aztechi posati prima della costruzione della piramide e dell'intera città. Saliamo i 248 gradini e malgrado il fiatone ci godiamo la spettacolare vista sulla piazza del sole e l'intero sito archeologico.
Un volta scesi continuiamo “calzada de los muertos” fino alla bellissima piazza della luna costruita intorno o al 300 AC, laq piramide principale è alta quanto quella del sole poiché giace su un terreno più alto. La piazza, utilizzate per le danze religiose, è formata da 12 templi piattaforma ed alcuni esperti la paragonano a simboli astronomici per un totale di 13 compresa la piramide della luna (un numero chiave del calendario rituale mesoamericano).
Saliamo anche qui sulla piramide ma non fino in cima poiché l'ultimo tratto non è aperto la pubblico, anche da qui la vista è superlativa e la luce prima del tramonto ci regala forti emozioni.
Proseguiamo poi verso il “Palacio de Quetzalpapaloti” che conserva tutt'ora le originali pitture rosse atzeche, il “Palacio de los jaguares” e il “Templo de los Caracoles Emplumados” con sofisticate e ben conservate pitture.
Ci rechiamo poi verso il museo del sito che pero' è chiuso e così una volta giunti al gate1 riusciamo a prendere al volo l'ultimo bus per la stazione nord di città del messico. Che culo!! Grazie ai nostri angeli!
In circa un'ora siamo di nuovo alla stazione delle corriere e con un paio di metro siamo di nuovo alla fermata Hidalgo a poci passi dal nostro hotel. Doccia ed in pochi minuti stiamo ronfando sotto le lenzuola.

Data (Date):09 dicembre 2010
TITOLO (Title):Dal 30 novembre al 05 dicembre passando per Puebla, Cholula, Oaxaca, Monte Alban, Chacahua
TESTO (Post):
30 novembre 2010

Ormai classica colazione da Oxxo!! Poco dopo prendiamo un paio di metro per arrivare alla fermata “Auditorio”. Da qui percorriamo percorriamo a piedi qualche km sul paseo della reforma che costeggia il “Bosque de Chapultepec”, il più grande parco della città con tanti di giardino botanico, zoo, lago navigabile e svariati musei (historia, arte moderna..).
Siamo qui per visitare uno dei musei più belli e famosi della citta: il  “museo national de antrologia” (51 pesos).
Dopo esser passati al guardaroba e al metal detector, arriviamo in una grandissima piazza con  un mega fungo dal quale scendono grandi cascate d'acqua... un gran bel lavoro per le maestre che devono tenere a bada i propri alunni che vorrebbero buttarcisi sotto!!
Il piano sottostante tutt'intorno alla piazza ha dei bellissimi manufatti e ricostruzioni di parti dei templi a dimensione reale delle popolazioni pre-ispaniche. Mentre il primo piano ha sale che riportano gli usi, costumi e tradizioni del “pueblo” messicano delle varie regioni.
Un museo imperdibile con manufatti importantissimi quali la famosa maschera di Giada e la ruota del sole trovata al centro della piramide di Teotihuacan.
Con un bus percorriamo le zone di  Condesa: ora un area trendy con i negozi degli stilisti più famosi e locali “in”,  la Zona Rosa: un sobborgo molto rilassante dove bere e mangiare  qualcosa in uno dei suoi tanti locali, il “Monumento ala indipendencia”: simbolo di città del messico con il suo mega angelo ora placato in oro ed un tempo in oro massiccio prima del suo crollo (per terremoto) e furto. Torniamo infine nello “Zòcalo” (plaza de la costituciòn) dove vediamo, in maniera abusiva, le rovine dell'antico sito maya “Templo Mayor” e vistiamo la “Catedral y sagraro metropolitano”.
Ci concediamo poi qualche buon “Tacos del Pastor”: dei tacos con salsa verde al Chili e carne stile Kebab... veramente buono... mi sa che sarà uno dei nostri pasti preferiti.
Passiamo per la “Plaza de santo domingo” con la sua bella chiesa, una passeggiata fra i mercati entrando nel “Mercado Abelardo”, dove compriamo un  buonissima briochina!
Visitamo infine il “Templo de nuestra senora de loreto”, “Templo de santa teresa nueva” e dallo “Zocalo” prediamo un metro che ci porta al nostro hotel. Ormai è l'ultimo giorno in Mexico city e ci accorgiamo che l'hotel ha un magnifico solarium con jacuzzi al 13° piano con una vista formidabile!! Vabbeh, sarà per la prossima volta.
Nel frattempo riceviamo un messaggio di Pam che ci invita ad andare a cena con lei in un ristorante  “molto messicano” il “villa maria” nel quartire di Polanco. 
Prediamo un paio di metro e verso le 20.15 siamo con Pam. Trascorriamo una gran bella serata assaggiando tacos al pollo, ai gamberetti, con manzo, ecc tutto ben condito con salse piccanti, bevendo grossi calici di margarita e michelada cubana ed ascoltando musica tradizionale suonata dal vivo da alcuni “mariachi” (gruppo di suonatori tipici messicani)!
Grazie Pam per la bellissima idea ed accoglienza!!

01 dicembre 2010

Sveglia  - check out – metro – bus di circa due ore dalla stazione orientale (compagnia AU 160 pesos) verso Puebla (2160 m). Ad Ele viene il cagotto (forse per il ghiaccio dei quell'enorme Margarida della sera prima) – taxi seguro (51 pesos) verso la “posada de los angeles” (200 pesos a notte).

Giretto per la città: Zocalo – cattedrale -  Av. 5 de mayo (con centinaia di negozi) – 4 mini tacos arabes x max, latte caldo x ele – Nanne!

02 dicembre 2010

Sveglia di buona lena alle 8, per le nove siamo in strada e ci spostiamo fino alla via dei collectivos per Cholula (2170 m). Nostra prima tappa è la piramide di Tepanapa sopra la quale gli spagnoli hanno costruito il Santuario de nuestra senora de los Remedios pensando che quella fosse una collina ed ignari che quello fosse già un luogo sacro. La piramide a miglia di tunnel sotterranei che pero', haimè, sono chiusi visto che una parte è collassata! Peccato! Visitiamo dapprima il museo che ha degli ottimi arteffati ed un dettagliato plastico di come era la piramide, oggi solo in parte recuperata con gli scavi. Saliamo poi in cima alla collina per visitare il santuario. 

Visita al Patio de los Altares e tutta la zona archeologica.
Prova delle Chapulines (cavallette – non male solamente un po' piccanti, secche e acidoniole!!AhAh)
Assistiamo anche alla cerimonia dei Voladores - tocotines in lingua totonaca - risale  al periodo preispanico e veniva celebrata dalle popolazioni del Golfo, Huastechi e Totonachi, e dai Maya Quiché del Guatemala.
Il rito, probabilmente legato al culto della fertilità, si è conservato fino a oggi, poiché non venne proibito dai missionari spagnoli che credevano si trattasse di un semplice gioco acrobatico e non di una cerimonia religiosa.
Con la musica tradizionale, al suono di un flauto di canna e di un tamburello, due uomini si arrampicano in cima al palo (alto circa 20 m) dove si trova una minuscola piattaforma girevole.  
Qui, legati ai piedi da una fune, si gettano di spalle nel vuoto, allargando le braccia come ali di uccelli che si librano nell’aria, fluttuando lentamente e silenziosamente verso terra. Una cosa unica da vedere che abbiamo visto per caso uscendo dalla zona archeologica.
Gironzoliamo poi per le coloratissime vie del centro storico dallo sitole molto molto messicano, fino ad arrivare ad una delle più antiche chiese messicane “il templo de san Gabriel”, affacciato sulla piazza principale “Zocalo” e fondato nel 1530 sul sito di una piramide.
Prendiamo un collettivos che ci riporta a Puebla e visitiamo:
Il centro commercial La victoria (una struttura in metallo con tetto in ferro e vetro che ci ricorda molto Covent Garden a Londra... tutto perfettamente addobato per il clima natalizio)
Percorriamo alcune vie del centro storico fotografando le facciate, con magnifiche ceramiche e stucchi, di palazzi dell'era coloniale perfettamente conservati. Degno di nota il Museo Casa del Alfenique con i suoi elaboratissimi stucchi che ci ricordano le case delle fiabe piene di panna montata.
El parian Craft market decorato con migliaia di bandierine....
L'iglesia de la Compania con la sua animatissima piazza.
Museo Ampara con i suoi artifatti pre-ispanici ed una parte ancora arredata con finissimi mobili ed arredi coloniali provenienti da tutto il messico.
Entriamo infine nella Cattedrale, che appare sulle banconote da 500 pesos, con le sue due maestose torri alte 69 metri (le più alte del Messico).
Torniamo poi, stremati, alla nostra posada dove collassiamo dopo una bella doccia calda.

03 dicembre 2010
Sveglia alle 7 e alle 7.30 circa siamo già su un collettivos che ci porterà alla “central de autobuses de Puebla” detta CAPU. Prendiamo il primo bus per Oaxaca (320 pesos – 4,5 ore).
Arrivati in città prendiamo un collettivos (5,5 pesos) che ci porta nei pressi del motel che abbiamo scelto dalla lonely planet (il chapulin hotel e cioè l'hotel delle cavallette visto che ormai le abbiamo pure mangiate!!)
Lasciamo gli zaini e di corsa raggiungiamo il luogo da dove partono i bus per “Monte Alban” (50 pesos A/R)
Montel Alban e l'antica capitale degli “zapotec” (51 pesos), uno dei più impressivi siti in messico, su una piatta collina di circa 400 m sopra la valle. La strategica posizione della città consentiva  una visione fantastica a 360°. 
Il nome “monte alban” significa montagna bianca, la costruzione è avvenuta in cinque ben distinte fasi a partire dal 200 AC (fase 1) fino al 1521 dove dopo il suo completo abbandono è stata riutilizzata solo per seppelire i dignitari degli Mixtecs.
Visitiamo prima la “zona delle tombe” (104, 110, 103, haimè chiuse), la mega piattaforma nordcon fantastiche piramidi, parti delle colonne dei templi, il patio hundido (con un gran altare al centro). Passiamo poi all'enorme “gran plaza” (lunga 300m  e larga 200) nel centro esatto di “monte alban”. Visitiamo vari edifici con bassirilievi di danzatrici e di, si crede, ritratti dei capi giustiziati e “castrati” di altre popolazione, molto ben conservati.
Saliamo poi sulla piramide sud e ritornando osserviamo dei belle colonne con scritture, il campo della Pelota e una stele per la misurazione astronomica e usata anche come bussola.
Ritorno in hotel, doccia e un po' di relax
Passiamo per il mercato e ceniamo nel vivacissimo Zocalo, balli, danze popolari, mercatini e degustazione di più di 10 creme al mescal... erem embriaghi. Sulla strada mangiamo 2 Tacos Tinga de Pollo e Azado (10 pesos l'uno), 2 tacos arabes (5 pesos l'uno), un mega pasta con crema pasticcera (7 pesos) e una fetta di torta catalana (15 pesos).
Passeggiatina ed eccoci qui a pubblicare i primi diari!! NANE

04 dicembre 2010

Oggi sveglia verso le 8 e ci rechiamo subito alla stazione degli autobus (Express Service) per Puerto Escondido e prendiamo due biglietti per le 5 di mattina di domani (150 pesos l'uno).
Nel tragitto passiamo dal “mercado 20 de noviembre” e ci gustiamo un tazzone di “chocolate con Leche” una prelibatezza tipica di Oaxaca che ci viene servita con un pezzo di pane dolce. Assaggiamo anche diversi tipi di cioccolata alla noce, alla cannella, al peperoncino e con zucchero (molto buone).
Ci fermiamo poi alla chiesetta di San Francisco dove restiamo un po' stupiti dalla teca contenente una statua distesa della “Verginita” a dimensioni naturali piena zeppa di lettere dei credenti.
Le città del messico ci ricordano spesso la nostra amata Asia poichè si incontrano carretti pieni zeppi di cibo, pile ci noci di cocco e quant'altro si possa immaginare.
Passiamo poi per lo “zocalo” della città pieno zeppo di gente, palloncini e musicisti ed entriamo nella cattedrale.
Saliamo per la “Garcia Vigil” e veniamo attratti dal suono di una banda che suona musica messicana, in un attimo siamo “imbucati” nell'inaugurazione di una nuova banca dove ci viene offerto dello spumante ed una bella fetta di torta alla crema!! AhAh
Proprio di fronte troviamo una piccola galleria d'arte in un bellissimo palazzo ispanico, veniamo da subito colpiti da una gatto gigante in paglia e quattro coloratissimi teschi che stanno nel cortile del palazzo.
All'interno troviamo opere di diversi artisti messicani importanti fra i quali: Rufino Tamayo e le colorate e sognanti opere di Rodolfo Morales (1925-2001).
Ci rechiamo poi verso “l'iglesia di Santo Domingo” e veniamo attirati all'interno al suono del “Va pensiero” suonato con l'organo e cantato da soavi voci. All'interno assistiamo all'entrata delle damigelle (con lunghi vestiti arancio e gran bouquette di rose) e testimoni di uno sfarzoso matrimonio.
L'interno della chiesa è a dir poco sbalorditivo con fantastiche decorazioni fatte dai migliori artigiani di tutta la regione... ed in Italia ne abbiamo viste di chiese, ma questa è proprio speciale e a suo modo unica.
Decidiamo di fare un giro intorno all'isolato per attendere che gli sposi escano e visto che all'esterno c'è un certo movimento!!
Appena usciti gli sposi vengono accolti dal suono di una banda, e due mega costumi (alti circa 3 metri) di uno sposo e una sposa che ballano attorcigliando, con la rotazione, le braccia intorno all'alto corpo. Fuori ci sono anche delle danzatrici con vestito popolare che tengono sulla testa dell composizioni floreali a forma di arpa e croci, due che servono del mezcal in bicchierini di bamboo e un gelataio che serve ghiaccioli alla frutta.
Un invitato mi invita Max a fare una resta di Mezcal ma dopo mezzo “l'è za embriago”!! AhAh
Il corteo prosegue per le vie della città con danze e musica. Sulla via passiamo per un'altra chiesa dove si sta svolgendo un'altro, più sobrio, matrimonio. Ci rechiamo poi alla Piazza della danza, foto di rito con max “in volo”, e passando per un mercatino pieno di dolci prelibatezze arriviamo alla “basilica de la Soledad” dove tanto per cambiare c'è un matrimonio con tanto di banda all'esterno!
Ripassiamo per il mercato e per il piacere dei nostri occhi troviamo un posto pieno zeppo di bancarelle con freschissima carne che viene cotta per te sul barbeque con tortillas e verdure.
Non possiamo far altro che accettar l'invito e ci mangiamo un mezzo chilo di “asado enchillado” (maiale al chili), “chorizzo” (salcicciotte rosse) e bistecche di “asado” servito con salsa di “Gaucamole” (avocado), cipolle grigliate e un “bevida al sabor de manzana” (succo di mela “gassato” per la gioia del mitico Paolo... ahah, c'è pure qui non ce l'hanno solo i tedeschi!!)
Da una signora nel “mercado Juarez” chiudiamo il nostro banchetto con due ottimi dolcetti: “flan napolitano” (una specie di crema catalana servita a fette) e un “lechezilla” (un budino credo alla vaniglia con polvere di cannella)... ecco arrivare l'abbiocco è ora di fare un riposino, rilassarci, fare una doccia e preparare gli zaini visto che la sveglia è puntata sulle 4.15.

05 dicembre 2010

Ore 4.15 suona la sveglia è come dei fulmini saltiamo giù dai letti, ci laviamo faccia e denti ed eccoci in strada con i nostri zainoni, frontale e coltello in tasca (non si sa mai a quest'ora della notte).
Come dei treni arriviamo alla deserta stazione degli autobus dove attendiamo il nostro autista.
Alle 5.13 partiamo verso “Puerto escondido”. Passiamo per passi e strade tortuosissime semi-sterrate  che mettono in subbuglio i nostri stomaci per tutto il tragitto di ben 8 ore (altro che 6 e mezzo come ci era stato detto). Siamo su un minibus dove dobbiamo inclinare le gambe per poterci stare, qui un americano occuperebbe lo spazio di quattro sedili. Facciamo una tappa di 3 minuti giusto in tempo per bere un caffè e mangiare un brioches: PESSIMA IDEA!! ;o(
Sulla strada è pieno zeppo di camionette che portano altarini con la madonna, ragazzi a piedi ed in bici con zaini e crocefissi sulle spalle, c'è anche chi corre per le pendenti strade con una fiaccola in mano: oggi è il 19° pellegrinaggio per la “Madonna de Guadalupe”
Verso le 13 siamo comunque a Puerto escondido passando dai 1550 mt al mare (ma quanti passi abbiamo valicato? Booo ho perso il conto)
Preleviamo dei soldi con il bancomat ed eccoci di nuovo su un minibus verso “Rio grande” (25 pesos), qui stiamo per salire su una “camionetas” (pickup con due panche nel cassone 15 pesos) quando l'autista del bus precedente ci chiede se abbiamo perso dei soldi, noi scuotiamo la testa... ma Max decide comunque di controllare!! Azz si vede che nel mettere via i soldi nel portafoglio sotto cintura ha mancato la tasca e l'ha chiusa con i soldi fuori!! La staanchezza gioca brutti scherzi (non ci era mai successa una cosa del genere). Max rincorre l'autista dicendolgi che effettivamente ci mancano dei soldi, ci chiede quanti sono per avere conferma che siano nostri, e Max dice 3900 pesos (tutto cio' che avevamo prelevato poco prima)... si contano ed effettivamente sono quelli. CHE CULO!! Diamo 40 pesos alla “santa” signora che li ha trovati, forse un po' poco... ma ormai siamo sulla camionetas verso il porto Zapotalito. 
Qui ci rilassiamo un po' e dei simpatici signori che bevono corona ci intrattengono in simpatiche gesta, uno di questi si rivolge a Max (sapendo cio' che è successo dall'autista della camionetas) e gli dice di bere una “coronita” che la offre San Martino!! EFFETTIVAMENTE!! Ci mangiamo ben 7 chesadille arrotolate, simili ai cannelloni, coperte di salsa piccante e queso simile alla ricotta portate da una ragazza in un grande plato: SQUISITE!! 
Dopo circa 40 minuti di attesa saliamo su una barchetta a motore con un altro unico passeggero: il senor Antonino, che scopriamo poco dopo che sa tutta la bibbia a memoria e ci intrattiene per circa mezz'ora sulla sponda della laguna di Chacahua. Concetti molto interessanti!
Con la barchetta passiamo per la laguna ricca di mangrovie e paradiso per tutti gli amanti e fotografi di uccelli!
Ecco il nostro ultimo mezzo per arrivare a destinazione: un altra camionetas che passando per strade di sabbia fina, distese di cactus e mucche ci porta finalmente allo sperduto, ma adorabile, villaggio di Chacahua.
Qui dopo qualche tentativo troviamo un “cabana” (cappana in assi di legno e tetto in foglie intrecciate di palma da cocco), mosquito net e bagno esterno in comune per 100 pesos a notte.
Ele sistema  un po' la nostra nuova cameretta e Max va in perlustrazione del luogo alla ricerca di una presa sdoppiatore per ventilatore e scaccia zanzare ad ultrasuoni (che abbiamo sempre con noi) e dell'acqua.
Non avendo molto appetito mangiamo dei cracker seduti sulla spiaggia e Max si fuma una sigaretta messicana appena comprata in una delle “aziende”, così chiamano i negozietti!!

Data (Date):19 dicembre 2010
TITOLO (Title):
TESTO (Post):
06 dicembre 2010

Colazione con biscotti, banane e mele
Mare
A pranzo dalla siora:
Bevida al sabor de manzana, cerveza Corona, huevo ala Mexicana e Tomatada con Frijioles e Tortillas.
Relax su un amaca
Accordi per noleggio ed introduzione surf con Dalila

07 dicembre 2010

Ore 8 sveglia e mini colazione!
Ore 9 la simpatica Dalila fa un introduzione sulle correnti e una rispolverata tecnica di surfata per Max
Ore 9.50 siamo in acqua fra super correnti, e forti onde! E' veramente difficile riuscire ad uscire dalle correnti tanto che Max rimane incagliato nel centro per circa mezz'ora: stremato! Ele, nel frattempo, prende il sole e fa la fotoreporter.
Pranzo in un localino/bar nel villaggio da una gentile senora: Bevida al sabor de manzana, cerveza Corona, huevo ala Mexicana e Camarones con Patate, Frijioles e Tortillas.
Surf e relax sull'amaca.
Al tramonto restiamo circa un ora a chiacchierare con Tim (William), un surfista sud africano, che ha deciso di trasferirsi a Chacaua e aprire un scuola ed un noleggio di surf.
Ci racconta di quanto la comunità sia organizzata ed unita e di quanto sia bello vivere in un luogo “semplicemente meraviglioso” come Chacaua.
Qui le abitazioni sono semplice e spartane, capanne e tettoie in legno, spesso per fare la doccia si usa un grande barile ed un brocchetta, non c'è internet e non c'è rete per il cellulare. 
Tutta la zona è protetta e l'unica parte che si è sviluppata è un piccolo villaggio con qualche capanna in legno per i turisti più avventurosi; a dire di Tim quelli che arrivano fin qui sono rilassati e si sanno adattare, non creano problemi e normalmente si innamorano della quiete e cordialità delle persone del villaggio.
Anche i prezzi non sono gonfiati, come in altre mete, e questo è un punto a favore per questo paradiso.
Tutt'intorno c'è una riserva naturale, circondata da una laguna con un suo ricco ed unico ecosistema; con uccelli che migrano dalle zone più a nord del pianeta, tartarughe, coccodrilli non pericolosi per l'uomo ed altre specie.
Qui si pesca alla grande anche dalla spiaggia mediante l'uso di particolari reti e lanci, dalle piccole sardine ai barracuda! 
Torniamo alla  nostra Cabana e mangiamo un po' di frutta, verso le 20.30 Max si incontra nuovamente con Tim che gli mostra fenomenali filmati delle evoluzioni con il surf del figlio Sebastian (10 anni) ed i suoi amici.
Un vero e proprio fenomeno, forse, a detta di Tim, uno dei migliori al mondo per la sua età visto che ai tornei che ha partecipato ha quasi sempre vinto (andate a vedere il suo canale youtube se volete rimanere sbarloditi:http://www.youtube.com/user/sebastiansurfer )
Facciamo due ore di chiacchiere passando dal surf alle dolomiti... un bella serata!
Nanne!

08 dicembre 2010
Ore 7 svegliati, lavati e vestiti ci troviamo ad aspettare la camionetta per il rientro a Puerto Escondido dop una breve tappa al negozietto dove prendiamo dell'acqua.
La senorita del market e pure un passante ci avvertono che la camioneta non passerà prima delle 9. 
Con gli zaini in spalla torniamo alla spiaggia e veniamo diretti verso il centro del paese.
A quanto pare c'è un mezzo che passerà nel villaggio davanti alla tortilleria verso le 8 (camionetas mezz'ora circa, lancha tot. 40 pesos a testa).
Con sorpresa scopriamo che anche Tim, Dalila, Sebastian e Jacobo stanno andando a Puerto.
Arrivati a Zapotalito ci viene proposto di dividere il carburante e saliamo sul pickup di Tim attrezzato da viaggio (100 pesos totale).
Dopo aver risolto un problema di perdita di acqua dal radiatore da un meccanico a Rio grande Tim ci faun mini tour di Puerto Escondido mostrandoci la bellissima e poco conosciuta Playa Manzanillo e portandoci poi alla  Playa Zicatela.
Qui ci dirigiamo all'Hotel Papaya Surf in Calle del Morro (250 pesoso a notte) gestito da Giuliano e Roberta, una coppia di Modena in Messico oramai da 18 anni.
Si dimostrano da subito molto disponibili e gentilissimi tanto che ci danno anche uno strappo dalla zona di Zicatela, dove alloggiamo, al centro.
Acquistiamo i biglietti per il bus notturno per san Critobal de las casas (466 pesos) per il 10 dicembre con partenza alle 18.30 da OCC station. Facciamo due passi per le vie di negozietti del centro, mangiamo: Enchillada Vierde (60 pesos) e Tomatada (40 pesos) con Frijoles e Tortillas, dos Bevidas al sabor de manzana. (115 pesos in due).
Facciamo due passi nella playa de la “Bahia Principal”, piena di pescatori, che cuociono bistecconi di Marlin fatto al momento sulla griglia.
Prendiamo un collettivo ed andiamo a rilassarci sulla playa de Zicatela.
Relax e nanne.

09 dicembre 2010
Sveglia verso le 9, colazione, telefoniamo alle mamme, ma Silvana non risponde e così con un sms la avvertiamo che la richiameremo domani. In compenso facciamo una lunga chiacchierata con Flavia e Valerio.
Collettivo per Bivio San Antonio, direzione Potchula (25 pesos a testa – 1 ora circa)
Camioneta per Mazunte (5 pesos a testa)
Arrivati a Mazunte visitiamo il “centro mexicano de la Tortuga” (25 pesos) con bellissimi acquari con enormi tartarughe “marine” e diverse specie “terrestri”nella parte esterna del centro. Imperdibile!
Comida Corrida (menu del giorno 45 pesos) in paese: Soupa, Milanesa de Res e Milanesa de Pollo con Frijoles e Aqua de fruta de Pina
Dalla caraibica Playa Mazunte prendiamo la via degli scogli verso la Playa Agostinillo ma ci rendiamo ben presto conto che non cè modo di arrivarci se non a nuoto, così tramite un pendente sentiero troviamo una via alternativa.
La  Playa Agostinillo ci rapisce da subito il cuore, è uno spettacolo, grazie a Giuliano per avercela consigliata!!
Relax e bagno
Ritorno, tappa al supermercato: acqua e succo di mela, camioneta e collettivo, passeggiata sulla via di Playa Zicatela e nanna!

10 dicembre 2010
Sveglia ore 9.30, telefoniamo a mamma Silvana che ci racconta le avventure roveretane fra la neve!
Max affitta una  tavola da Surf (50 pesos) da Giuliano.
Spiaggia, relax e Surf! Figata!!
Pranzo da Oxxo con due Burritos (queso e Jamon ! uno con Fijoles)
Il pomeriggio: Surf, spiaggia e piscina del nostro Hotel.
Facciamo i bagagli, salutiamo l'amico Giuliano e prendiamo una “Comida corrida” in paese: Soup de Pescado e Milanesa de Pollo con Frijoles e Aqua de fruta de Pina.
Salto da Super Che (mega supermercato) per comprare le mitiche pastine con crema pasticciera e pesca sciroppata.
Alle 18 e 30 prendiamo il Bus ADO verso San Cristobal de las casas (466 pesos a testa – primera 14 ore circa) 
Un incidente notturno ci lascia fermi circa 2 ore in cima ad un passo.

11 dicembre 2010
Arriviamo verso le 9.30 San Cristobal de las casas e conosciamo Michele e Lisa, due simpatici 
ragazzi di Lucca in luna di miele.
Con un collettivo  arriviamo tutti e 4 alla Posada Ganesha in “calle 28 de agosto”, molto colorata, piena di batik e quadri indiani, belle stanze, saletta con colazione inclusa, internet wifi, corsi di joga a 50 pesos a lezione (250 pesos a notte).
Facciamo un primo giro perlustrativo con i nostri nuovi amici per la città. 
Dopo esser passati per la grandissima piazza della cattedrale e aver cambiato degli euro, percorriamo l'addobbatissimo “real de Guadalupe”, fra mercatini, bancarelle, bandierine, giostre e coriandoli per dirigerci all'Iglesia de Guadalupe. Qui arrivamo gruppi con fiaccole, maglie e bandiere con raffigurata la vergine provenienti da tutta la regione per festeggiare la ricorrenza del 12 dicembre “festa de le virgen de Guadalupe”. 
La chiesa è piena di credenti, incensi e fiori, c'è chi urla inni per la vergine e di fuori diversi suonatori creano un ambiente di festa unico e molto messicano.
Ci spostiamo a nord nel Mercado Municipal ricco di composizioni di fiori, polli, carne, abbigliamento, frutta e pesce..... qui assaggiamo dei Tacos Mixto e del Pastor, Enpanadillas con Jamon, Queso e Carne e beviamo alcune bevidas il tutto per circa 32 pesos a coppia.
Giriamo un po' per il mercato ed alcuni mercatini sulla strada e decidiamo di fare un salto nella nostra Posada dove decidiamo di proseguire parte del viaggio insieme e pianifichiamo un po' che cosa vedere.
Andiamo poi alla piazza della cattedrale dove all'interno si sta svolgendo un matrimonio.
Mangiamo una “Comida Corrida” (menu' del giorno) in un locale in centro (49 pesos a testa) Soup de Chayote (cremosa e con zucchine), Milanesa de Res, Frijoles , tacos e tortillas) + 4 mojiti e un “Blu Rum” (Curachao, Succo d'ananas, Rum e crema di cocco).
Facciamo due passi per digerire de eccoci in un locale di Karaoke del quale abbiamo ricevuto un biglietto sulla strada. Prendiamo ben dies (10) cervezes negre de Barril per 75 pesos, wow!! Ele prende un “amaretto di conti” il tutto con delle noccioline piccanti! Cantiamo poi “La Flaca” e “With or without you” con gli applausi dei tanti ragazzi messicani del bar... Al microfono si annuncia che è il compleanno di Ele e le viene portato una “Cucaracha” un bicchierino di liquore al caffè che viene incendiato prima di trangugiarlo in un sorso! Ele fa pure il bis!! Contenti e un po' allegri torniamo tutti e quattro alla nostra posada.

12 dicembre 2010 (DA QUI SI VIAGGIA IN 4: CON MICHELE E LISA!!)
Ci svegliamo verso le 8.30, facciamo colazione e qualche chiacchiera con Michele e Lisa e ci avviamo tutti e quattro verso il luogo da dove partono i collettivos per San Juan Chamula.
In circa mezz'ora siamo su una coloratissima via piena di persone in costume tribale, oggi è domenica e nella piazza principale si svolge un grande mercato di tutte i villaggi che vengono dalle colline circostanti. Le pratiche religiose di questo luogo sono uniche!
Oltre a questo viene festeggiato anche la sagra di San Sebastian. Le foto alle cerimonie e danze sono del tutto vietate tanto che sia io che Michele veniamo circondati da una ventina di persone vestite con pelliccia bianca e bastone nero che ci fanno cancellare alcune foto.
Tutt'intorno alla piazza di fronte alla chiesa un grande gruppo di persone in pelliccia nera, cappello e stringhe colorate (Tzozil), girano in cerchio nella piazza acclamati dai credenti con bandieroni ricamati raffiguranti dei santi, altri suonano strumenti ed alcuni asciugano la fronte degli “Sbandieratori”,
Si sparano centinaia di petardi e nella circolare pagoda della piazza ci sono altre persone vestite con un costume differente ed una lunga spada. 
Entriamo anche nella chiesa, dopo aver pagato 20 pesos, dentro ci sono diverse teche in vetro con statue di alcuni santi, dappertutto si bruciano incensi e resine, si accendono candele e si suonano strumenti tradizionali costruiti a mano per venerare i diversi santi. Tutti sono vestiti con costumi Tzozil, le donne con coloratissimi vestiti ricamati e gonna in pelliccia nera, e gli uomini solitamente con sombrero e pelliccia bianca.
La fuliggine scende dal soffitto e ci riempie faccia e vestiti di macchie nere.
Le bandiere vengono infine riportate all'interno della chiesa e riposte in bauletti di legno, anche la croce in cima al bastone che sostiene lo stendardo viene svitata e vestita con un mini vestito tradizione in pelliccia nera, cintura e stringhe colorate.
Usciti compriamo della frutta e ci rechiamo al particolarissimo cimitero intorno ad una antica chiesa.
Qui i defunti vengono seppelliti con della terra senza scavare alcuna buca visto che si vede chiaramente il cumulo. Le tombe con croce nera sono per i morti anziani, quelle bianche per i giovani e quelle blu per gli altri.
Dietro ad ogni croce ci sono dei rami di pino usati per scacciare gli spiriti maligni.
Diamo un po' della nostra frutta ad alcuni bambini e con un collettivo torniamo a San Cristobal de las casas.
Arrivati in città ci incamminiamo verso nord fino al “Museo della medicina Maya” (20 pesos), un interessantissima esibizione sulla medicina tradizionale indigena (Tzeltales e Tzotziles). Di  curatori ce ne sono ben 825 che lavorano per l'OMIECH, l'organizzazione dei medici indigeni dello stato del chiapas.
I cinque tipi di curatori indigeni sono: l'lol “ascoltatore di polso”, K'oponej witz “Colui che prega sulle montagne”, Jve' t'ome “l'ostetrica”, Tzacì bak “Curatore delle ossa” e Ac' vomol “l'erborista”.
Ci vengono illustrati anche gli elementi terapeutici dei dottori indigeni: Candele, croci, preghiere, incenso, fiori, posh e soda; gli animali e minerali utilizzati a scopo terapeutico ed il loro uso a seconda della malattia che si vuole curare.
Alla fine ci viene mostrato un documentario-filmato su come si svolge la gravidanza con la medicina tradizionale e all'esterno giriamo in un parco botanico dove, alcuni cartelli, ci spiegano come utilizzare le piante per scopi curativi e di protezione.
Tramite vicoletti secondari raggiungiamo nuovamente il “real de Guadalupe”, ancora più affollato e colorato di ieri. Mangiamo alcuni tacos, empanadas, patatine, tacos dorado, platano fritto, un dolcetto alla crema e cioccolato e torniamo alla nostra Posada indiana dopo aver prelevato alcuni soldini alla banca.

13 dicembre 2010
Alle 8 siamo fuori dal letto e facciamo colazione nella saletta della posada con caffe, pane, burro, marmellata, latte e corn flakes.
Ci spostiamo sulla Belisario Dominguez e prendiamo un collettivo verso sud fino alla Pan American Hwy (5 pesos), da li prendiamo un combis che farà metà della strada che ci separa da Occosingo (25 pesos) ed il resto tramite una camionetta aperta (20 pesos).
Arrivati in paese (900 m slm) percorriamo l'Avenida central Poniente e troviamo subito l'hotel Toninà dove lasciamo gli zaini (200 pesos, camera con tv, bagno, doccia calda e letto matrimoniale).
Proseguiamo fino alla piazza della iglesia dove chiediamo alcune informazioni in un ufficio e ci stampano una mappa del tutto inutile ed incomprensibile.
Poco dopo siamo nell'animato mercato della città parte della quale si svolge in un piazzale sotto ad una tettoia dove i contadini vendono direttamente i propri prodotti stesi su stuoie e stracci.
Qui ci sediamo in un piccolo ristorantino all'aperto dove una simpatica signora ci prepara 24 ottimi tacos (del Pastor, Molida (macinato), Pollo e Bistek).
Visto che non sono ancora le 1 decidiamo di prendere la prima camionetta verso le rovine di Toninà.
In circa mezz'ora dopo un paio di deviazioni per accompagnare un paio di anziani signori siamo all'entrata del sito. Qui paghiamo 41 pesos e scopriamo, che essendo lunedì, il museso è chiuso: ma non è assurdo che si apra il sito e non il museo?? Booo
Il sito sorge a 14 km da Ocosingo ed è uno dei più spettacolari complessi maya affacciato su una splendida valle pastorale.
Questo è l'impero che mise in ginocchio Palenque tanto che nel 711 DC l'imperatore di Palenque K'an Joy Chitan II venne catturato e decapitato sull'altare sacrificale ai piedi del grande complesso (ancora visibile vicino ad un ben conservato campo di pelota).
Dopo una foto sull'altare e al vicino templo de la Guerra Cosmica saliamo verso le piattaforme a nord della Gran Plaza entrando dapprima nel labirinto rituale (fra la prima e la seconda piattaforma).
Poco sopra verso est sorge il palacio de Las Grecas Y de la Guerra dove ci sono parti della greca a zig zag che decorava il palazzo e facilmente rappresentava Quetzalcoatl.
Li vicino tramite intricate scalette in bui cunicoli si raggiunge quello che era il centro amministrativo della città dove osserviamo pregevoli stucchi e alcune decorazioni all'interno di una stanza.
Ma la cosa più sbalorditiva è senz'altro “il murale delle quattro ere” creato fra il 790 e il 840 DC con parti ben conservate e con 4 soli che rappresentano le ere, alcune teste decapitate con dei petali tutt'intorno a rappresentare il sangue, lo scheletro danzante che tiene una testa mozzata ed il signore degli inferi rappresentato da un enorme roditore.
Gli abitanti di Toninà credevano di essere nel quarto sole (era) e cioè quello dell'inverno, specchi, direzione del nord e della fine della specie umana.
Arriviamo alla settima piattaforma dove pero' la “trumba de treinta metros” è chiusa.
Sopra a questo livello sorge la zona dell'acropoli, dove rimaniamo impressionati dal “Templo del Monstruo de la tierra” una strano altare con due teschi e serpenti che escono dalla loro faccia, il volto del mostro della terra sulla parte superiore e un foro con una grande palla di roccia nera che rappresenta la terra (713 DC).
Saliamo infine del templio più alto tramite dei ripidissimi scalini il “templo del Espejo Humeante” (templio degli specchi fumanti).
Le piattaforme del tempio hanno un architettura molto inusuale, asimmetrica e ricca di elementi molto particolari quali: stucchi, tombe, piramidi, edifici e altari del tutto differente da quello che abbiamo visto fino ad ora.
Torniamo verso i nostri passi e notiamo il “Templo del Monstruo de l'agua” che pero' non è così ben conservato come quella della terra e al centro dello stesso spurgava un fonte d'acqua che, secondo il popolo di Toninà, aveva poteri purificanti.
Tornati al museo proviamo a chiedere se è possibile visitarlo all'indomani con lo stesso biglietto ma ci viene negato. Così aspettiamo per quasi un'ora l'arrivo di una camionetta che non arriva e così con un paio di simpatici messicani ci incamminiamo fino al primo bivio dove sembra che passino più mezzi.
Dopo un'altra mezz'oretta saliamo finalmente su un combis che ci porta in paese (10 pesos).
In paese veniamo attratti da un grande spiedo, stile kebab, e così ci prendiamo 16 tacos del pastor e con longaniza!! Buonissimi!
Sigarettina, qualche partita a scala 40 e a tokio e nanna.

14 dicembre 2010
Combis per Palenque (circa 3 ore – 50 pesos)
Posada Canada (150 pesos a notte per tre notti con tv, bagno e doccia calda, letto matrimoniale e letto singolo).
Prendiamo 8 tacos al queso e 8 al Pollo da una signora sulla strada e poi decidiamo di non andare al sito nel pomeriggio ma dedicarci l'intera giornata del 17 partendo poi la notte per Campeche.
Prendiamo così i biglietti all'estacion de l'autobuses ADO (266 pesos partenza alle 23 arrivo alle 5.10).
Caffè, girettino e visita ai negozi da 3, 5 e 10 pesos.
Facendo alcuni conti capiamo che è più economico e più semplice visitare i siti di Bonampak e Yaxchilan con un tour organizzato che dopo varie contrattazioni portiamo a 500 pesos a testa (2 pasti, minibus dall'albergo, lancha sul fiume, entrata dei due siti...), altre agenzie ci sparavano 650 pesos per lo stesso giro: in quattro il nostro potere di contrattazione è aumentato di molto!!
Torniamo in hotel per una doccia e ci facciamo qualche stuzzichino in città, dove conosciamo uno strano tipo che parla italiano e viene a bere con noi illustrandoci dopo poco quanto sia bravo a trovare i funghetti allucenogeni.... un po' in imbarazzo e visti i suoi scatti improvvisi gli offriamo una jarra di birra e poco dopo ci divincoliamo dicendo che al mattino dovremmo partire per il Guatemala!!!
Lisa prende un passo che sembra quello di un maratoneta e mezzi sudati la rincorriamo fino alla posada.
Relax in camera 

15 dicembre 2010
Sveglia ore 5.30, alle 6 un pulmino da 12 è davanti al nostro hotel ed dopo circa un'ora eccoci tutti e quattro ad ingozzarci con hueva Y jamon, a la mexicana, dulces ecc... ottima colazione... siamo pronti per un'altra piccola pennichella in pulmann!!
La strada ci fa vedere il risveglio dei piccoli e semplici i villaggi circondati dalla foresta, dove qualche bambino con la cartella sta comprando qualche dolcetto al negozietto vicino, alcune donne lavano i panni nel fiume, uomini tagliano la legna e galline, cani, tacchini e mucche gironzolano per i campi.
Dopo circa un'ora  e mezza eccoci al arrivati al fiume “Rio Usumacinta” che fa da confine naturale fra il Guatemala e il Messico.
Da qui montiano su una lancia, una barca molto stretta e lunga comandata da un motore nella parte retrostante.
In un'ora siamo pronti ad avventurarci nella Giungla. Decidiamo dapprima di visitare la Pequena Acropolis un gruppo di rovine su una piccola collina, con bellissimi bassorilievi sotto la trave della porta. Tutt'intorno su altissimi alberi vediamo delle scimmie urlatrici chiamate “Saraguates”, tutte nere, molto pelose che saltano da un ramo all'altro e penzolano dalla coda. A sentirle rimaniamo scioccati da quanto casino fanno... sembrano animali molto più grandi!!
Ci spostiamo poi nell'edificio 19  dove c'è “el laberinto” pieno di piccoli pipistrelli e con una scaletta interna arriviamo alla gran plaza. Da qui si apre un vasto spazio circondato dagli edifici più importanti del sito, vari steli con bassorilievi ed enormi alberi che ci fanno sentire ancor di più nella giungla. Un posto mozzafiato!
Dopo due ore eccoci di nuovo affamati sulla nostra lancha che ci porterà a terra e con 5 minuti di bus saremo al nostro ristorante!
Prendiamo della “carne asada” (alla brace), una zuppa, delle tortillas, papas (patate), una banana, una bevida Jamaica e un caffè!! Direi che si è mangiato piuttosto bene...
Montiamo di nuovo sul nostro furgoncino ed in un'altra ora circa siamo all'entrata delle rovine di Bonampak (che significa muri dipinti in jucatec Maya) che si estende su una superficie di 2.4 kmq ma gli edifici più ben conservati si trovano in un piccola piazza.
Scoperto nel tardo 1946, ci sono racconti molto strani sulla scoperta, è particolarmente famoso per il “templo de las Pinturas” dove all'interno di tre stanze si trovano fra le più belle rapprentazioni murali di rituali, costumi e simboli Jucatec Maya.
In cima alle scalinate di sono dei ben conservati templi bianchi, ci sono inoltre enormi e strepitosi stele sparse su tutto il sito.
Cena e relax in camera.

16 dicembre 2010
Oggi è arrivata la giornata dedicata al relax e come deciso dormiamo un po' di più.
Dopo una colazione in paese con yoghurt e brioscine dolci verso le 11 prendiamo un collettivo (25 pesos a testa) verso Agua Azul.
Sul collettivo conosciam0 il simpatico Michele che ci racconta le sue disavventure con la British Airways che gli ha perso i bagagli (ancora non trovati) e ci da qualche ottimo consiglio di viaggio... visto che sta percorrendo il nostro itinerario nell'altra direzione partendo da Cancun.
In circa un'ora e mezza eccoci al bivio per il parco, prendiamo un taxi in 5 (6 con l'autista) che contrattiamo per la modica cifra di 50 pesos. Paghiamo la tassa di 15 pesos agli zapatisti e di 25 al governo come tassa per il parco... azz questo non ce lo aspettavamo! Vabbeh
La visione delle cascate è celestiale... non siamo dei veri amanti delle cascate ma queste sono un paradiso per fare il bagno con pozze su diversi livelli e spumose e ripide discese d'acqua con le direzioni più improbabili.
Facciamo il bagno in compagnia anche di una simpatica ed anziana signora che ci schizza con dell'acqua incitandoci ad entrare... non so se avete presente quanto ci mette Max ad entrare in acqua quando non è del tutto “Caliente”!!!
Relax, sole e lettura. Michele mi ha dato un libro che sembra stuzzicare le mie corde essendo un po' pulp stile tarantiniano “Capitani Oltraggiosi” di Joe R. Landsdale.
Salutiano Michele e gli auguriamo un buon viaggio e dopo un quarto d'ora di camionetas ed un combi di circa un'ora e mezza siamo di nuovo nella nostra bella cameretta.
Ele è un po' cotta e decide di stare in camera, io, Michele e Lisa troviamo un  bel ristorantino dove servono delle ottime Comide corride a soli 45 pesos (zuppa di Pollo, Barabacoa de res, fijoles, riso, tortillas e bevida al sabor de naraja e melon).
Prendiamo qualche birra in un ingrosso dopo aver fatto sclerare tutti spiegandogli in spagnolo, italiano e fiamazo di addebitarci le bottiglie che poi le avremmo riportate il giorno successivo... che ridere!!!
Qualche bella chiacchierata e nanne, domani si va a visitare le rovine di Palenque.

17 dicembre 2010
Dopo una tosta colazione “dejauno” con hueva alla messicana, agua de fruta e cafè siamo pronti a prendere un collettivo per le rovine di Palenque.
Le rovine attualmente visitabili sono solo il 5% di ciò che in realtà è tutt'ora ricoperto dalla fitta giungla.
Anche qui la giungla è piena di scimmie urlatrici, tucani e Ocelots.
Visitiamo nell'ordine: il templio de la Calavera con il suo strano stucco di un teschio di coniglio o cervo, il templio XIII che contiene la tomba di una nobildonna con un sarcofago con interno completamente rosso, il Templo de las Incripciones (haimè chiuso), lo splendido grupo de las cruces con a nostro avviso la più bella piramide del sito: il templo de la cruz, il grupo C, grupo de los murcielagos con bellissimi percorsi nella giungla e cascate, grupo 2 e 1, il gruppo norte con il suo ripido templo del Conde e  il campo de la pelota e l'enorme edificio “el palacio” con appuntite sale, stucchi e la strana torre.
Visitiamo infine il Museo del sito dove restiamo scioccati dall'enorme sarcofago tutto inciso ritrovato all'interno del tempio di Palak?  
Ritorno, giretto per la città, aperitivo con birre, nachos, noccioline e patatine.
Partitina a Macchiavelli, Burraco  e Tokio!!
Comida corrida nel nostro ormai consueto ristorante...
Torniamo alla nostra posada dove ci cambiamo e con gli zaini in spalla ci incamminiamo verso la stazioneADO della città.
Ore 23 eccoci in pullman verso la coloniale città di Campeche, tra l'altro proclamata patrimonio dell'unesco nel 1999.
Alle 4.15 l'autista ci avverte che siamo arrivati... azzz con un'ora di anticipo.
Prendiamo un caffettone e leggiamo un po' di guida per vedere dove dormire mentre attendiamo le 6.15 per l'alba. Non ci sembra il caso di addentrarci in una città sconosciuta in piena notte.

Data (Date):31 dicembre 2010
TITOLO (Title):18-22 dicembre - Mexico Life
TESTO (Post):
18 dicembre 2010 -San Josè de Campeche
Prendiamo un autobus cittadino che ci porta fino al mercato a pochi passi dalla “puerta de la tierra” a sud della città che è pero' chiusa. Aggiriamo la cinta muraria ancora rimasta ed eccoci a risalire per il calle 57. Siamo i soli per la la strada eccetto qualche netturbino e l'ambiente ci rilassa molto passando per queste strade di pietra con coloratissime case coloniche.
Dopo svariati tentativi di trovare una accomodazione (o erano piene o chiedevano prezzi spropositati) riusciamo ad avere una stanza da quattro con due letti matrimoniali, bagno, agua caliente, tv e vista sulla Plaza Principal e vista verso la cattedrale per 355 pesos... non  male!
Sono circa le 7.30 e visto che tutto è ancora chiuso decidiamo di concederci un paio di ore di sonno.
Palacio del gobierno (un edificio molto kitsch che pero' di notte è super colorato con luci natalizie) e uno strano edificio (museo de la ciudad?) a forma di astronave che assume diverse colorazioni durante la notte.
Passiamo alla “Secretaria de turismo” per raccogliere alcune informazioni su che cosa vedere ma giovani ragazzi dello stabile sembrano ancora meno informati da noi... vabbè usciamo con alcune cartine e qualche depliant.
Passiamo davanti alla “Baluarte de San Carlos” il baluardo Nord Ovest delle mura della città, costruito a seguito di un incursione da parte dei pirati nel 1663, con tanto di cannoni che puntano verso l'esterno ed una fontana verde ed azzurra molto Kitsch.
Arrivati al “Instituto Campechano”, ora adibito a università, e adiacente all ex templo de san Josè, una vera meraviglia architettonica con faro completo di banderuola. 
Qui, ancora no capiamo come, perdiamo di vista Lisa e Michele... facilmente ci siamo rincorsi più volte intorno al “quadro” che ospita l'istituto universitario.
All'interno della chiesa sconsacrata vediamo un'ottima esposizione di dinosauri con tanto di ricostruzione dell'ambiente preistorico, uova e dinosauri robot che si muovono e battono gli occhi (10 pesos). Passiamo per la  “Iglesia de San Roque” e nel “Archivio estatal” con lo stesso bracciale usato per i dinosauri vediamo un esposizione di fossili marini con tanto di scheletro di una muestro marino enorme rinvenuto in diverse epoche ed infine completo.
Torniamo al nostra Hotel nella “plaza principal” per vedere se sono tornati Michele e Lisa e prendere la guida. Haimè non sono qui!
Nella piazza osserviamo dall'esterno, sul lato occidentale, le bellissime stanze del “Centro cultural (casa numero 6)” che espongono arredi e suppellettili dell'alta società del tempo.
Sul lato nord della piazza c'è la “Biblioteca campechana”, su quello orientale la “Catedral” e a sud il “Portale revolucion” dove ci sono dei portici con negozi trendi.
Sul calle 10 troviamo il negozio che piace molto a max con stranissime magliette e non resiste nel comprare 4 nuove t-shirt una di Bowie, una con chitarre metal, una con Graucho Marx e la più bella di tutte quella verde dell'incredibile Hulk!! AhAh
Visitiamo la Iglesia di Jesus di un colore giallo intenso, che avevamo notato questa mattina all'alba, all'interno c'è la stauta di uno strano santo con la pelle scura e un teschio in mano: san benito di Palermo... e chi l'ha mai sentito?
Passiamo poi davanti al porticato con colonne del Teatro Francisco de Paola Toro che però è chiuso ed infine ci rechiamo a sud est delle mure dove vediamo la Inglesia de San Jaun e la vicina “Baluarte de San Pedro”.
Il Mercado principal e ricco di vestiti, oggetti natalizi, carne (con odore di putrefazione), fiori, frutta, verdura e dolcetti. Mangiamo due manghi, banane e dolcetto simile alla torta di rose.
Saliamo per l'avenida Gobernadores fino alla stazione principale dei bus di seconda classe e qui ci informiamo per gli orari e corti verso Uxmal per l'indomani.
Prendiamo un bus cittadino, passiamo per la baluarte de San Pedro e quella di Santiago ed infine scendiamo sull'avenida 16 de septiembre entrando per la “puerta del Mar”
Tornati al nostro hotel ritroviamo finalmente i nostri amici Lisa e Michele e ci raccontiamo come abbiamo trascorso la giornata cercando anche di capire come ci siamo potuti perdere di vista!!
Facciamo una doccetta ed usciamo sulla piazza visto che oggi c'è festa e ci sono delle ragazzine che ballano a ritmo di jingle natalizi. Ele prova un paio di vestitini in un negozietto sotto i portici della piazza... molto belli e bella soprattutto la modella ;o) 
Nella cattedrale si sta sposando qualcuno di importante tanto che all'esterno ci saranno almeno 50 camerieri e bodyguard, la televisione ed una folla di curiosi che scatta foto! 
Noi usciamo dalle mura della città passando per la porta est della città e chiediamo ad una signora dove si puo' mangiare bene ad un prezzo economico. Il suo consiglio si rivela pero' una fregatura, il locale era piuttosto caro e nella piazza si mangiavano piatti molto più grandi alla metà del prezzo.
Ci consoliamo con un mega fetta di torta al cioccolato per Ele ed una “sberla” di Flan napolitano per Max e Michele, ormai non ne possono più fare a meno, ne sono dipendenti.
Sulla strada un gruppo di 5 percussionisti improvvisano spettacolari e trascinanti ritmi tribali.
Proprio una bella serata... ora a nanna domani ci aspetta una giornata frenetica!!

19 dicembre 2010
Sveglia puntata sulle 7.20 sia sul cellulare di Lisa che sul “Casio” (50 pesos a san cristobal... a “li mortacci sua!”) di Michele.
Cerchiamo di prelevare dei soldi nella piazza principale e dopo svariati tentativi riusciamo nell'impresa. Zaini in spalla e ci si porta sullo stradone dove prendiamo “al volo” un bus per la stazione degli autobus di senconda classe.
Qui acquistiamo i biglietti per Uxaml (85 pesos) e proprio di fronte gustiamo degli ottimi Trancas de Cierdo, yoghurt con cereali per Ele e 3 caffettoni.
Ore 9.15 si parte... dopo circa 3 ore e 20 siamo arrivati alla nostra meta. 
Lasciato il nostro autobus a poche centinaia di metri dall'entrata del sito cerchiamo di contrattare il prezzo o di farci fare uno sconto: entrata al sito 51 + 115 per i beni culturali... MA SONO MATTI?
Beh, riusciamo comunque, perlomeno, ad abbandonare gli zaini al deposito e stavolta gratis.
Ci sarebbe un modo per descrivere le ruine di Uxmal con sole 3 lettere: WOW!
Beh, ne abbiamo visti diversi di siti da quando siamo partiti da città del Messico ma questo è sbalorditivo, a partire dall'enorme piramide (casa de aldivino – 39 metri di altezza) che sembra un forte inesupuniabile ed ha i lati curvi su pianta ovale ed un portalecon una gigantesca maschera di Chac (dio della pioggia) e scala d'ingresso con bellissime decorazioni in stile Chenes.
Girando intorno alla piramide si arriva al “Cuadrangulo de las Monjas” e qui inizia un'altro spettacolo.
Una grande piazza circondata da edifici con colonne, muri e portali (ben 74 sale) con pietre rosso molto particolari e decorazioni sulla parte alta di tutto il perimetro raffiguranti il volto di Chac ed elementi che rivelano l'influenza degli stili toltechi fra i quali il serpente piumato, i “na” stilizzati (capanne maya dal tetto di paglia).
Uscendo dal quadrilatero eccoci arrivare al campo del “Juego de Pelota” dove finalmente vediamo il famoso cerchio inciso appeso al lato del muro di gioco.
Difronte a noi la Gran Piramedie (templo mayor) e sul lato sinistro il Palacio del Gobernador, lungo quasi 100 m definito la massima espressione dello stile puuc ad Uxmal. Il templio è completamente decorato nella parte superiore con volti stilizzati di Chac e motivi geometrici, spesso simili a reticoli, i cornicioni decorati e file di colonnine rotonde dei portali.
Saliamo sulla gran piramide alta ben 32 m e restaurata solo sul lato settentrionale e da qui godiamo di una vista fantastica... che figata! Ci sembra di essere in un'altro mondo e godiamo a pieno della pace che regna nella Valle Santa Elena.
Tutt'intorno alle ruine gironzolano enormi lucertoloni che sembrano più quelli di “Komodo” che “iguana” e stormi di uccelli colorati con un bellissimo petto arancione ed ali verdi.
Scendiamo la ripida scalinata, facciamo un salto nella piazza detta el “palomar”una struttura a cresta che ricorda le colombaie moresche costruite in spagna e Africa settentrionale.
Giriamo intorno al “palacio del gobernador” per vedere anche l'entrata principale con elementi decorativi perfettamente conservati. Un saltino nella piccola ma simpatica “casa de las Tortugas” che prende il nome per le sue tartarughe scolpite sul cornicione associate dai Maya con il dio della pioggia “Chac”. Quando le tartarughe pativano per la siccità sia loro che la popolazione Maya pregava il dio Chac.
Il sito archeologico di Uxmal è sicuramente uno dei più armoniosi e tranquilli, con splendidi edifici ben conservati in pietra calcarea rosata che rende l'ambiente ancora più rilassante e fotografico.
Usciti dal sito, recuperiamo gli zaini e ci portiamo verso la fermata dell'autobus dove dopo circa mezz'ora montiamo su un collettivo (45 pesos – 2 ore).
Arriviamo a Merida in una bellissima piazzatta con una gialla chiesa piena zeppa di uccelli che a stormi formano sciami che sembrano nuvole su tutta la piazza. A piedi raggiungiamo l'hotel e ristorante san Josè dove troviamo due belle camerette con bagno privato (180 pesos a notte).
Lasciamo i bagagli e ci rechiamo nella plaza grande che questa sera è animatissima, con un palco da concerti e decine di bancarelle di cibo tutt'intorno all'affolatissimo parco centrale.
Mangiamo un paio di trancas de res e burritos provando la fatidica e piccantissima salsa rossa di peperoncini Abanero.... CI PIZZICANO ANCORA LE LABBRA!!
Un buon flan napolitano in una pasticceria sul calle 61, caffettino a Oxo, e con alcune birre ci spostiamo in camera dove cerchiamo un posto dove dormire a Tulum e dopo vari tentativi riusciamo a prenotare una stanza.
Salutiamo Lisa e Michele e verso le 1.30 siamo sotto le coperte.
nb. da notare che Max ha trovato un panettoncino per natale... domani lo si compra!! wow

20 dicembre 2010 Merida
Colazione con Huevos al Jamon, Jugo di arancia y cafè con leche nel ristorante sotto l'hotel.
Riportato il vuoto a rendere della birra della sera prima (una Superior da litro per Max e Michele ed una bottiglietta di Modelo per Lisa), ci incamminiamo verso la stazione dei bus fra vicoletti colorati e case coloniali.
Qui compriamo il biglietto per Chichen Itza (106 pesos – 1.45 ore) e ci spostiamo verso l'affollattisma zona del Mercado Municipal Lucas de Galvez. Girando per le bancarelle, numerosi negozietti di ogni tipo, stradine colme di gente ... ci viene sete.
Ci fermiamo per dei frullati dal nostro amigo Chris. Un “energetico” per Michele, un “verde” per Lisa ed una “Bomba” per me e Max. Tanto per farvi capire di che si tratta, il nostro era a base di cacao, una banana, latte, muesli e tanto altro... fil tutto frullato con un potentissimo mixer.
Alcune quadre in là e ci troviamo nel mercato degli artigiani, due quadre in su e c'è un Liz Minelli con bellissimi vestitini per Ele, altre tre o quattro quadre e siamo in piazza. In messico le indicazioni si danno in quadre visto che le strade sono quasi tutte parallele e perpendicolari.
nb. Oggi entrando in un negozietto abbiamo finalmente comprato i nostri travestimenti natalizi.
Presto vedrete alcune foto sul nostro sito. Dopo aver fatto impazzire il negoziante provando decine di machere da lottatori messicani Max e Michele si sono finalmente decisi: EL VOLEADOR per Max e L'ULTIMO DRAGON per Michele. Per Ele il capellino da “Capo maestro renna di babbo natale numero 1” e per Lisa un cappellino da “Babba Natala”!! 
Nella Plaza Grande visitiamo il museo de Arte contemporanea Ateneo de Jucatan: MACAI, con entrata gratuita e molte opere di artisti locali e non, c'era anche Mirò, fra i quali Fernando Castro e Machelo.
Ci spostiamo nella Catedral de San Iidefonso davanti alla quale Michele rimane scioccatto da alcuni operai che issano a mano e con leve di corda una piattaforma per gli operai... un vero e proprio ascensore umano. La cattedrale è del 1598 e si caratterizza per le sue due torri alte 42 metri.
All'interno c'è una sacra statua in legno di Gesù che nonostante un forte incendio di quasi una giornata si è miracolosamente salvata acquistando un colore più scuro.
Ritorniamo in camera per una doccia prima di uscire di nuovo a zonzo.
La sera in piazza c'è uno spettacolo di Balli locali presentati da un gruppo di Merida formato da giovani ballerini molto abili, addirittura danzano e saltano con un vassoio riempito di bicchieri colmi di birra e bottiglia centrale sulla testa... da vedere per credere!
Girando su se stessi creano infine una fontana di birra tutt'intorno a loro... noi eravamo storni solo a vederli... forse l'odore della birra?!?!
Cerchiamo un dolcetto, prendiamo un caffè choc da Oxxo, la birra da 7eleven e andiamo in camera per prenotare tutti gli hotel per Michele e Lisa visto che le camere iniziano a scarseggiare ed i prezzi a lievitare!
Per caso scopriamo che proprio questa notte ci sarà un'eclissi lunare... con inizio intorno alle 11.15 e fine intorno alle 2 di notte. Armati di tavolini e sedie come spartani cavalletti cerchiamo di cogliere questo rarissimo momento con le nostre macchine fotografiche.

21 dicembre 2010 Merida - Chichen Itza - Valladolid
Una bella colazione dolce con latte e corn flakes e via in taxi alla stazione dei bus (in 4  non conviene nemmeno prendere il colletivo che costa di più!).
Durante il tragitto sul bus per Chichen Itza dormiamo tutto il tempo, anche perchè la sera prima abbiamo fatto le ore piccole!
Appena arrivati, depositiamo i bagagli in uno stanzino dietro le casse e proviamo a convincere le guardie del sito archeologico che siamo degli studenti in Erasmus a città del messico.
Tutto questo per avere lo sconto di 110 pesos... uno scorbutico controllore ci fa passare ben presto i nostri sogni universitari!! Niente, paghiamo 166 pesos a testa... ma sono matti in jucatan??
Entriamo nel sito quasi a spintoni cercando di evitare i gruppi con guida che si fermano nel bel mezzo del sentiero.
Il sito si estende su un vasto territorio pieno zeppo di fastidiossissimi venditori che ogni due passi ti urlano “10 pesos un dollar” per attirarti... in realtà i prezzi sono ben altri!! Il caldo ci schiaccia, riusciamo pero' a fare le foto natalizie con la priamidona, simbolo di Chichen Itza, e con indosso i cappelli e le maschere nonostante le guardie ci siano sempre alle nostre calcagne (a loro sembra una sorta di promozione, ma di che?).
Nella zona delle monache ci sono degli stucchi molto belli e ben conservati, fichissimo l'enorme campo da juego de pelota grande quanto uno da calcio, entrambi i cerchi ove doveva passare la palla di ben tre chili sono ancora al loro posto ed i  muri, in alcune parti, recano bassorilievi di eccezionale fattura.
Posizionandosi a sud o a nord, in un determinato punto del campo, ci si può parlare e l'audio è come se si fosse uno vicino all'altro, anche fischiando si sente l'eco uguale a fondo campo. Questo grazie alla perfetta acustica  studiata dagli ingegneri Maya.
Prendiamo il pullman “Oriente” dopo le 15 per Valladolid (21 pesos).
Cerchiamo per un po' una sistemazione per la notte, lasciamo le ragazze ad aspettarci con i bagagli ed io e Michele maciniamo chilometri guardando decine di camere e sondando i prezzi.
Decidiamo infine per l'hotel Sol Colonial (200 pesos).
nb.Il simbolo del sole è da sempre correlato alla Ele, tanto che si è fatta pure un tautaggio disegnato insieme a Max, ed in questo viaggio abbiamo avuto diverse coincidenze. Il bus per Cholula recava una scritta in grande “AICO”, la prima parola pronunciata da Ele che in cinese significa “figlia del sole”. A teotihuacan, Palenque ed altri siti: la piramide del sole. A Merida, solo nella nostra stanza, c'erano 3 plafoniere a forma di sole. Il simbolo del calendario Maya corrispondente alla data di nascita della Ele: Yaxkin e correlato al potere del sole....
Ceniamo al Bazar Municipal con una comida corrida: Pollo asado, frijoles, arroz, tortillas e jugo de fruta (35 pesos).

22 dicembre 2010 Valladolid
Ci prepariamo ed andiamo a chiamare gli altri, scopriamo che Lisa questa notte è stata male, ha avuto diverse scariche di cagotto e ha vomitato. Con michele andiamo in farmacia per comprare dei fermenti lattici e poi al bazar per una buonissima colazione a base di: Huevos con Longaniza per Michele e Max, papaya, yoghurt e granola per Ele tutto accompagnato da Choco Milk e Platano Milk!
Torniamo in camera e ci rilassiamo fino a mezzogiorno aspettando che Lisa si riprenda.
Loro cambiano stanza, come da programma, Lisa decide di no uscire e riposare e noi tre noleggiamo una bicicletta (50 pesos in tre per un'ora e 40 minuti) per esplorare la città.
Visitiamo il Templo de San Bernardino e convento de Sisal, costruito sopra un “cenote”, unico ad essere stato esplorato, dove vi hanno trovato diversi fucili e un cannone ispanico, ossa di mammuth e diversi altri reperti.
Ci spostiamo poi verso la Iglesia de la Candelaria che pero' è chiusa. Passiamo davanti ad un grande cenote nel mezzo della città fino ad arrivare al mercado che è mezzo chiuso. Michele compra una bella papaya per Lisa, ad Ele quando nei nostri viaggi era un po' giù faceva molto bene!
Ritorniamo da Lisa per salutarla e poco dopo prendiamo un taxi (30 pesos all'andata, 40 al ritorno -non ci sono altri mezzi) per raggiungere il cenote Dzitnup che viene chiamato dagli abitanti locali Xkeken (50 pesos) un grotta con stalagmiti enormi dove si puo' fare il bagno.
Ele non si fida ad entrare per via dei pesci e pipistrelli, Max e Michele fanno qualche bracciata ma il pensiero che sotto ci siano lunghissimi tunnel collegati agli altri cenoti ci mette un po' a disagio.... correnti? Mostri marini? Strani pesci?
Nel ritorno facciamo tappa al bazar municipal perchè gli ometti vogliono dei frullati.
Ci docciamo e ritorniamo al bazar per la cena: Carne asada de res con arroz e frijoles per Ele, spezzatino di puerco sempre con  arroz e frijoles per Max.
Facciamo due passi per digerire, ci compriamo un dolcetto, verifichiamo gli orari per l'autobus per l'indomani mattina e torniamo in hotel.
Visitiamo Lisa e Michele e vedendo che lei sta decisamente meglio, stiamo un po' con loro per chiacchierare!
nb: abbiamo scoperto che il sogno di Max fatto il secondo giorno in messico... quello con le pietre di ossidiana, in realtà potrebbe avere un doppio significato. L'ossidiana, secondo la medicina Maya, ha il potere di curare l'asma. E quindi ora il ciondolino che Max ha regalato alla Ele speriamo possa sostituire il suo “ventolin”.

Data (Date):15 gennaio 2011
TITOLO (Title):23 dicembre 2010 - 13 gennaio 2011
TESTO (Post):23 dicembre 2010 Valladolid – Cobà – Tulum
Dopo aver fatto colazione con yoghurt, granola e frutta fresca nel bazar municipale, di corsa raggiungiamo la stazione dei bus (oggi senza Michele e Lisa che ci raggiungeranno direttamente a Tulum). Oggi Lisa sta meglio ma giustamente se la prende con calma ed è meglio che non si strapazzi troppo.
Da valladolid ci spostiamo con Mayab bus di seconda classe (1,45 ore – 14 pesos a testa con lo sconto studenti ;o) ).
A Cobà lasciamo i bagagli in un deposito vicino ai bagni, paghiamo l'entrata di 51 pesos e affiatiamo una bicicletta per 30 pesos.
Il sito si sviluppa su una vasta area nella giungla e i punti di interesse sono distanti chilometri gli uni dagli altri. Visitiamo il primo gruppo di rovine, rimaniamo incantati dal Juego de pelota perfettamente conservato e con entrambi i cerchi a forma di goccia ancora ben visibili, lo spazio per i nobili sopra alle due ripide mura. Due squadre composte da due concorrenti l'una si sfidavano utilizzando solamente solo spalle, gomiti, anche e ginocchia per portare la palla sino ad uno dei due canestri di pietra. Il capo team della prima squadra che faceva canestro veniva giustiziato e questo era per i concorrenti un onore. Mah!
Ad 1,5 km si trova il gruppo “Macanxoc” con  diverse stele piuttosto rovinate che forse non valgono la strada percorsa se non ci fosse una curiosa natura. Un intreccio di rami che sale, scende e si sparpaglia con una fantasia che solo la natura conosce.
Nel ritorno passiamo al “conjunto pinturas” che significa collezione di affreschi. Essi infatti si possono intravvedere sul templietto in cima ad una piramide chiusa pero' al pubblico.
Sono tuttora molto colorati e ricoprono tutta la parte superiore della porta del templio.
Alla base della piramide si trovano alcuni resti di colonne, strane giare di pietra (ci ricordano un po' dei gabinetti...) e più avanti altre stele.
Sulla strada vediamo anche una pietra che serviva per i sacrifici umani per gli dei, ascoltando una guida sentiamo che chi veniva giustiziato era in realtà imbottiti di funghetti allucenogeni e fumo tanto che sui dipinti vengono raffigurati sorridenti, come facilmente erano mentre gli veniva spezzata la spina dorsale ed infine strappato il cuore.... azz!
Un po' scioccati dalla descrizione riprendiamo le nostre biciclette e seguiamo il sentiero verso il “gruppo Nohochmul”. Da qui si passa ad un altro juego della pelota che conserva anche tre cerchi di pietra sul terreno di gioco, due dei quali ai lati del campo da dove partivano le squadre ed uno al centro a forma di teschio a ricordare l'esecuzione finale. Sui pendenti lati ci sono un paio di bassorilievi in pietra uno dei quali con iscrizioni che parlano del juego de pelota.
Si giunge infine alla sorprendente piramide di “Nohoch-mul”, alta 42 metri, l'unica su cui si puo' salire e da dove si gode di una rilassante vista a 360° della fitta giungla circostante.
La discesa sembra molto difficoltosa vedendo decine d turisti che scendono con il metodo “piede culo piede culo” tenendosi con ossessione alla corda di canapa centrale. A nostro avviso la scalinata di casa di Silvana, mamma di Max, è molto più pericolosa e ripida. Scendiamo come cavallette umiliando la marmaglia di “imbranati turisti” che ci guardano come marziani dai piedi di “Balsa” (ogni citazione è lecita).
Rientriamo e proviamo a rivendere le nostre bici, visto che no ci è stato chiesto ne nome ne documento, ma haimè non incontriamo nessuno.
Usciamo dal sito e ci spostiamo nel paese, passando davanti al lago pieno di coccodrilli, uccelli di svariati tipi ed enormi iguane che ci guardate basite. Sono le 13.50 e dobbiamo attendere il bus per Tulum fino alle 15.30. Ne approfittiamo per pranzare mangiando un ottimo pollo asado da una scorbutica signora che ha un localino sulla strada. Qui scambiano due chiacchiere con un padre e figlio del Michigan incuriositi da nostri grandi zaini.
A fine pasto ci rilassiamo ascoltando le canzoni cantate da una messicano molto stonato e forse un po' “sonato”.
Finalmente prendiamo un bus per Tulum, ben 30 minuti prima del previsto con Oriente (seconda classe 24 pesos).
Arrivati a Tulum conosciamo due simpatici italiani romagnoli Enrica e Daniele che ci danno un paio di dritte sulla città. Dalla stazione dell'ADO ci spostiamo in direzione ovest sull'avenida Tulum e grazie ad una splendida mappa disegnata a manina da Max arriviamo al nostro resort che avevamo prenotato in internet.
Da un poggioletto, che i lucchesi chiamano  “terrazza”, ci salutano animosamente i nostri cari amici Lisa e Michele, anche loro arrivati da poco.
Ora Lisa sta bene e si sente in forma, Yeahhhh! Ci diamo appuntamento in centro per la cena mentre noi ci concediamo una doccia restauratrice.
E' quasi la vigilia di Natale ma non sembra esserci il pienone che ci aspettavamo.
A dire il vero neanche Tulum non è così turistica come si pensa. Aldilà dei locali concentrati nella zona centrale dell'avenida Tulum dietro si trovano strade buie, con poca gente ad eccezione di qualche messicano e qualche negozietto.
Qui le attrazioni principali sono le rovine Maya e le spiaggie.
In paese, Max riesce a trovare una sarta “UAUA ILLO” (così si dovrebbe dire in messicano o forse in dialetto) bussando a casa di Marbella che per la mattina seguente sistemerà il copri zaino strappato durante l'ultimo viaggio.
Ceniamo con qualche tacos, un zuppa di pollo per Lisa e un paio di “immancabili” flan napolitani per i maghi della lotta libera messicana e la renna capo di babbo natale (cioè Max, Michele e Ele).
Torniamo a piedi al nostro resort con un paio di birre che beviamo prima di darci la buonanotte.

24 dicembre 2010 Tulum
Appuntamento in centro per le 9 con Lisa e Michele ma solo dopo aver chiamato mamma Flavia e papà Valerio per gli auguri.
Ritiriamo il sacco dello zaino ricucito perfettamente da Marbella e ritrovatici con Lisa e Michele prendiamo un taxi (40 pesos in 4) verso le rovine. A Tulum non esistono mezzi pubblici per raggiungere la spiaggia ma sembra che vista la crescita turistica della zona si stia organizzando qualche compagnia di bus.
Proviamo a convincere la biglietteria che siamo studenti in erasmus a città del Messico ma anche questa volta facciamo cilecca e paghiamo la quota intera di 51 pesos.
Anche qui sfoggiamo le nostre maschere e cappelli con fantastiche foto aeree (tutti e quattro in salto con autoscatto) che i più fortunati riceveranno come augurio di natale.
Vediamo nell'ordine: Casa del Cenote, templo del dios del vento (a picco sul mare con un incantevole spiaggetta nelle vicinanze pero' chiusa al pubblico), il famoso “El castillo” con una grande spiaggia nelle vicinanze  a mezza luna fitta di bagnanti (che stess), templo de las pinturas con dei ben conservati murales Maya e girando intorno alle mura usciamo dal sito.
Abbiamo percorso poi la strada che affianca la costa fino a trovare una entrata nei pressi del ristorante Mariachi nella playa Paradiso. Ben presto capiamo perchè si chiama paradiso, una spiaggia meravilgiosa con sabbia bianca finissima come farina ed un'acqua turchese che solo sulla cartoline dei caraibi si può immaginare. Wow!
Come poter chiedere di meglio. Ci rilassiamo per diverse ore concedendoci svariati bagni.
Nel tardo pomeriggio percorriamo le più affollate spiagge a sud fino al bivio che porta a Tulum Puebla dove prendiamo il taxi per il rientro in hotel.
Lisa e Michele sono, haimè, costretti a traslocare nell'ostello vicino “rancho tranquilo” perchè il resort non ha + disponibilità per i prossimi due giorni.
Ci rincontriamo alle 19 al ristorante “el cammello jr” per la nostra cena di pesce di natale.
Facciamo aperitivo con delle birre e altre bevande, nachos a guacamole e prendiamo poi un buonissimo piatto di camarones a la plancha (ovvero totani alla griglia) con toritillas, arroz (riso) e frijoles (fasoi), al chili per Michele e Max e lisci per le “done”.
Alcuni passi in centro per digerire, un dolcetto per viziarci e andiamo all'ostello “rancho tranquilo”, mentre stiamo parlando nel giardino sentiamo un forte boato li vicino che ci fa saltare dallo spavento. E' scoppiata la centralina elettrica e l'ostello è completamente al buio, sarà dura sistemarlo la vigilia di natale.
Quasi per coincidenza poco dopo udiamo delle sirene impazzite accorrere da ogni lato.
Corriamo in strada e vediamo delle lunghe fiammate che si stanno ingoiando un intero locale, proprio dove stavamo camminando pochi minuti fa... anche questa volta ci è andata bene.
Dalle voci dei primi pettegoli sembra che tutto sia partito da una sigaretta ed in un lampo l'intero tetto  e la mobilia in bambù ha preso fuoco. La cosa più importante è che fortunatamente nessuno si è fatto male. Un po' spaventati ed impauriti ci salutiamo ed andiamo in nanna.

25 dicembre 2010 Natale a Tulum
Appuntamento per le nove e mezza con Michele e Lisa al stazione dell'Ado in paese.
Mentre mandano gli auguri natalizi ai loro amici e parenti in un punto internet vicino Max e Ele decidono di cercare un po' di frutta da portare in spiaggia. Compriamo una scorta di manghi e banane per tutti coccolando un po' il bel micio della furttivendola.
Max nel ritorno come al solito pesta una bella merda.. ma quante ne ha pestate in questo viaggio?? Dai che porta bene, almeno così dicono!!
Dopo un indagine su quale fosse la spiaggia più bella, capiamo che la scelta del primo giorno “la playa Paraiso” era effettivamente la più azzeccata e con un taxi raggiungiamo come delle schegge la nostra spiaggetta.
La giornata si svolge splendidamente, d'altra parte siamo ai caraibi!!
Lisa e Michele ci mostrano le loro doti nella costruzione, prima di un albero di natale in sabbia e poi, da veri architetti, mettono alla luce la loro piramide del sol, tra l'altro attirando parecchi sguardi  curiosi dei passanti e persino di un pellicano che scruta la costruzione con sguardo guardingo!!
La sera andiamo in cerca di qualcosa di speciale organizzato per il natale, ma scopriamo ben presto che l'unico evento serale di massa è la processione sulle strade del paese e la messa nella iglesia.
Inizia a piovere, lo stomaco comincia a brontolare e tutti i ristoranti sembrano chiusi, ne troviamo uno e ci mettiamo a sedere sotto la tettoia offertaci.
Trancas di carne molida, di res e salbutes sempre di carne soddisfano il nostro appetito.
Due passi per digerire ed incappiamo volutamente nella “dulceria” per il dessert: un paio di, ormai rituali, flan napolitani per Max e Michele e un paio di panini dolci per Ele e Lisa.
Finiamo la serata al “rancho tranquilo”con partitone di buracco.
Salutiamo i nostri compagni di viaggio perchè da domani le nostre strade si dividerrano! SOB!
Loro andranno ala nord verso la “isla mujeres”e noi al sud verso il Belize.
Dopo 15 giorni passati splendidamente in compagnia è un po' triste pensare che da domani non saremo più insieme.... GRAZIE A VOI, Michele e Lisa, il viaggio è stato ancor più ricco, emozionante e divertente. Non è facile condividere un esperienza di viaggio a quattro ma con voi tutto è stato magnificamente semplice e genuino, circondato da un amicizia sincera che è nata dai primi sguardi!!! GRAZIE AMICI... VI ASPETTIAMO PRESTO PER UNA BELLA SLITTATA E LA “SNIAPA”!!! Dai che zon, se pronti???

26 dicembre 2010 Tulum – Chetumal - Corozal
Dopo aver ricevuto un messaggio di Lisa e Michele che ci avvertivano di aver trovato posto nel bus delle 6 alle ore 8.30 partiamo salutando Tulum.
A mezzogiorno siamo a Chetumal, sul confine con il Belize, scendiamo dal bus e neanche a farlo a posta troviamo un coppia di inglese con in quali condividiamo un taxi fino al centro (5 pesos a testa).
Visitiamo il museo de la cultura Maya che ha la fama di essere il miglior museo, sul tema, di tutto il Messico.
Sviluppato su tre piani che individuano i tre stadi della vita Maya e circondato da una ricostruita giungla espone chiaramente le differenze fra i vari templi rinvenuti tra Messico, Guatemala e Honduras, nonché abiti, cibi e tradizioni delle popolazioni.
Anche qui altra botta di fortuna: riusciamo a farci fare lo sconto studenti (22 pesos a testa), tanto da poter avanzare i pesos necessari fino alla frontiera.
Dal museo attraversiamo 4-5 quadre, su indicazione di simpatico bigliettaio, e troviamo il bus che va al confine che sta per partire proprio in quel momento.... come se ci stesse aspettando. CHE CULO!
Prima di arrivare alla dogana Ele vive un esperienza percettiva molto particolare... inzia a descrivere la via e gli edifici della frontiera.... ancora prima di vederli.
Max ride un pochino ma rimane di stucco quando capisce che le visioni erano reali!! Azzz!!
Passata la frontiera messicana ci ritroviamo a vagare per km su lunghissime strade del “porto franco” dove si vende di tutto a prezzi stracciatissimi... noi ovviamente non abbiamo nemmeno un pesos e tanto meno voglia di far acquisti vista la temperatura e i pesanti zaini.
Sfortunatamente perdiamo il nostro orientamento, visto che non c'era neppure un segnale, e dopo aver chiesto informazioni percorriamo un altro paio di km su uno stradone asfaltato fino a raggiungere la fatidica dogana del Belize.
Capiamo poi di aver persino imboccato l'entrata errata ed un simpatica guardia ci conduce fino alla scrivania del controllo passaporti.
Qui un, non altrettanto simpatico, impiegato ci vieta di parlare spagnolo dicendoci in modo arrogante che in Belize la lingua ufficiale è l'inglese, ci fa una specie di interrogatorio e con beffa ci dice che dormiremo sulla spiaggia a “san Pedro” non avendo una prenotazione... azz iniziamo bene.... speriamo che la gente non sia tutta così.
Prendiamo al volo un sgangherato bus con musica reagge “a ciodo” e capiamo subito che il belize è ben diverso dal Messico.
I ragazzi vestiti come rappers americani con pantaloni dal cavallo basso, capelli rasta o treccine, catene e carnagione scura si atteggiamo come nei video di Eminem... ah ah!
Sul bus un ragazzo si offre di cambiarci i nostri dollari al cambio ufficiale di 2 sta a 1!
In questo modo paghiamo anche il bus che ci conduce fino a Corozal.
Arrivati in paese raggiungiamo il molo grazie alla nostra cartina lonely planet passando davanti a splendide casette coloniali un po' fatiscenti ma che conservano tutt'oggi un “english style”.
Facciamo amicizia con una simpatica donna di “Sartaneja”, un paesino nelle vicinanze, che ci offre un frutto tipico del belize  “Jicama” (white pulp) che cresce sotto terrà ed assomiglia ad una cipolla bianca... si sente che è un tubero, il gusto è come un ravanello o rapa però dolce e succoso!
Dopo circa 2 ore di attesa capiamo che l'imbarcazione oggi non partirà nonostante la signora avesse anche telefonato per avere conferma della partenza.
Domani è pure festa per il Belize ma ci viene assicurato che ci sarà un imbarcazione per San Pedro alla 7 in punto, speriamo bene!
Decidiamo di cercare un stanza ed infine pernottiamo nei pressi del mercato al “Maya World Guest House” in una camera matrimoniale con bagno interno (50bz $) e con terrazzo con amache, sala comune con libri e tv ed acqua purificata gratuita, non male!!
Usciamo per cercare un posto in cui cenare, compriamo dello yogurt liquido e del pan di banana per la colazione di domani e con nostro piacere troviamo un ristorante cinese dove prendiamo due grandi vaschette di noodles!!
Mangiamo sul terrazzo della nostra guest house e il gusto dei buonissimi spaghetti cinesi ci riporta, per un momento, alla nostra amata Asia.
Ci dondoliamo un pochino sulle amaca per rilassarci un po' dopo la frenetica giornata!!
Finalmente le meritate: nanne!!

27 dicembre 2010 Corozal -  San Pedro
Sveglia alle 6.00 per raggiungere di buon ora il molo.
Questa volta l'imbarcazione ( 45bz $) partirà veramente e dopo aver caricato tutti i bagagli saliamo, un po' stipati, sulla veloce barca che tiene due enormi motori nella parte retrostante ed in grado di inclinarla di più di 30 grandi grazie alla loro potenza.
Sobbalzando come sulle montagne russe (per  fortuna non abbiamo fatto colazione) raggiungiamo  dopo circa mezz'ora Sarteneja e verso le 8.30 siamo finalmente nella “Isla Bonita”.... ed in particolare nella cittadina di San Pedro.
Qui attendiamo fino alle 10.30 una risposta dal “Rubi's Hotel” (Barrier Reef Drive – 40bz $) per la disponibilità di una camera.
Nel frattempo beviamo una gran tazza di caffè in compagnia di Tina, una ragazza tedesca che abbiamo conosciuto a Corozal. Ci racconta un po' del suo viaggio e ci scambiamo i nostri contatti visto che lei è in partenza per Caye Caulker. Dopo averla accompagnata e salutata al molo torniamo all'hotel e ci viene comunicato che la stanza si è appena liberata... EVVIVA!  
La "ISLA BONITA" di san pedro (quella che cantava Madonna, come mancare una tale tappa?).
Oggi abbiamo fatto 3 ore di snorkelling con maschere, pinne e boccaglio nella seconda barriera corallina più bella del mondo... che spettacolo!!
Avevamo anche una bravissima guida che ci mostrava i pesci e ci diceva i loro nomi.
Abbiamo visto coloratissimi fondali di corallo, squali, aragoste tigrate, pesci di ogni colore e dimensione fra cui barracuda, snaper, pesci pagliaccio, pesci farfalla, pesci chiodo, cavallucci di mare, morene, mantre enormi con cui abbiamo nuotato, una magnifica tartaruga gigante che mangiava a pochi centimetri da noi!) STUPENDOOOOO!!
Bellissimo è anche il paesino, vivace e pieno di casette in legno con murales e musica che viene da tutte le parti!!
Qui si gira con le macchinine elettriche che si vedono nei campi da golf!!
CONFERMIAMO TUTTO QUELLO CHE HA DETTO MADONNA SU QUESTO LUOGO...
e pensare che lo stavamo quasi per saltare...
Ci facciamo una doccetta ed usciamo per cenare in un ristorantino cinese con dei buonissimi noodles...
felici torniamo a nanna!!

28 dicembre 2010  San Pedro -  Caye Caulker
Sveglia verso le 8 e prendiamo la barca a motore delle 9.15 che ci porterà a Cay Caulker, un'altra isoletta beliziana (35bz $ a testa per la tratta San Pedro -  Caye Caulker - Belize City).
Arrivati sull'isola capiamo da subito chè è molto più hippie e trasandata rispetto a San Pedro eppure sembra essere la meta più gettonata.
Dopo aver visionato un paio di Guest House che sembrano più delle comuni molto sporche e trasandate....  troviamo un cameretta carina nel “Marling's Guest House” per 30bz $.
Oggi la giornata non è molto bella ed il cielo è haimè piuttosto nuvoloso.
Ne approfittiamo per perlustrare bene, in lungo e largo, l'intera isola!!
A sud sta un cimitero che ha persino la cuccia di un cagnolino e all'estremo nord un locale molto folcloristico pieno di rastoni e gente del luogo il “lazy lizard pub”. Qui chiediamo di avere un paio di burritos ma ci viene risposto che prima di noi ci sono altre 20 ordinazioni che attendono di essere assolte... ci rilassiamo un attimo al ritmo degli “Africa united” e ripercorrendo la front street troviamo un simpatico vecchietto che ci serve dei magnifici burritos con carne di pollo a 5bz $!!
Nel tardo pomeriggio inizia a piovere e decidiamo di rilassarci un pochino in camera.
Verso sera facciamo due passi sulla riva del mar dei Caraibi e su una bancarella assaggiamo per la prima volta i “pupusas salvadoregni” una specie di calzoncino con ripieno di formaggio e frijoles ricoperto di  pomodoro e verdure miste (2,5 bz $ l'uno): BUONISSIMO.
In un supermarket, ovviamente cinese (sembra che in tutto il Belize ci siano solo negozi cinesi), compriamo un buonissimo pan di banane che degustiamo come dessert davanti ad un agenzia immobiliare.
Qui leggiamo alcuni annunci per un eventuale acquisto e scherziamo con alcuni inglesi per un annuncio che vende un intera isola ipotizzando di poterla comprare in 6 per farci un bel ostello!!
Ancora quattro passi ed è ora di tornare a nanna, buonanotte!

29 dicembre 2010 Caye Caulker  – Belize city – San Ignacio
Sveglia verso le 7 e dopo aver preparato gli zaini ci prediamo una bel piatto di frutta con yogurt e muesli con caffè in un localino carino sulla spiaggia. Il locale è quasi tutto in legno e con la musica in sottofondo ci riporta alla mente i vecchi film hawaiani... il pavimento è di sabbia, molto carino!
Verso le 8.30 partiamo con la barca verso la capitale che raggiungiamo dopo circa un'ora ascoltando la nostra musica preferita con l'mp3.
Arriviamo al Belize marine terminal proprio davanti allo “swing bridge” un ponte pedonale che viene spostato con un sistema manuale per consentire il passaggio delle imbarcazioni.
Ci incamminiamo verso sud lungo la Regent St.
Vediamo nell'ordine:
Il nuovo “Commercial Center” ricostruito nel 1920
la “Court house” costruita nel 1926 come quartiere generale dell'amministrazione coloniale del Belize che ancor oggi è usata per funzioni amministrative e giudiziarie
il “Batterfield Park” sempre pieno di venditori e artisti
il “Bliss Istitute”
scendendo per la Albert street vediamo il “tempio hindù”
e per vicoletti secondari raggiungiamo la “Sant John's Cathedral” la chiesa anglicana più vecchia del centro America data 1847
la “Government House” (House of Culture) costruite nel 1814
lo strano cimitero di “Yarborough” racchiuso in uno stretto lembo di terra fra due strade principali costruito nel 1781.
Aldilà degli edifici storici sopra elencati le vie principali della città sono circondate da decadenti case in legno che sembrano ormai fatiscenti catapecchie.
Ci sembra di essere più in una baraccopoli che in una capitale di stato.
Le vie sono semi-deserte, poche macchine e poche persone in questa città che è talmente degradata da sembrarci abbandonata.
Le nostre due guide sconsigliano di uscire dalle vie principali vista la pericolosità della città.
Imboccando un vialetto secondario, un ragazzo ci sfreccia accanto in bici più volte e all'ultimo passaggio la getta a terra davanti a noi urlando ad un socio che controllando la “Albert street” dice che è tutto libero in uno biascicato inglese.
Noi con passo da gigante ed intuendo i loro paesi ci portiamo velocemente sulla via principale fino alla cattedrale dove c'è un gruppo di turisti con guida.
Sulla via verso il cimitero ci fermano un paio di poliziotto in moto chiedendoci dove abbiamo intenzioni di andare e invitando a percorrere esclusivamente due strade: la Albert St e la King St che sono sorvegliate e sicure... azzzz!!
Ecco perché su questa via c'erano dei turisti.
Arrivati alla stazione dei bus di seconda classe decidiamo all'unanimità di evitare Dangriga e recarci subito a San Ignacio (7 bz $) che è di certo + tranquilla.
Dopo una sosta a Belmopan raggiungiamo in circa 2 ore di viaggio complessivo il paesino di San Ignacio  passando per paesini di campagna e verdi colline nella regione di Cayo.
Qui la nostra prima sensazione è completamente differente da Belize City e ci sentiamo subito a nostro agio e sollevati.
Sant Ignacio sorge a ovest del fiume Macal mentre a est c'è la cittadina di Sant Elena.
I due paesi sono collegati da due ponti uno dei quali durante la stagione delle piogge viene spesso inondato dalle acque.
Troviamo un bella cameretta con un mini poggiolo al “Hi Et Hotel” (25 bz $), per andare alla nostra camera si passa per il soggiorno dell'abitazione della gentile famiglia proprietaria dell'hotel.
Lasciati gli zaini ci avventuriamo sino al mercato e percorriamo a piedi gran parte della cittadina che ci appare molto rilassata.
Ci fermiamo in un pub per l'aperitivo e Max beve la birra del Belize “Belikin” mentre Ele sorseggia un Cuba Libre.
Torniamo in hotel per una doccia e gustiamo un paio di burritos (2bz $ l'uno) in un piccolo ristorantino all'inizio della “Buena vista street”.
Ora di dormire..... e che dormita!!

30 dicembre 2010 San Ignacio – confine – Sant'Elena – Flores
Su indicazione del nostro “vecchio saggio padrone di casa” prendiamo un taxi con targa verde diretto alla frontiera, con il bus sarebbe costato lo stesso visto che ci avrebbe lasciato a “Benque Viejo del Carmen” dove avremmo dovuto comunque prender un taxi.
Davanti alla dogana cambiamo alcuni dollari americani e cio' che ci resta di quelli beliziani e paghiamo circa 19 USD (30bz $ departure tax + 7,5bz $ per il PACT come tassa per la conservazione del territorio beliziano) e 20 quetzal per entrare in Guatemala. Max cambia alcuni USD in quetzal (1Q = 7,5 USD) da alcune persone alla frontiera e dopo aver oltrepassato a piedi il ponte sul fiume “Chiquibul brunch” dove diverse donne stanno lavando i panni.
Arrivati a Melcor de Mencos” attendiamo il microbus collettivo mentre Max va in cima alla collina per poter prelevare dei soldi da un ATM che pero' non accetta nessuna carta del circuito mastercard-maestro.
Decide così di cambiare altri USD per poter pagare il microbus che parte poco dopo percorrendo strade polverose sino a Santa Elena sul lago di Peten Itza.
Arrivati alla stazione dei bus decidiamo di verificare un po' di prezzi per recarsi a “Ciudad de Guatemala”. Max chiede informazioni ad una signora per un ATM ma pure questo non funziona.
Prendiamo un tuk tuk e ci facciamo portare in altre tre banche con lo stesso esito: non si accettano carte mastercard-maestro. AZZAROLA!!
Arriviamo quindi sull'isola di flores raggiungibile con un lungo ponte dalla città ci Sant Elena, ci facciamo portare all'”Ospedaje Doňa Goya” (80 Q).
Qui parlando con il ragazzo dell'hotel acquistiamo un biglietto andata e ritorno (60 Q) con destinazione Tikal per l'indomani mattina con la compagnia “San Juan Travel”.
Proviamo a prelevare in un altro paio di sportelli bancomat ma senza esiti positivi.
Cambiamo così altri dollari alla BancRural proprio a due passi dal “Parque central” in cima alla collina nel mezzo dell'isola, dove sorge la iglesia, un parco e un campo da Basket.
Mangiamo un “bueno almuerzo” (prenzetto) in un carino ristorantino con vista lago che ci ricorda molto le trattorie italiane (arroz, zuppa di carne e verdure, tortillas e liquados al melone).
Decidiamo di recarci nuovamente a Santa Elena, questa volta a piedi, per fare un giretto nell'animato mercato e comprare della Papaya, un sacchetto di gustosa cioccolata pura artigianale, delle carote, dei mandarini e dell'acqua per la nostra visita a Tikal dell'indomani.
Tornati a Flores facciamo un riposino e dopo una doccia ci rechiamo al “Parque central”dove ci mangiamo un burritos e dei gustosi tacos di carne annegati da un buona birretta del Guatemala.
Ci sediamo per assistere ad una partita di Basket di due squadre, tra l'altro molto brave, di cui una ha le uniforme del tutto uguali a quelle dei Lakers ma con la scritta “Fuerza”.
Ancora un paio di passotti in paese ed è l'ora di sognare in questo nuovo paese che ci sembra da subito molto amichevole.

31 dicembre 2010 Flores – Tikal - Flores
Ore 6 in punto e siamo davanti all'entrata del nostro hotel in attesa che arrivi il minibus che in circa 1 ora e mezza ci porterà al famoso sito Maya di Tikal  dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1979.
Durante il viaggio passiamo per diversi villaggi rurali e l'ultimo tratto di strada, oltrepassato il controllo del parco naturale, è completamente circondato dalla giungla.
Divertenti i segnali stradali di attenzione, simili a quelli australiani, con gli animali più strani... prima una specie di giaguaro, poi una  specie di ratto, un serpente ecc.
Paghiamo la quota per l'entrata al parco (150 Q) al signore del bus che ci accompagnerà fino alla “great plaza” per darci alcune informazioni sul sito e sul “Corazon de Tikal”.
Incamminandoci nella giungla ascoltiamo con faccia sbalordita le storie della guida.
Apprendiamo che: i numeri 3-7-9-20 sono sacri e tutto cio' che è Maya, dai templi, alle scritture... si rifanno sempre a questi numeri. Per avere un esempio concreto in Tikal basta contare il numero di gradoni, di colonne, di gradini, di piramidi, di porte ecc.
L'imponente albero della vita “Ceiba”, presente un po' dappertutto nella giungla di Tikal,  è il simbolo della vita e quindi molto importante per la cultura Maya.
Un'era Maya dura 540 anni ed è divisa in 5 grandi cicli: mujeres, aria, agua, fuego, tierra. L'era terminerà il 21 dicembre 2012 riniziandone una nuova con il ciclo delle mujeres (donne).
Questo non indica una fine del mondo come è stato inculcato dai film Hollywoodiani ma semplicemente la fine del 5° ciclo e l'inizio di una nuova era.
Passiamo poi davanti alla Plaza Este dalla quale vediamo il retro Templo I da qui entriamo dl'acropoli centrale, a sud de la “Great Plaza”, un labirinto di piazzette, sale e piccoli templi che si crede fosse la zona residenziale dei nobili di Tikal. Altri credono che le piccole stanze fossero usate per sacri riti come suggeriscono i graffiti trovati all'interno.
Sul lato sud scorgiamo il templo V in lontananza e dall'alto dell'acropoli godiamo di una fantastica vista sulla Gran Plaza ancora sgombera da turisti.
Sulla strada incontriamo diversi coloratissimi “pavo” selvatici.
Salutiamo la nostra guida e con la cartina alla mano ci dirigiamo verso il Templo III e continiamo fino al Palacio de las Ventanas. Nella parte retrostante al palazzo restiamo incantati nel vedere le evoluzioni acrobatiche di alcune scimmie ragno “momo” che ci osservano con i loro grandi ed intensi occhi scuri.
Sulla strada incontriamo il Complejo N, un esempio di templio gemello popolare durante il tardo periodo classico. Si pensa che questo piccolo complesso commemori il completamento di un “katun”, un ciclo di 20 anni nel calendario Maya e costruito intorno al 711 dal re Moon Double Comb. Qui osserviamo delle stele e che onoravano Hasan Cha'an K'awil ed un ben conservato calendario Maya inciso su una grande pietra.
Poco distante sorge il Templo IV che è il più alto di Tikal con i suoi 64 metri e completato intorno al 741. Attualmente si vede solo la parte superiore poiché quella inferiore è ancora coperta dalla giungla. Qui, grazie ad una scala in legno laterale saliamo fino alla cima dalla quale godiamo di un panorama a 360° sull'intera giungla gustando fra l'altra un buona papaya. Ora di colazione!!
Scesi, vediamo uno strano animaletto con il muso a punta e simile a quello che avevamo già visto a
Yaxchilan. Intorno ci sono diversi uccelli dai riflessi blu che assomigliano a delle gazze e ci osservano curiosi.
Arrivati al “Mundo perdido”, un complesso di 38 strutture che circondano  “la Plaza de la gran piramide” e costruito in diversi periodi. La piramide è alta 32 metri, ha delle grandi maschere del dio Chuck lateralmente alla gradinata ed è riconosciuta come la struttura più antica di Tikal (700BC).
Si crede inoltre che questa struttura fosse servita come punto di osservazione astronomica.
Proprio dietro alla piramide vediamo un gruppo di cinghialetti.
Ci spostiamo verso la Plaza de los Siete Templos una grande piazza piena di palazzi e templi dove verifichiamo se effettivamente il numeri sacri siano stati richiamati nella costruzione degli edifici.
Confermiamo!!
Sulla strada una specie di volpino dalla grossa coda ci osserva interessato in lontanza mentre ci dirigiamo all'imponente e ben restuarato Templio V la cui costruzione è durata circa 50 anni e alto 58 metri.
Diversamente dagli altri templi questo ha gli angoli arrotondati ed una piccola stanza sulla cima, larga meno di un metro ma con mura spesse 4,5 metri.
Davanti alla struttura una scimmia ragno si mette in posa per le foto dei passanti.
Dai qui ci riportiamo nella Gran Plaza, molto più affollata che prima. Max sale sul Templio II da cui si ha una visione completa della piazza e del simbolo di Tikal: il Templio I, il tempio del grande giaguaro all'interno del quale è stata trovata la tomba del Re della Cioccolata che enormi quantità di giada, moltissimi artefatti incluse diverse ossa scolpite. Haimè non si può più salire dopo la morte di diversi visitatori.
Il tempio II anche chiamato tempio delle maschere è dedicato alla moglie del re del cioccolato e sorge perfettamente in fronte al numero I.
Sul lato lungo della plaza sorge la “Acropolis del norte” dove si possono ammirare due enormi mascheroni a parete uno dei quali conserva ancora le pitture originali rosse e verdi. Qui è stata rinvenuta anche una tomba con i resti di 9 servitori e ceramica. Tutt'intorno decine di steli e calendari Maya.
Nella Plaza centrale incontriamo un simpatico orsetto “pisote”, un mammifero tropicale dalla lunga coda ed in cerca di cibo fra i molteplici turisti.
Torniamo all'ingresso delle rovine e con un pullman più grande ritorniamo alla tranquilla Flores.
Scopriamo che proprio in riva al lago ci sono delle bancarelle a lume di candela che vendono succulenti manicaretti, dalle tostadas di carne, pollo, verdure o salse, ai tacos.
Dalla seňora Maria, con cui Max fa amicizia, si vendono invece delle torte meravigliose e del flan che non possiamo fare a meno di assaggiare.
Decidiamo di tornare al “ospedaje”per una dormitina puntando pero' la sveglia intorno alle 23 per potersi recare in piazza per i festeggiamenti di capodanno.
Ancora un po' intontiti dalla siesta saliamo le ripide “calle” fino alla piazza dove ormai da un'ora si stanno scoppiando i fuochi di artificio e centinaia di petardi.
Un razzetto ci sfreccia a pochi centimetri dalla faccia proprio mentre saliamo verso la piazza, paura!!!
In cima alla collina, nel parco centrale c'è una marea di gente e sono state allestite diverse bancarelle per l'occorrenza che vendono dolci, birre, panini e palloncini.
Nella iglesia si sta svolgendo la messa e nel campo da basket è stato montato un grande palco che ospiterà una band locale.
Il clima è molto gioioso e decidiamo di prendere una birretta e una limonata al nostro chioschetto abituè.
A mezzanotte la band inizia il conto alla rovescia e lo scoppio dei fuochi aumenta esponenzialmente.
Ci diamo un bacio ed ecco iniziare la vera festa con canzoni latino americane suonate da una band  con Marimba (un grande silofono di legno suonato da diverse persone), due trombe, un tastierista, 3 cantanti ecc.
I cantanti si dilettano anche in spettacolari balli sincronizzati mentre intrattengono l'intera pista di ballo con svariate ed allegre canzoni. Sicuramente un capodanno differente ed indimenticabile!!
Proprio bello.

01 gennaio 2011 Flores
Questa mattina dormiamo un pochino di più e dopo aver fatto colazione prendiamo un tuk tuk fino a Santa Elena ed un microbus che in circa mezzora raggiunge San Josè passando per San Andres.
San Josè oggi è in festa e centinaia di locali si divertono a sguazzare nel lago, a cucinare pranzetti sui barbeque del parco e a scivolare nel centro acquatico sulla costa del lago.
Noi visitiamo la chiesetta in cima alla ripidissima collina e scendiamo sulla costa per gustare una comida di Pollo e Manzo con arroz tortillas e frijoles. Capiamo ben presto che in guatemala, ad eccezione di snack come tacos, tortillas, burritos e doblate si mangia quasi sempre la stessa cosa. Se si evita il fritto, cosa che noi facciamo, il piatto alternativo è carne, riso e fagioli “todo il tiempo”!!
Prendiamo un collettivo stracarico di gente e raggiunto Santa Elena ci incamminiamo fino alla nostra posada dove ci rilassiamo sulle amache del terrazzo per qualche ora.
Un cenetta dalle siore in riva al lago e con un taxi (30 Q) verso le 21.30 ci spostiamo nella buia stazione di Santa Elena dalla quale partirà un bus notturno per Ciudad del Guatemala (150 Q).

02 gennaio 2011 Ciudad del Guatemala - Antigua
Arriviamo verso le 4 della mattina nella pericolosa Guatemala. La stazione sembra un penitenziario con enormi cancelli e guardie armate sulle entrate. Qui cerchiamo di capire come fuggire verso Antigua e conosciamo una coppia di simpatici ragazzi di Ravenna: Luca ed Anna con i quali condividiamo un taxi  (225 Q in 4). Alle 6 siamo nella piazza centrale di Antigua, camminiamo a zonzo verso il mercato e di ritorno,  in attesa che vengano le sette per poterci scaldare con un bel caffè e una brioscina in un baretto della città. Trascorriamo un paio d'ora con una piacevole conversazione con tema viaggi e salutiamo Luca e Anna che l'indomani faranno rientro in italia: BUON VIAGGIO!  
Alle 9 siamo davanti al “Instituto Antigueňa de Espaňol”, paghiamo la nostra quota alla segretaria Olga e conosciamo la simpaticissima Rosa Maria che ci ospiterà nella sua casa nei pressi del parco del Manchen a nord della città.
Sistemati nella nostra stanzetta, facciamo una piccola pennichella e ci spostiamo poi verso il  mercado cittadino dove una “gorda” signora ci accalappia per consumare da lei una gran “almuerzo” x 15Q. Facciamo due passi per le vie e torniamo a casa dove conosciamo il padre di Rosa Maria: Antonio e la sorella Betty.

03 gennaio 2011
Alle sette siamo a tavola per gustare la nostra pria “desayuno” (colazione) nella nostra casetta Antigueňa. Rosa Maria ci vizia da subito con dei prelibatissimi tacos arrotolati con Jamon e Queso coperti di salsa di pomodoro. Squisiti!!
Da buoni italiani alle 8 e 2 minuti siamo a scuola dove veniamo affidati al nostro insegnante di spagnolo: Felix.
La prima lezione passa liscia ma dopo 4 ore siamo completamente fusi da centinaia di nuove “palabras”.
Rosa Maria ci aspetta per  l'almuerzo per le 12.30 e gustiamo un buon pollo asado con arroz alle verdure + pane e conosciamo un po' meglio la famiglia.
Alle 14 ritorniamo a scuola per la prima attività pomeridiana: la visita alla “finca di Macadamia a Valhalla” (coltivazione organica delle noci di macadamia) che già avevamo conosciuto alle Hawaii.
Prendiamo un affolatto Chicken Bus al mercado e in 20 minuti siamo a Valhalla da cui si gode una bella vista del volcan de agua. Ci viene mostrato tutto il processo di raccolta e lavorazione della noce, scoprendo che fa bene per il cuore, previene l'insorgere del cancro, contiene svariate vitamine e proprietà ringiovanenti ecc.
Assaggiamo della cioccolata di Macadamia, le noci e proviamo svariate creme.
Ne aproffittiamo per farci fare un trattamento facciale gratuito con i prodotti della “Finca”.
Di ritorno ad Antigua facciamo due passi nel mercado e raggiungiamo per le 17 la scuola di Salsa dove ci viene offerta una lezione gratuita di mambo (che differenza c'è fra uno e l'altro?? Rossa, Mauri, Je e Francè necessitiamo un aiutino!! Fateci sapere).
Un po' goffi ed impacciati sopravviviamo con onore  a questo nostra prima prova di ballo!
Rientrati a casa abbiamo il tempo di una veloce doccia e gustiamo dei tamales de pollo (una specie di polenta ripiena di pollo e verdure, il tutto avvolto da una foglia di platano) chiacchierando e scherzando in un rudimentale spagnolo con la cordiale Rosa Maria.
Stravolti dall'intensa giornata, collassiamo nel letto!

04 gennaio 2011
Ore 7 colazione con un mega piatto di frutta, caffè e pan dulce, ore 8 siamo a scuola!!
Impariamo i primi verdi regolari ed irregolari nella forma presente e diverse altre palabras.
Felix si dimostra da subito molto preparato e paziente.
Pranziamo verso le 12.30 con un pasto italiano in nostro onore: spaghetti al ragù e cotoletta alla milanese qui chiamata milenesa ed un avocado.
Dapprima storgiamo un po' il naso ma gli spaghetti sono cotti perfettamente ed il ragù sembra quello della nonna: BRAVISSIMA ROSA MARIA!!
Alle 14 torniamo a scuola per salire sul Cerro de la Cruz, una collina a nord della città dove sorge una grande croce e si gode di un bel panorama sulla città di Antigua con il “volcan de agua” in sfondo. In questa zona è sconsigliato recarsi da soli in quanto è famoso per essere ricca di “ladrones” che armati di machete o pistola rapinano i malcapitati.
La parte superiore della collina è solitamente sorvegliata da alcuni poliziotti.
Alle 17 torniamo alla scuola di salsa per la nostra seconda lezione di mambo.... oggi l'insegnate sembra aver preso una scossa elettrica e ci fa saltare come cavallette!! AhAh
Tornati a casa ceniamo e scherzando con Rosa Maria svolgiamo la nostra “tarea” quotidiana (compiti).
Nanna

05 gennaio 2011
Oggi ci svegliamo con il profumo di alcuni tortini di uova e alle 8 siamo a scuola.
Alle 8.30 ci spostiamo nel parco visto che oggi è la giornata dei giochi con gli insegnanti.
Prima Ele si cimenta in una corsa con un cucchaio in mano che sostiene un lime e poi Max con una corsa con un minuscolo sacco.
Si passa poi al gioco tipico della piňata, si bendano alcuni studenti che con un bastone devono cercare di colpire un pupazzo di fil di ferro e cartone pieno di caramelle e dolciumi.
Questo viene mosso abilmente da due volontari mentre il pubblico incita e da indicazioni, rigorosamente in spagnolo, alla cavia bendata.
Dopo aver recuperato un bel di dolcetti si passa al gioco dei palloncini ed ognuno di noi deve cercare di calpestare e scoppiare due palloncini legati alle caviglie dei compagni.
Finiamo la mattinata con un sfida di Basketball fra alunni ed insegnanti e vinciamo alla grande!! Yeahhh!!
Verso le 10.30 torniamo a scuola per proseguire con la lezione.
Dopo pranzo ci rechiamo con la scuola a “museo del Textile” dove un simpatico signore ci mostra la differenza fra i diversi “taje” tradizionali (vestiti) dei vari puebli Maya del guatemala.
Trascorriamo il resto del pomeriggio nel mercato chiacchierando per ore e sorseggiando un “liquados de banana” con i nostri nuovi amici Axcel (Francia), Igal (Israele) e Richard (USA).
Torniamo per la cena e tracorriamo una piacevole serata con la nostra, ormai,  mamma adottiva guatemalteca “Rosa Maria”.
“Tarea” e nanne!

06 gennaio 2011
Rosa Maria questa mattina ci ha preparato una frittata che avvolge dei wurstel pomodoro e prosciutto molto gustosa, con caffè, banana e biscottoni.
Alle 8 siamo a scuola e finalmente impariamo il “preterito” regolare ed irregolare (tempo passato) e diverse altre palabras.
Alle 10 si festeggiano diversi compleanni di alcuni alunni e maestre e mangiamo una torta di crema e cioccolato. Qua se seguita a magnar!!
Torniamo a casa e conosciamo una nuova studentessa: Zelanda che viene da Santa Cruz in California dove siamo passati l'anno scorso con Dani e Paffio!! “Ve ricordè piazzaroi?? L'è endove gh'era el museo del surf che pero' l'era serà!!”
Oggi Antonio è particolarmente felice e ha accesso il suo stereo a ciodo con la sua amatissima “Marimba”, una musica tradizionale del guatemala suonata con un enorme xilofono in legno a 10-12 mani.
Finiti i nostri Chow mein (noodle) con carne e una zuppa vierde è già ora della partita a basket organizzata dalla scuola e che si svolgerà proprio nel campo dietro casa nostra.
Max si sfoga per quasi due ore in 4 intense partite a 21... tra l'altro non vincendone nemmeno una.... “i tireva tut da tre, can da l'ua!!”
Una doccetta ed un po' di “descanso” (riposo) anche perchè la “caveza” inizia a fumare per l'apprendimento super rapido.
La sera chiacchieriamo per diverse ore con Zelanda e Rosa Maria prima in spagnolo da diligenti studenti che siamo... ma poi la stanchezza ci fa cedere sul, più semplice ed immediato, inglese!!
Un sacco di “Tareas” e dormiamo come orsi in letargo.

07 gennaio 2011
Oggi è già la nostra ultima lezione... come vola il tempo quando si è studenti!! ahAh
Oggi Felix ci insegna el “pasado imperfecto” y “el futuro”. Beviamo diversi caffè per tenere sveglia la mente ma i 4 giorni di intense lezioni iniziano a farsi sentire.
Salutiamo il nostro bravissimo insegnate con il quale ci scambiamo i contatti e speriamo di rincontrare un giorno!!
Dopo aver pranzato facciamo una siesta per riposare un po' la testa e verso le 16 abbiamo appuntamento con Sebastian, Axcel e Richard per verificare i prezzi di alcune agenzie viaggio e prenotare la risalita guidata dell'attivo “Volcan de Pacaya”.
Contrattiamo il prezzo in un agenzia vicino alla scuola, 100Q comprensivo di 3 ore di trasporto, sicurezza e guida per la risalita.
Salutiamo Richard che preferisce salire la mattina e ci diamo appuntamento con i nostri amici francesci per l'indomani.
Le chiacchierate serali con la nostra famiglia si fanno sempre più intensi e divertenti coinvolgendo sempre più membri della famiglia, nipoti, cognado, sorelle ecc.
Nanne...

08 gennaio 2011
Alle ore 7 sveglia, colazione e ci dirigiamo velocemente alla stazione dei Chicken Bus dietro al mercado. Da qui ne prendiamo uno per San Juan de Obispo (1,5 Q). In venti minuti siamo ai piedi del vulcano de agua nel ridente paesino famoso per la produzione artigianale di cioccolata.... come mancare questa tappa? Anche perchè qui la cioccolata e 100% naturale, senza nessuna aggiunta. Altro che la “pazaia” che arriva in Europa!
Camminamo nelle tranquille vie del paese sorridendo e salutando le cordialissime persone del luogo.
Su indicazione di una signora bussiamo ad una porta e compriamo da due anziani signori 3 libre di cioccolata alla “canella” e “arroz” (riso). Salutiamo un gruppo di bambini sulla strada e raggiungiamo un'altra casa che produce cioccolata, qui conosciamo un simpatico ragazzo che ci mostra il suo presepe con tanto di cascata e le sue decine di coppe vinte con la squadra di calcio del paese! Anche qui compriamo 2 libre di cioccolata al “almendra” e “arroz”.
Almeno ora potremmo portare un regalino alla nostra famiglia antigueňa che abbiamo scoperto essere ghiotta di cioccolata!!
Tornati ad Antigua facciamo un giretto nel mercato comprando i marshmellow da cuocere sul vulcano, delle pile per la torcia elettrica e un mango vierde che pero' senza l'aggiunta di chilli, limon e sal è troppo acido per esser mangiato.
Ritiriamo il nostro certificato di frequenza alla scuola graduato con livello “intermedio” dal nostro insegnante, SEM MASA FORTI!!
Ritiriamo anche il nostro bucato da una lavanderia li vicino e portiamo il tutto a casa.
Iniziamo un veloce ed intenso tour “fai da te” dei monumenti e iglesie della città e vediamo nell'ordine:
Iglesia y convento de nuestra seňora de la Merced”
passiamo per il famoso arco con orologio de Santa Catarina, simbolo della città
Las Capuchinas
passiamo da “inguat” per alcune info sul lago di Atitlan
facciamo un po' di foto al mercatino fuori dalle rovine dell'iglesia “el Carmen”
Visitiamo le maestose rovine de la “Catedral de Santiago”
Entriamo nel “parque central” dal quale si vedono il “palacio de los capitanes generales” e el “Palacio del Ayuntamiento proyecto linguistico Francisco Maroquinn”
La pittoresca ed incantatrice ciudad de  Antigua Guatemala è la principale icona della eredità ispanica coloniale. E' collocata in una valle circondata da tre vulcani e montagne con piantagioni di caffè.
Per la sua storia e la sua bellezza fu dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 1979.
con le sue incomparabili vie selciate ed antichi edifici offre uno scenario dal quale prendono vita splendide tradizioni culturali e religiose.
Torniamo a casa per l'ultimo pranzetto in famiglia e alle 2 in punto siamo pronti davanti al “parco del Manchen” in attesa del microbus che ci porterà al volcan de Pacaya.
Partiamo solo verso le 14.45 dopo aver recuperato tutti i passeggeri in svariati luoghi della città e aver riempito due pulmini su uno dei quali sta un uomo armato di “shotgun”. PAURA!!
Ci incontriamo nuovamente con Sebastian e Axcel con i quali chiacchierano tutto il viaggio includendo nella conversazione anche due simpatici madre e figlio boliviani.
Arrivati all'entrata del parco nazionale dopo circa un ora e mezza, scopriamo che la strada è momentaneamente chiusa per lavori e non è ben chiaro se verrà riaperta!!
Dopo svariate nostre lamentele insieme a noi monta una guida del parco e tramite una strettissima, sterrata e ripida strada alternativa cerchiamo di aggirare i lavori stradali.
Ovviamente dopo 20 minuti di “sciracche” dell'autista, sobbalzi e strisciate sulla carrozzeria del pulmino buschiamo clamorosamente una gomma.
Siamo nel bel mezzo del parco senza la scorta di sicurezza e con un'unica altra gomma, tra l'altro0 non adatta a strade sterrate!!
Dopo 15 minuti viene cambiata la gomma e riusciamo fortunamente ad arrivare all'imbocco del cammino per il vulcano.
Ormai è quasi notte ma con buon passo e guidati da una guida locale di 75 anni che ci da “la paia” come se fossimo marmocchi che non hanno mai camminato, iniziamo il nostro ripido percorso.
Passiamo per ripidi boschi fino ad arrivare ad enormi e pendenti colate di lastre di lava e detriti vulcanici, il tutto circondato da una misteriosa nebbia che rende ancora più intrigante l'ambiente.
Arriviamo a pochi metri dalla vetta che è già notte ma da una feritoia del terreno riusciamo a scorgere della lava. Con una  guida entriamo anche in una grotta dove la temperatura segna circa 50 gradi... sembra la sauna dell'hotel Erica (Johnny ed Elisa: avete presente la temperatura?).
A maggio si è verificata un grande esplosione che ha modificato completamente il ciglio del cratere, ora non più raggiungibile, e creato anche quella grotta. E pensare che il giorno prima le escrusioni si sono svolte regolarmente... azzorola!
Il cielo stella è magnifico e ad una ventina di metri si scorge la cima del vulcano.
Max abilmente estrae il suo bastoncino, raccolto nel bosco, ed inizia a cuocere su una fenditura sul terreno i tanto ambiti marshmellow che cotti in questo modo ed in questo luogo sembrano ancora più buoni!!
Tempo di cottura cada uno: circa 3 sec.
Ritorniamo con i nostri frontalini alla base del vulcano e il pulmino guidato dalla guarda con il shotgun arriviamo sani e salvi ad Antigua con due ore di ritardo (22.00).
Salutiamo gli amici francesi e ci diamo un ipotetico appuntamento a “San Pedro la Laguna” sul lago di Atitlan fuori dalla principale iglesia a mezzogiorno di martedì.
Povera Rosa Maria ci avrà aspettato chissà quanto.... noi ci scaldiamo la cena al microonde... CHE FAME!!
Prepariamo i bagagli e andiamo in nanna!

09 gennaio 2011 Antigua – Chichicastenango
Lasciamo un messaggio rigorosamente in spagnolo per  la nostra cara Rosa Maria che ci ha coccolato come dei figli, con grandi risate e molta simpatia, oltre ad averci deliziato con i suoi speciali manicaretti.
Insieme al messaggio lasciamo due libre ci cioccolato, una  alla cannella e una di Arroz (riso) comprate a San Juan de Obispo il giorno prima e alcune pietre del vulcano di Pacaya raccolte la sera precedente.
Alle 7 meno dieci siamo in strada per attendere il microbus che si fa attendere fino a quasi le otto (che freddo!).
Fortunatamente incontriamo anche Rosa Maria e abbiamo modo di poterla salutare!! MUCHAS GRACIAS DE TODO!!
A circa metà della strada ci fermiamo per una colazione e ci beviamo due caffè caldi con il pan dolce comprato ieri ad Antigua!
Passiamo per bellissime verdi valli, pueblos dove la vita si svolge serena al ritmo della natura, altre cittadine più grandi dove animati mercati colorano le trafficatissime strade.
Arrivati a “Chichi” con la nostra cartina lonely planet arriviamo diretti al “Mini hotel Chichicasteca” dove prendiamo un bella cameretta con rossi mattoni, asciugamani, sapone e persino la bustina per lavare i capelli... gran servizio per il prezzo di 70 quetzal.
La posizione è ottima a due passi da una delle vie del mercato e nell'incrocio da dove partono tutti i Chicken Bus!
Finalmente entriamo nel vivace mercato e restiamo colpiti dagli sguardi delle persone, i vecchietti con i loro bianchi sombreri, le donne con i coloratissimi “traje” tradizionali  e dai bambini che sorridenti giocano tra le bancarelle. Il mercato pullula di gente locale e turisti che pero' dopo le 2 abbandoneranno il mercato, lasciandoci godere a pieno della compravendita locale.
Arrivati alla chiesa di San tomas una grande gradinata bianca ospita le venditrici di fuori, all'entrata delle donne accendono incensi e spargono i fumi con lunghi incensari. Uno spettacolo unico e veramente emozionante.
Seduti sui gradini scattiamo foto sensazionali, cogliendo lo spirito del più acclamato mercato artigiano del centro america. Entriamo nella chiesa, sul corridoio centrale ci sono dei piccoli altarini in pietra dove la gente svolge dei rituali maya-cattolici. La gente recita dei simil mantra-preghiere, accende decine di candele allineandole sull'altare, sparge delle gocce di acqua e posiziona dei mini mazzetti di fiori eseguendo anche una specie di segno della croce e altri gesti con le mani.
Proprio di fornte alla grande iglesia sorge una piccola copia della stessa dove un prete sta pregando davanti ad una teca contenente una statua a dimensioni umane di cristo dopo “la passione”.
Ci viene un certo languorino e decidiamo di mangiare nel centro del mercato dove ci servono una deliziona “comida”: Carne de Res, Arroz, verduras, tortillas (15 Q).
Facciamo amicizia anche con Josefa, la siora adetta a preparare le tortillas, che “spossata” dalla giornata si concede una pausa e si siede vicino a noi per scambiare 4 chiacchiere. Si sperimenta il nostro apprendimento dello spagnolo!! Wow, funziona! Grazie Felix e Rosa Maria.
Passeggiamo ancora fra le bancarelle dalle lavorate e ricamate stoffe, maschere di legno, verdura, frutta e artigiani di ogni genere. Max ne aprofitta per far rinforzare da un calzolaio sulla strada i suoi ormai “mitici” sandali che resistono ma sono vicini al capolinea.
Verso le 3 alcune bancarelle iniziano a sbaraccare e noi un po' cotti decidiamo di gustarci un gelatino in un “tienda” (negozietto) locale.
Torniamo in camera per una piccola siesta e calato il sole usciamo di nuovo per la strada.
Il mercato è quasi del tutto sparito e al suo posto, nella via principale, ora ci sono venditori e nuove bancarelle di pane, tacos, tortillas, carne.... tutto pronto per la cena!
Proprio ai piedi della cattedrale gustiamo dei deliziosi pupusas con carne e queso... coperti di pomodoro ci ricordano un po' il calzone italiano... “che bom”. Beviamo anche una “caliente” chocolate con arroz... seduti nella penombra con le poche luci intorno viviamo un magico momento ricordando un po' i mercati a lume di candela di Battambang in Cambogia.
Incontriamo un francese di nome Ian che era con noi in bus e ci racconta del suo viaggio... rimaniamo scioccati quando scopriamo sta salpando da un luogo all'altro con la sua imbarcazione.
Ci racconta che l'anno scorso l'ha portata dalla Francia a capo verde e successivamente con 17 giorni di navigazione in solitaria ha attraversato l'oceano ed è arrivato in Venezuela... MIIIIII PAURA!
Ci scambiamo le email e gli auguriamo un “buena suerte” per il suo intraprendente viaggio.
E' ora di nanna... buenas noches!

10 gennaio 2011 Chichicastenango - Panajachel
Questa mattina poltriamo un po' di più e verso le 10 torniamo al mercato, irriconoscibile rispetto a ieri, e facciamo colazione con delle “Chuchitas” e “leche con arroz” facendo amicizia con la canterina Bechi e sua madre.
Prendiamo gli zaini e scendiamo in strada per attendere un chicken bus che arriva dopo circa mezz'ora. Nel frattempo un signore mezzo ubriaco di nome Juan ci prende a cuore e decide di intrattenerci tutto il tempo e aiutarci a prendere il bus (5 Q).
Ogni volta che ci parlava venivano delle alitate di rum....
Dopo 30 minuti di sali e scendi per tortuose strade ad altissima velocità, sobbalzando dai sedili ad ogni buca... arriviamo con lo stomaco un po' sottosopra a “los encuentros” dove prendiamo al volo un altro chicken per Panajachel (2,5 Q). Arrivati a “Sololà” scopriamo che il bus non è diretto e dobbiamo prenderne un'altro per discendere, a velocità folle, la ripidissima scogliera che porta al lago (3 Q).
Eccoci finalmente a Panajachel... facciamo due passi in “Calle Santander” e prendiamo una stanza al “Santander Hotel” (70 Q).
La via principale è piena di bancarelle turistiche ed ospita anche un bel mercato degli artigiani. Scendiamo verso sud fino al lago e passeggiando verso la “playa publica” Max mangia del pollo con riso, pasta, verdura e tortillas mentre Ele degusta una enorme pupusas al formaggio.
Ci fermiamo ad una tienda per una rinfrescante limonata e facciamo amicizia con una simpatica anziana signora che vende alcune stoffe.
Ritorniamo verso il nord della città e ci addentriamo nelle vie “vere”, meno turistiche, fino alla bellissima facciata della chiesa che sembra essersi deformata con il passare del tempo.
Una tappa n qualche negozietto e compriamo una buonissima “torta di pane” per la colazione di domani. Dopo una piccola siesta usciamo e degustiamo un leche con arroz in una bancarella sulla strada, una grande tortilla chiamata “gringa” (come gli americani) con 3 tipi differenti di carne, salsa di avocado, altre verdure e salse di contorno e  un magnifica torta di Limone per Max.
Nanne.

11 gennaio 2011 San Pedro la Laguna
Sveglia, sistemiamo gli zaini, una massaggino rilassante per la schiena dolorante di Max e dopo esserci lavati ci rechiamo all'embarcadero Tzanjuyu.
Da qui prendiamo una lancha (25 Q) ed in circa 30 minuti siamo nella ridente cittadina di San Pedro La Laguna.
Saliamo per la ripidissima 2da Avenida e dopo aver chiesto informazioni ad una poliziotta davanti al mercato della città troviamo un bella cameretta al “Joyas del Sol Hotel” (30 Q) con terrazzo vista lago, frigo, cucina e acqua purificata gratuita... un affarone, gestito da una cordialissima e disponibile coppia. Juan ci illustra le possibili attività e ci da qualche dritta sui prezzi corretti per le lanche.
Usciamo per passeggiare nel centro e ci rechiamo fino alla chiesa dove attendiamo per circa mezz'ora i nostri amici francesi Axcel e Sebastian con i quali ci eravamo dati appuntamento ad Antigua a mezzogiorno nel caso fossimo stati ad San Pedro il martedì.
Sfortunatamente non arrivano e dopo una bevanda iniziano a perlustrare la cittadina che si rivela da subito molto graziosa e tranquilla.
Chiediamo anche qualche informazione alle agenzie viaggio per salire sul vulcano di San Pedro e per i mezzi diretti a El Salvador.
Tutt'intorno al lago di Atitlan ci sono delle alte montagne e ben tre vulcani quello di San Pedro (3020 m), Toliman (3158 m), Atitlan (3537 m). Alcuni paesini sono solo raggiungibili a piedi tramite dei sentieri nel bosco o con la lancha. Proprio bello!
Scopriamo pero' che nessuno dei vulcani è attivo e la camminata per salire su quello di san Pedro, circa 5 ore, è solo per godere del panorama. Vogliamo cucinare i nostri Marsmellows sulla lava!!
Come si fa??
Ci perdiamo per le viette del paese scoprendo ad ogni angolo scorci della vità quotidiana della gente del posto. Compriamo un paio di succosi mango e torniamo al nostro hotel per studiare con le nostre guide come proseguire il nostro viaggio e sapere qualcosa di più dei dintorni del lago!
Verso le 18 usciamo e nei pressi del mercato gustiamo su una bancarella: 2 squisiti tostadas con guacamole, frijoles e ricca fracitura, un panino farcito di verdure e un paio di succulenti “trigo” (latte caldo con orzo).
Salutiamo la signora e la figlia promettendole di ritornare anche domani. Max si compra un Cigarros, qui le sigarette si possono comprare anche sparse a 1Q, che si fuma nel giardino del nostro hotel.... ed eccoci qui a scrivere un po' di diario!!!
Buon notte!!

12 gennaio 2011
Ci svegliamo e passiamo al mercado nel centro del paese per bere un trigo (2Q) e mangiare un paio di plumcake alla cioccolata presi in una tienda sulla via principale (1 Q cada uno).
Scendiamo poi la ripida 2da avenida verso il pontile di Panajachel, qui Ele abbassa il prezzo da 15 a 10Q a testa per una lancha che ci porterà a San Marcos la Laguna ovviamente non appena sarà un po' piena!! Dopo aver atteso un quarto d'ora sulla barchetta partiamo e solcando le mosse onde della mattina sentiamo rilalirci in gola la nostra “deyauno” (colazione).
La cosa strana è che il vento qui, a San Pedro la Laguna, è abbastanza puntuale e molto forte fra le 8 e le 9.30 circa la mattina e dalle 7 alle 8.30 la sera.
Arrivati nella tranquilla e un po' hippie San Marco facciamo amicizia con un ragazzo del luogo che produce bei ed originali gioielli con pietre di ogni genere.
Ele rimane colpita, dapprima, da degli orecchini che assomigliano molto al suo tatuaggio con il sole e spirale ma infine compra un anellino molto carino con una tonda ametista viola, ricordando anche le parole di mamma Silvana che spesso elenca le proprietà di questa pietra.
Il paesino è circondato da molta natura, con sentieri che passano fra piantagioni di caffè, grandi alberi di banana e avocado.
San Marcoè diventato famoso tra gli  hippies, i quali credono che questo posto abbia una sua energia spirituale particolare.
E' un posto eccellente per praticare ed imparare meditazione, terapie olistiche, massaggi, reiki e altre attvità spirituali. Al centro del paese c'è un centro di meditazione chiamato “las piramides” che offre il pernottamento in bungalow a forma di piramide orientate secondo i 4 punti cardinali, offre attività fisiche come yoga e massagi e metafisiche come lettura dei tarocchi, canalizzazioni etc.
Giriamo su e giù per i labirintici sentieri fino ad arrivare al particolarissimo negozietto “ganesha collection” dove non possiamo fare a meno di acquistare alcune cosette indiane!
Percorriamo infine un bel sentiero a ridosso sul mare su strane pietre squadrate fino ad arrivare ad una piattaforma su una roccia a ovest del villaggio dalla quale la gente locale si cimenta in tuffi acrobatici e si gode una magnifica vista del lago, dei vulcani e di San Pedro.
Tornati alla piazza principale, contrattiamo un tuk tuk (5Q a testa) per il paesino di San Pablo la Laguna che raggingiamo tramite pendentissime strade... hey ma che potenza hanno ste piccole ape car?
Il paese è del tutto privo di turismo, e per questo molto folcloristico, sulla via principale dove sta la iglesia si vendono dei biscotti, simili ai bretzel ma dolci, che non possiamo fare a meno di assaggiare. Tutt'intorno altre bancarelle di frutta e verdura e mucchi di vestiti usati in attesa di essere venduti al migliore offerente.
La vita nelle viuzze del paese si svolge con ritmi tranquilli fra bambini che corrono e giocano per le strade, cani, galline, cataste di legna posizionate davanti alle case ad essicare, piccole “tiende” (mercerie varie) ecc.
Gironzoliamo un po' rispondendo ai saluti gioiosi di alcuni bambini, mamme ed anziani signori seduti davanti alle proprie case...
contrattiamo un altro tuk tuk  (5Q a testa) e raggiungiamo il paese di San Juan la Laguna.
Rimaniamo da subito colpito dalle decine di minuziosi e colorati murales che descrivono varie vicende e mestieri del paese. San Juan è decisamente più grande degli altri due ma conserva un clima molto sereno e rilassato con belle viste sul lagoe gente molto cordiale.
Mangiamo da una signora che su un tavolino davanti a casa sua ha diverse padelle con cibo vario e serve succulenti piatti misti, a scelta, per la modica cifra di 5 Q (40 cent di euro).
Mangiamo dei noodles, crema di frijoles, 8 tortillas, carne de res per Ele e un specie di zuppa di verdure e fegato per Max. Bueno provecho!!
Saliamo infine su una camionetas (2 Q a testa), un pickup nel quale si monta in piedi sul cassone e che parte solo quando è pieno, in 10 minuti raggiungiamo San Pedro godendo della bellissima vista  che si gode dalle colline circostanti il lago.
Torniamo al nostro hotel per una pennichella e la sera torniamo dalla seňora Maria e la figlia jessica per gustare i sue squisite “tostadas” e il suo “trigo”.
Una cioccolata calda in un ritorantino davanti al parco dell'iglesia... anche oggi è ora di andare a nanna!

13 gennaio 2011
Sveglia con calma ed Ele ne approfitta per fare un po' di bucato... due passotti per il paese e, vista l'ora decidiamo di saltare la colazione e passare direttamente al pranzo.
Nel mercato un seňora ci serve una bella coscia di pollo, frijoles, arroz per Max e noodle per Ele il tutto accompagnato da 8 tortillas ed un “leche con arroz”.
Prima del pranzo prenotiamo per le 13.30 un bagno caldo alle “solar pool”, delle piscine da due o quattro persone che: prelevano l'acqua calda da profondi tunnel che provengono dal vulcano raccogliendola in tubi disposti a spirale sul terreno, in grado di mantenere la temperatura per circa 3 ore grazie al calore del sole.
Sulla via del ritorno al nostro hotel troviamo per caso i nostri amici francesi Sebastian e Axcell in un piccolo ristorantino. Ci raccontano di non essere arrivati in tempo per l'appuntamento di martedì ed essendo arrivati un giorno in ritardo hanno pensato di raggiungerci a San Marco come sembrava essere il nostro programma.
Raccontiamo della nostra idea di passare il pomeriggio nelle piscine solari e immediatamente decidono di prenotare anche loro per le 14.30.
Arrivati alla nostra piscina l'acqua è bollente e nell'attesa Max ne approfitta per studiare un po' di spagnolo ed Ele per continuare la sua lettura di “La rondine fuggita dal paradiso” di Hyok Kang.
Dopo circa 45 minuti l'acqua non sembra cambiare la sua temperatura e chiediamo di aggiungere un po' di acqua fredda! Nel frattempo anche Axcel e Sebastian ci raggiungono e il pomeriggio trascorre veloce fra racconti di luoghi, viaggi, musica ecc. Proprio un bel pomeriggio “en smoa te l'acqua”... muy rilassante!!
Ci diamo appuntamento per la colazione al mercato con gli amici francesi e torniamo in hotel per una bella doccia e un po' di relax prima di uscire nuovamente per la cena.
Ele prende dei tacos con carne sulla strada, Max un panino con Chorizo, una specie di salciccia.
Ci rechiamo poi dalla, ormai nostra amica, seňora Maria la quale quando ci vede scoppia a ridere poiché sta sbaraccando la sua bancarella... ha finito le sue scorte e dispiaciuta ci affida alla figlia jessica che ci accompagna fino alla sua “coňada” Micaela aldilà del parco della iglesia.
Qui mangiamo un paio di buone “tostadas” e un “caliente leche con arroz”.
Tornati al hotel ci facciamo un rudimentale caffè con una padella... visto che di una moka non si vede neppure l'ombra...
Buone nanne!!!

Data (Date): 23 gennaio 2011
TITOLO (Title): 14-20 gennaio 2011 Guatemala e El Salvador
TESTO (Post):
14 gennaio 2011 San Pedro la Laguna - Santiago de Atitlan
Ore 9.30 appuntamento con i nostri amici francesi davanti al nostro hotel e ci dirigiamo al mercato dove facciamo colazione con alcuni paninetti dolci al cioccolato e vaniglia (1 Q l'uno) e un buon trigo caldo dalla signora Micaela (la coňada de Maria).
Scendiamo verso il pontile da dove partono le embarcadero per Siantiago de Atitlan.
Cerchiamo di contrattare il prezzo il prezzo ma il tizio è un osso duro e così cediamo al prezzo di 30q a/r.
Il lago è oggi particolarmente mosso e tira un forte vento, montiamo quindi su un imbarcadero più grande, che dovrebbe essere più stabile, aggirando una grande botola dove alcune persone stanno  mettendo mano al motore. 
Da li a 20-30 minuti arriva un altro barcone e ci vine detto di trasferirci su questo. Perlomeno abbiamo avuto la possibile di digerire un pochino.... sembra di essere nel film “la tempesta perfetta”!
A Santiago ogni giorno ci sono delle bancarelle ma il paese si anima particolarmente per il grande mercato del venerdì e della domenica!!
Chiacchieriamo animatamente con Axelle e Sebastien e distraendoci non ci accorgiamo del maremoto e in corso.
Smontati ci rendiamo conto che diverse case e una gran piazza con fontana sono completamente allagati. Strano visto che siamo nella stagione secca e essendo un lago non dovrebbero esserci differenze di alta e bassa marea, chissà!
Risaliamo, circondati da diverse bancarelle di tessuti e artigianato locale, un ripida strada che ci conduce nel vivo del mercato dove tutti sono intenti nelle loro vendite e contrattazioni che non fanno nemmeno caso ai nostri “mimetici” scatti fotografici!
Un mercato che da subito ci conquista per la sua genuinità e per i volti della fantastica gente guatemalteca.
Al centro del paese c'è il “parque de Paz” che sorge in ricordo del massacro del 2 dicembre 1990 in seguito al rifiuto delle armi e ogni tipo di violenza da parte della popolazione durante la guerra civile.
Qui diversi signori anziani, ovviamente con sombrero bianco e pantaloni tradizionali a striscie, si rilassano e chiacchierano fra di loro osservando la grande folla nelle vie del mercato.
Difronte al parco sorge la grande “iglesia” che all'interno contiene diverse statue in legno dei santi, ognuna delle quali indossa dei vestiti fatti a mano dalla gente e rinnovati ogni anno.
Molto particolare la statua di Santiago a Cavallo! Nella cappella laterale si svolge una messa con orazioni ripetute all'unisono da diverse persone in ginocchio a terra, che a volte ci sembrano pianti disperati.
Santiago è anche la casa di “Maximon” per i ladinos (persone mezze indigene e metà europee), Rilaj Maam per i Maya e San Simòn per gli spagnoli. Maximon è una stauta in legno scolpita con sembianze umane e colorati vestiti che fuma sigari e sigarette e beve “venado rum”.
E' una combinazione di dei Maya, Pedro de Alvaro (il conquistatore s'angolo del Guatemala) e il biblico Giuda, ogni anno viene spostato all'interno di una nuova casa del paese dove alcuni uomini si prendono cura di sorvegliarlo, raccogliere le offerte in denaro, sigarette o alcool e cantano per lui.
Chiediamo informazioni a diverse persone ma ognuna ci manda in direzioni diverse, sembra veramente un “caccia al tesoro”.
Un po' per culo arriviamo su una strada in riva al lago dove un passante in bicicletta ci indica la casa affianco a noi dicendoci che li stà “Maximon”.
Entriamo nella buia sala dove al centro c'è San Simon e lateralmente diverse altre stutue di Santi Cristiani fra i quali Gesu' Cristo e l'inquietante San Pasqual con la faccia da Teschio. 
Diamo un offerta al fumante Santo e ci viene raccontato da una bambino che ogni sera il santo viene messo a dormire in una botola sopra la stanza per poi discendere la mattina e fumare e bere le sue offerte!! Che stranezza.
Le nostre pance iniziano a brontolare e così troviamo un ristorantino dove mangiamo una buona comida del dia (Bistecca di res, arroz, frijoles ed insalata) ed alcune tortilla con Salsa de Aguacate (avocado).
Con passo veloce scendiamo la ripida stradina per il porticciolo e prendiamo letteralmente “al volo” una barchetta più piccola della precedente che in circa 40 minuti ci riporta a San Pedro.
Restiamo a chiacchiere con Sebastien e Axelle ancora per un po' ed infine ci salutiamo, augurandoci un buon viaggio e dandoci appuntamento a Koh Tao in Tailandia (dove Sebastien a volte lavora come maestro di immersioni).
E' ora di una doccetta e una piccola penichella.
Alla sera usciamo e ci rechiamo dalla mitica seňora Maria che ovviamente ci sta aspettando con un gran sorriso.
Una tostadas tira l'altra sorseggiando un buon “Atol de Elote” (bevanda calda e densa a base di Mais). Chiacchieriamo con Maria che ci racconta della sua famiglia e ci da il suo indirizzo promettendole che le scriveremo non appena a casa una bella cartolina con la neve!
Una mezz'oretta in un internet point per pubblicare il diario e dritti a nanna, visto che l'indomani ci aspetta un lungo viaggio verso Xela.

15 gennaio 2011 San Pedro la Laguna - Quetzaltenango
Ore 8.00 e siamo nella piazza in fronte all'iglesia di San Pedro dove prendiamo un Chicken Bus che partirà alle 8.30.
Passiamo nuovamente per San Juan, San Pablo e risaliamo per una “tornantosa” e tortuosa strada dove sulla vetta c'è il paesino agricolo di Santa Clara la Laguna. 
Arrivati al bivio con la “interamericana”, ci sembra di rinascere... per fortuna abbiamo mangiato solo un piccolo “yoghurt de fresa”, saggia idea!!
Alle 11.30 arriviamo a Quetzaltenango detto Xela dai locali. Attraversiamo l'intero “mercado la terminal” e arrivati nei pressi del tempio di Minerva con la goffaggine di un elefante che vuole montare su una cinquecento saliamo su un minibus con destinazione “el parque”.
Dopo poche centinaia di metri ecco l'imprevisto, scoppia una gomma e dobbiamo scendere con i nostri zainoni e rimontare su un alternativo bus. 
Giunti nei pressi del “Parque Centro America” verifichiamo alcune sistemazioni  e decidiamo per l'Hotel del Quetzal (120q x 2noches).
Lasciamo i bagagli ed iniziamo la nostra prima perlustrazione della città fermandoci per prelevare dei Quetzal in una banca della piazza principale.
La piazza è molto particolare e l'architettura è un misto greco-romano con imponenti edifici che ci ricordano in parte quelli del Cairo, un po' in decadenti e con piani terra che superano i 6 metri di altezza.
Mangiamo alcuni tacos di pollo e un enrollada de carne in un piccolo locale e passeggiamo a zonzo per  la city.
Passiamo per il mercado e ci beviamo un “Atol de elote” a testa per aiutare la digestione (3,5 Q), facciamo una capatina al supermercato per prendere alcune bevande e ci rilassiamo un pochino in camera. Usciamo nuovamente e passeggiamo in direzione della posta, entriamo in un negozietto di libri e attirati dal fantastico profumo che proviene dal ristorante “Sabor de la India” verifichiamo i prezzi che da subito ci sembrano ben diversi da quelli indiani. 
Salendo per la 15a Av. Arriviamo nell'affollatissimo strade che ospitano le bancarelle e gli edifici del “mercado la democracia” e passeggiamo per ore gustando le contrattazioni ed un bella chiesa bianca dove si sta svolgendo uno strana cerimonia che sembra un matrimonio ma manca lo sposo, una cresima?  In fronte alla chiesa c'è un  parco  con diversi lustrascarpe, venditrici di cibo e bevande e diverse statue molto particolari che raffigurano ruote maya e strani personaggi.
Tornado a piedi verso il “parque” centrale incappiamo in una seňora che prepara degli ottimi pupusas al formaggio e del caliente caffè.
Un saltino all'interno della cattedrale ed è ora di nanna.

Particolarità e osservazioni sui Guatemaltechi:
1.Dopo la moda, lanciata da Madonna qualche anno fa anche in Italia di abbellire i denti con un brillante qui, in Guatemala, sono ancora più estravaganti. Diverse signore hanno uno o + denti frontali interamente contornati di oro. Sinceramente non è un bel vedere, ma forse ci si deve solo abituare come per i piercing e tatuaggi estremi.

2.“Le donne qui usano la testa!”. Non è uno slogan femminista ma qui veramente si porta qualsiasi oggetto con la testa. Il vestito tradizionale indigeno ha spesso un copri testa che sembra una coperta piegata a quadrato o, in caso di pesi maggiori, una specie di turbante a cerchi alto circa 10 cm come base per appoggiare enormi cesti, anfore di acqua e qualsiasi altra cosa. Le donne sfidano ogni regola della fisica e della gravità passeggiando disinvolte tra la folla dei mercati, su strade dissestate ed addirittura all'interno di un Chicken Bus in movimento. Spesso per caricare e scaricare il carico necessitano l'aiuto di un altra persone visto il grande peso. Da vedere per credere!!

3.“Pimp my Chicken”. Avete presente quella trasmissione su MTV dove, con la complicità di un vostro amico che non ne puo' più di vedere la vostra auto decrepita vi presenta ad un equipe di stravaganti meccanici? Beh, qui avviene lo stesso con i Bus. Gli “school bus” gialli (visti anche nella sigla dei Simpson) dismessi dagli stati uniti vengono completamente smontati, ridipinti, alcune parti vengono cromate, il motore viene sostituito con uno + potente e il muso completamente rinnovato e reso molto + aggressivo. Ogni chicken bus e completamente diverso dagli altri, ha un nome ed un coloratissima insegna con graffiti di alta fattura che indica la destinazione, luci colorate ed intermittenti e diversi gadgets decorano la parte interna.

4.“Come ci si siede su un chicken bus?”. I chicken bus in Guatemala hanno un sedile da due per lato lasciando un corridoio di poco più di 35 cm per passare. C'è da dire che le signore qui in Guatemala sono spesso “Gorde”, cioè un po' abbondanti. Sui sedili da due posti stretti ci si deve pero' stare in tre per cui il terzo ha, all'incirca, mezza chiappa appoggiata sul sedile e tocca con la spalla il terzo passeggero dell'altra fila. Stranamente sembra che questo sistema funzioni ma, non essere disattento, perché qui non si chiede di farsi fare un po' di posto a chi è seduto ma senza fiatare ma ci si siede e basta. Per questo motivo potresti trovarti un signora di 100 kg seduta sulla tua gamba... azzz. Capito perchè li chiamano bus delle galline?

5.“Prezzi onesti per tutti!”. Nei mercati è ben accetta la contrattazione e a volte si carica un po' il prezzo (come avviene anche in Asia), ma per quanto riguarda i mezzi pubblici , cibo e beni di uso giornaliero non serve contrattare ma è buona regola fare il prezzo corretto che viene applicato ai locali, anche ai turisti.

16 gennaio 2011 Quetzaltenango – Momostenango -  San Francisco El Alto – San Andrés Xecul – Salcàja -  Quetzaltenango (Xela)
Sveglia alle 7 in punto ed intorno alle 7.30 siamo per strada girovagando nelle strade fredde, nebbiose e completamente deserte della città. 
Cerchiamo un bus che ci possa portare alla stazione dei Chicken Bus “Minerva” ma a parte qualche rara macchina che passa in lontananza su altre quadre sembra non esserci nessuno.
Risalendo la 15 Avenue fino al calle Rodolfo Robles, da dove solitamente parte “el mercado La Democracia”. Qui vediamo un bus fermo a raccogliere passeggeri ma che sta andando nella direzione opposta alla nostra destinazione. Chiediamo informazioni ed il ragazzo che raccoglie i soldi ci dice di montare (1,25 Q a testa)... bene pensiamo noi.
Dopo un bel po' di giretti in città, aggirando diverse strade che sono state bloccate con grandi cilindri rossi (chissà perchè!?!) arriviamo alla stazione, Max compra un Leche con arroz in un bancarella e nemmeno il tempo di montare sul Chicken Bus siamo già sulla via per Momostenango (7 Q a testa).
Usciamo dalla città passando per due grandi rotonde, una con un statua di un imperatore Maya, l'altra di un signore con un zainetto in spalla che sembra essere un “backpacker” proprio come noi!!
Si vede che ci vogliono bene e noi viaggiatori, AhAh
Passiamo per il sempre trafficatissimo “Quatros Caminos” da cui si biforcano diverse strade con molteplici direzioni e saliamo verso nord.
Entriamo in un bella valle piena di montagne, che un po' ci ricorda casa nostra, qua è la sorgono paesini di varie dimensioni spesso non molto interessanti visto che le case sembrano gettate di cemento non ancora terminate. Qua e là pero' notiamo che la vita rurale è già iniziata, gli animali sono al pascolo: cani, galline, oche, mucche, cavalli ecc. e la vita tutt'intorno si sta pian piano attivando. Anche la nebbia sembra finalmente sparire per far posto ad un bel sole che inizia a scaldarci un pochettino.
Dopo circa 1 ora e mezza di viaggio arriviamo in un bella valletta piena di campi ben arati che formano disegni geometrici straordinari. Passiamo per un paesino molto carino dove si sta svolgendo un festa, a terra diversi rami con aghi di pino sparsi un po' dappertutto (per il mondo maya sono sacri e per questo vengono messi anche sulle tombe per allontanare gli spiriti cattivi).
Sentiamo della musica in lontananza e passiamo in fronte ad un bellissimo luna park con rudimentali giostre come quella con cavalli ed una piccola e colorata ruota panoramica che ci chiediamo come venga azionata!! Boo
Saliamo in cima alla montagna, tramite ripidi tornanti di strada sterrata, dalla quale godiamo un completo panorama della valle agricola.
Iniziamo quindi a scendere per circa mezz'ora per un ripidissima strada non asfaltata ma che nei tratti più pendenti ha fortunatamente due scie di cemento per poter passare con un mezzo.
Per fortuna non abbiamo fatto colazione!! 
Finalmente arriviamo un po' sottosopra a Momostenango chiamato dai locali Momos.
Ovviamente sul nostro bus c'è solo gente locale e così sarà per l'intera giornata. Non abbiamo visto nemmeno un turista e la cosa ci piace molto!
Saliamo per una ripida stradina e ci addentriamo nell'affollatissimo mercato della domenica.
Rimaniamo da subito colpiti ed affascinati da questo enorme mercado, qui si vende di tutto, vestiti e cianfrusaglie usate, coperte, tessuti, frutta, verdura, spezie, carne, pesce, ceramiche, attrezzatura elettrica e per cellulari, materiale scolastico e di cartoleria, pietre di calcio, lattoneria di ogni tipo e qua e la si serve cibo e bevande.
Veniamo subito attratti da una ricca bancarella che serve delle super cariche “tostadas” e ne approfittiamo per prenderne una con verdura e carne ed una solo di carne... squisite e veramente ricche (10 Q). Giriamo ancora a “random” per le strade del paese e ad ogni angolo veniamo affascinati dallo sguardo delle donne con Traje tradizionale, uomini con grandi sombreri bianchi e i dolcissimi bambini che ci donano forti emozioni e grandi sorrisi.
Entriamo in una tettoia dove si servono piatti di vario tipo e da una gentilissima signora prendiamo della carne di res alla plancha, arroz, crema di frijoles ed alcune tortillas gialle di mais.
La signora continua a sorriderci e ad osservarci con una super apprensione nei nostri confronti, come se volesse far bella figura con noi essendo “forse” i suoi primi clienti stranieri. Ci porge un secondo cucchiaio per Ele, alla nostra richiesta di tortillas le compra in un altro bancarella, ci porta dei tovaglioli e ci porge un buonissimo the caldo di erbe miste dove ovviamente non manca la cannella (12 Q).
Ringraziamo ed aduliamo un po' la signora prima di andare, la quale ci risponde con grandi sorrisi e ci augura un “feliz viajo”... noi facciamo lo stesso con un “buena sorte seňora!”.
Gironzoliamo ancora un po' osservando la gente, le loro contrattazioni e i modi di vendita.
Qui si vende a numero (15 banane per 5 Q, circa 50 centesimi di euro) o a peso utilizzando le bilance a due piatti, c'è chi promuove il suo prodotto con grandi urla, c'è chi invece punta all'ordine e alla bontà dei propri prodotti... insomma c'è da fare per tutti ed essere qui ci dona momenti meravigliosi.
Scendiamo a piedi del paese e chiediamo da dove partono i bus per San Francisco El Alto... scopriamo che siamo dalla parte opposta del paese e risalendo le pendenti strade, dopo un quarto d'ora siamo in bus dove attendiamo la partenza.
Max prende un paio di “Leche con arroz” (2 Q l'uno), ormai la nostra bevanda preferita, e dopo 10 minuti di sgasate e urla dell'autista e del suo collaboratore per attirare più gente possibile, finalmente partiamo con un nuovo chicken bus (5 Q a testa).
Saliamo dapprima per un ripidissima strada e giungiamo ad un passo nel mezzo di un fitto bosco di altissimi pini, da qui iniziamo a scendere di parecchio fino a San Francisco El Alto (2582 mslm) da cui si gode di una bella vista dell'intero distretto. Visto che il giorno di mercato è il venerdì e a parte la vista non sembra esserci molto di interessante da vedere, decidiamo di proseguire verso la nostra prossima meta.
Ripassiamo per i “quatros caminos” e smontiamo poco dopo ad un bivio per San Andrès Xecul distante circa 4 km.
Qui c'è un pickup con almeno 30 persone in piedi sul cassone, l'aiutante dell'autista ci fa segno di montare in piedi sulla sponda aperta del cassone piegatasi in maniera esagerata visto che solo su questa siamo in 7. Ci teniamo stretti ed in equilibrio con il sedere a sbalzo toccando con la sponda sul terreno ad ogni cambio di pendenza della strada... fantastico, saremo almeno 45 su un pickup... quasi da guiness!
Arriviamo nei pressi della  piazza, paghiamo 2 Q all'autista e da subito notiamo la cupola della chiesa che sembra più una tenda del circo, si dice che sia la chiesa più bizzarra del centro america!! Ma la cosa più spettacolare è la facciata di un forte giallo scioccante e con angeli, fiori, vigne rampicanti, tigri, scimmie  dai colori super sgargianti. Peccato che la chiesa sia chiusa e non si possa entrare. Facciamo qualche foto e risaliamo per il paese chiedendo qua e la informazioni su dove sia ubicato San Simon (Maximon) presente anche qui come in Santiago di Atitlan. Arriviamo nell'ultima casa in cima al paese dalla quale si vede un vista completa della valle. Qui una gentile ragazza ci mostra dove sta San Simon che sta allegramente fumando due sigarette, tiene vicino alcune bottiglie di liquore, occhiali neri, vestito, scarpe e quanti neri ed in mano alcune banconote come vuole la tradizione.
Max mette nella sua mano 10 Q come offerta e scopriamo che il 28 ottobre di ogni anno si svolge un super festa a cui partecipa anche il santo e si suona e balla la Marimba ovviamente fra fiumi di Licor e Sigarros.
Scendiamo a valle, prendiamo un ghiacciolino per rinfrescarsi e ci incamminiamo per la strada.
Poco dopo fermiamo un pickup e saliamo sul cassone insieme a diverse donne e bambini.
Ci facciamo lasciare al precedente bivio (2Q a testa) e poco dopo prendiamo un Chicken Bus per Salcaja (3 Q a testa). Risaliamo di alcune quadre ed eccoci di fronte alla prima chiesa cattolica del centro America datata 1524, haimè anche qui non si puo' entrare. Il paese è anche famoso per le sue bevande alcoliche come: il “Caldo de Fruta” (una specie di Sangria calda ma molto molto alcolica), il Licor “Red” e il “Rompopo (Rum, uova, yolk ecc.).
Chiediamo a diverse donne dove poter provare il “Caldo che fruta” ma nessuna sembra sapere... arriviamo infine al mercado dove acquistiamo 4 manghi ma haimè non troviamo alcuna bevanda alcolica famosa! Peccato!
Dalla chiesa nuova di Salcaja prendiamo un Chicken Bus (5 Q) chiamato la “Guadalupana” con un grande affresco della “virgen de Gadalupe” all'interno del tetto bus. Scopriamo poco dopo che il bus non arriva alla stazione Minerva, come ci era stato detto, ma ci lascia ad un distributore ai margini della città (Zona 5). Azz.
No problem, da qui montiamo su un minibus e facciamo amicizia con  l'autista fino ad arrivare nei pressi della stazione Minerva dove visitiamo il parco zoologico gratuito della città.
Qui vediamo: scimmie ragno, lupi,  due o tre tipi volpi, galline, oche, aquile, falchi, gufi, pellicani, pappagalli coloratissimi, giaguari, maiali, altri strani facoceri, pecore, tacchini, procioni, porcellini d'india circondati da un sacco di incuriositi Guatemaltechi. Sempre nello zoo c'è un bellissimo parco dei divertimenti per bambini con enormi scivoli e svariati altri giochi. Alcune coppiette stanno abbracciate sedute su una coperta e famiglie fanno un picnic mentre i bimbi corrono scatenati per tutto il parco! Anche qui nessun turista.
Sono quasi le 17 ed il sole inizia a calare, decidiamo così di fare un aperitivo con qualche stuzzichino.
Da un signora davanti all'entrata dello zoo prendiamo un Enrolada ripiena di verdure e carne e due tostadas con “chile”, carne, verdure e “queso” (10 Q).
Ci spostiamo poi verso il tempio di Minerva che assomiglia a quelli di creta in Grecia, costruito nel 1917 in onore del dio dell'educazione... chissà come mai ci sono così tanti riferimenti ai greci negli edifici di questa città.
Dal basamento del tempio godiamo di un 'ottima vista del vulcano mentre il cielo inizia ad arrossare.
Scendiamo fino al mercato dove ci sono diverse bancarelle di cibo ed una band che suona la marimba!! Il suonatore di fisarmonica si mette in posa per noi con un  gran sorriso per uno foto...
Nel resto del mercato non c'è un gran movimento e ormai quasi tutte le bancarelle sono state smantellate, restano solo mucchi enormi di maleodorante immondizia.
Compriamo un librettino di ricette del centro America da un ragazzo per 5 Q.... vediamo se la mitica cuoca Ele mi farà qualche bel manicaretto una volta a casa...
Prendiamo un minibus verso il “Parque Central” ufficialmente conosciuto come il Parco Centroamerica e restiamo in piedi a 90 gradi per quasi tutto il viaggio visto che è stato ovviamente caricato in maniera inverosimile (2,5 Q).
Arrivati in centro facciamo un visita alla Cattedrale e ci spostiamo per terminare la nostra cena nel mercato nei pressi del Museo de Historia Natural (Casa de la Cultura) qui assaggiamo 3 “Gachicos”, una specie di mini tacos croccanti con carne e qualche verdurina (5 Q)... molto buoni, 1 pupusas de chiceron (6 Q) ed 1 de queso (6 Q) sorseggiando 1 “leche con arroz” e un “Atol de elote” (latte di mais) (4 Q l'uno).
Passiamo dal supermarket per prendere un gatorade visto che siamo un po' disidratati e dopo 11 ore e cambiando ben 9 mezzi (50,5 Q in due... circa 5 euro!).. siamo un po' cotti, ci credo!! 
The caldo, doccetta e a nanna! Buonas Noches!

17 gennaio 2011 – Quetzaltenango Xela - Chimaltenango – Antigua
Sveglia alle 6.30  ed intorno alle 7 siamo su un minibus che ci porterà nei pressi del “mercado el terminal”.
Attraversimo di buon passo il mercato fino ad arrivare nuovamente alla “Estacion Minerva” dove saliamo su un chicken bus con destinazione Chimaltenango.
Sorseggiamo un paio di “Leche con arroz” per scaldarci un pochino ed osserviamo la città che si sta a poco a poco svegliando ed animando.
In circa 2 ore e tre quarti arriviamo alla città di cambio “Chimaltenango” dove attendiamo circa 10 minuti per risalire su un bus verso la nostra amata Antigua.
Passimo per dei bellissimi e colorati paesini coloniali e scorci di natura super verde.
Ed eccoci nella ormai nota stazione dietro al mercato di Antigua. Chiediamo ad un vigile urbano dove possiamo trovare una “abitaciòn economica” (camera low cost)  e veniamo indirizzati verso un gruppo di posade. Entriamo nella prima e ci piace da subito, sia per il prezzo che per il cortile interno e le stanze colorate (Posada Vero 60Q).
Ci docciamo ed andiamo diretti nell'agenzia, che avevamo trovato la settimana scorsa, per comprare, dalla seňora Mariella, un posto su un microbus che domani ci porterà diretti sulla playa della Costa del Balsamo in “el Salvador” (200Q a testa). Ci buttiamo nel mercato alla ricerca di un paio di occhiali per Elena ma non ne troviamo, su consiglio dei nostri amici francesi mangiamo in un piccolo ristoranti li di fronte dove finalmente ci vengono servite delle verdure cotte (Patate, Zucca, Uischil, Pannocchia, un pezzettino di carne, 2 tortillas ed una zuppa di riso – 15Q).
Visitiamo ulteriormente le vie antiche della città ed entriamo nel bellissimo e ristrutturato palazzo che ospita la biblioteca comunale. Attirati dal profumo di violetta che esce dai bagni, era da “hong Kong” che non ne trovavamo di così puliti, ne approfittiamo per darci un rinfrescata e fare un po' di “plim plim”.
Ci spostiamo poi sulla 5a Avn Norte dove, nei pressi dell'arco de santa Caterina, entriamo nel mercato de Artesians e compriamo alcune cosettine. Qui incontriamo nuovamente Michele, il simpatico bergamasco che avevamo incontrato ad “Agua Azul” in Messico. E' passato quasi un mese e ne abbiamo di cose da raccontarci. Ci diamo un mezzo appuntamento in centro per la sera ma facendo tardi non riusciamo, haimè, a trovarci. Ci dirigiamo verso il “parque del manchen” e suoniamo alla porta di Rosa Maria che stupita ci sorride e ci abbraccia invitandoci ad entrare in casa sua.
Qui parliamo allegramente e ci spostiamo poi nella casa di Antonio che purtroppo sta dormendo e non riusciamo a vederlo. Beviamo un caffè e facciamo altre chiacchiere sperando che Antonio si svegli ma il sonno è piuttosto pesante.
Salutiamo la mitica casa e la nostra carissima Maria sperando di poter un giorno ritornare nella bella Antigua e rincontrarci.
Ora di nanna.

18 gennaio 2011 Antigua – Playa El Tunco
Sveglia verso le 7.30 , colazione veloce al mercado e alla 8.30 siamo sul microbus che in circa 3 ore e mezza ci porta ala confine con El Salvador passando per bei ambienti rurali, fiumi e monti dalle strane forme. Qui cambiamo i quetzal avanzati in dollari americani, valuta de El Salvador dal 2001, e ci aspettiamo di dover pagare 10 Usd per entrare nel nuovo stato.
Il gentile ufficiale della frontiera salvadoregna ci comunica che con il solo timbro di entrata in Guatemala abbiamo il diritto di stare massimo 90 gg fra Guatemala, El Salvador, Honduras e Nicaragua timbrando il passaporto solo all'uscita di ogni stato!! Bene!
Nei pressi della frontiera ci sono enormi alberi con foglie giallissime veramente belli, ed in circa 1 ora e mezza siamo a destinazione non dopo aver visto le belle spiagge nere vulcaniche dall'alto delle tortuose strade.
A el Tunco troviamo un bella ed accogliente camera con tavolino, amaca, cucina e terrazzo sul rio nel “Carpa Lodge”.
Chiediamo alcune informazioni ad Isabel e 20 minuti dopo scendiamo dal bus 80 nel centro de “la Libertad”.
Stremati dalla fame compriamo un'ottima comida locale con pescione per Max e pollo per Ele accompagnato dai soliti Arroz, Frijoles, verdure e tortillas. Dalla seňora accanto beviamo anche un caffè per ripigliarci un po' ed iniziamo a fare una spesa, soprattutto a base di verdura (ne abbiamo proprio bisogno) nel mercato e supermarket locale.
Visti prezzi turistici de El Tunco possiamo approfittare della cucina per staccare un po' con l'alimentazione centro americana. Yeahhhh
Tornati al “Carpa Lodge” facciamo ubn salto veloce alla playa e ai Calle dei dintorni e torniamo a casa per gustare degli invitanti spaghetti al dente con pomodoro e frutti di mare comprati sul “moje”  (molo) de La Libertad. Un atol preparato da noi. 
Facciamo la mezza notte a chiacchiere in Espanol con i simpatici proprietari del Lodge: Isabel e Mario.
Nanne.

19 gennaio 2001 Playa El Tunco.
Colazione con un insalata di platano e mango e un “atol de leche”.
Un po' di bucato ed eccoci in spiaggia per rilassarci  e lanciarci in spericolati bagni fra le movimentate onde dell'oceano pacifico.
Max chiede alcuni prezzi per affittare un surf.
Verso le 15 torniamo a casa e prepariamo un buon pranzetto un insalata di pomodori in crema di avocado, una frittatina messicana e caffè salvadoregno!
Relax e pianificazione delle prossime tappe del viaggio sulle nostre amache (ci siamo resi conto di essere un po' indietro con i tempi e quindi accelereremo un pochino il ritmo).
Mario e Isabel ci hanno preso in simpatia e stasera ci hanno appena offerto delle tostadas a testa per assaggiare i "camarones"  freschi cucinati alla  maniera messicana.. che bontà!! Oggi la signora ha persino aggiustato i pantaloni a Max con la macchina da cucire e non ha voluto nulla! I ne vol propri bem! 
Oggi Max ha conosciuto anche uno dei surfisti più forte “Juan” che è venuto da Mario per autografare un grande poster che appenderà nel lodge.
Anche oggi passiamo la serata in allegria e spensieratezza chiacchierando con Mario che ci racconta della situazione attuale in El Salvador.
Un “Atol de Avena” che offriamo anche a Isabel e nanna.

20 gennaio 2011 Playa El Tunco.
Colazione con frittata con uno strano incrocio fra platano e banana che ci ha dato Mario, mango e caffè.
Compriamo un ottimo formaggio fresco ad una signora del luogo che passa da lodge (2,5 Usd per un gran bel pezzo avvolto in una foglia di banano).
Max affitta un surf per 3,5 ore a 5 USD, le onde nella prima ora sono magnifiche e si sente un vero surfista... ogni volta che sale sulla tavola riesce a cavalcare l'onda!! Woooowwww
Na figada pazzesca!
Un po' di descanso (relax) e fuori di nuovo sulle onde mentre Ele prende il sole e fa qualche bagnetto per sopravvivere all'altissima temperatura di oggi.
Un capatina in internet per prenotare il volo per l'India a mamma Silvana, nonostante la lentissima rete ce la facciamo!!
Torniamo al lodge e Isabel ci ha preparato un buonissimo frullato freschissimo di “Macaron?” (uno strano frutto rosso, bianco o arancione che nasce da un bitorzoluto fagiolo). 
Una spaghettata piccante con pomodoro e Makerel e caffè, come in Italia, e un po' di nanna per Max che è cotto mentre Ele legge un libro.
Sera rilassante con insalata con pomodoro, avocado e formaggio fresco... una crema molto gustosa.
Isabel ci offre anche un caliente “Atol de Avena” ottimo per la digestione.
Anche stasera restiamo a chiacchiere con Mario che ci racconta della sua coraggiosa e frenetica vita fra El Salvador e gli Stati Uniti, salutiamo i nostri amici che un po' si commuovono visto che domani partiremo all'alba.
Abbiamo passato proprio dei bei e sereni giorni... grazie anche a voi: ISABEL E MARIO.
Nanne.

Data (Date):09 febbraio 2011
TITOLO (Title):21 - 29 gennaio 2011
TESTO (Post):
21 gennaio 2011 Playa El Tunco – Sansonate – Juayua – visita ad Ataco e Apaneca.
Sveglia che fuori è ancora buio.
Sveglia alle 5, un caffè veloce e siamo in strada ad aspettare il bus per le 6.10.
Viaggiamo tra campi verdi che ricordano le risaie asiatiche fino ad arrivare a Sansonate,  un'animato  cittadone ricco di bancarelle.
Alla stazione del bus cambiamo bus al volo, che con nostra sorpresa non è un chicken bus ma una specie di vecchio autobus con la parte frontale ri-decorata.
Arriviamo a Juayua in circa mezz'ora e scendiamo direttamente nel parque central.
Vaghiamo per le ripide stradine alla ricerca di una sistemazione economica seguendo indicazioni delle siore del posto, ma incappiamo in posti fuori budget, dopo un bel po' di camminate troviamo, passando per il mercato nel retro dell'iglesia, l'Hotel El Mirador a soli 200m da dove eravamo arrivati col bus.
Buttiamo gli zaini in camera, ci diamo una rinfrescata e partiamo alla scoperta della Ruta de las Flores.
Dopo 45 minuti circa eccoci alla nostra prima tappa, il paesino coloniale di Ataco. Con una piccola presenza di indigeni e diversi locali, famoso per il suo commercio tessile e case di color pastello, bellissimi murales e con un'aria molto intima. Gironzoliamo subito nel mercato alla ricerca di un paio di infradito per Max, quasi del tutto introvabili visto il piedone!!
Ci consoliamo con una buona comida ed una piacevole passeggiata fra la vita del piccolo pueblo.
Ci fermiamo a fare una foto davanti al “comedor hellen” con dei bei murales raffiguanti la raccolta del caffè. Qui stringiamo amicizia con l'artista nonché padrone del locale che ci illustra la sua opera e le sue future intenzioni artistiche.
Prendiamo un altro chicken bus ed in circa un quarto d'ora siamo a Apaneca dove Ele perde il braccialettino di stoffa comprato sul lago di Atitlan. Sob!!
Inutile la corsa di Max per raggiungere il bus che per pochi metri lo scarta sulla “Calle”.
Apaneca è un tranquillo paese di montagna a 1450 m,  il secondo più alto ne El Salvador.
Tutt'intorno colline adornate da piantagioni di caffè, casettine coloniali pastellate e un mercato ricchissimo di piatti succulenti... avendolo saputo prima potevamo “almerzuare” qui. 
Interessanti, oltre che ai patriotici murales, le case con mattoni in fango alcune delle quali ridotte un po' maluccio.
Torniamo a  Juayua, un caffè e qualche dolcetto in un bella cafeteria/panaderia sulla piazza principale e ci portiamo sul terrazzo dell'hotel con vista a 360° sulla città per scrivere un po' di diario e leggere qualche email.
Usciamo per una scorpacciata di ottimi pupusas, panzarotti in pasta di riso o mais ripieni di queso (formaggio), chipilin (un' erba verde molto gustosa tipo le coste), Mora (simile agli spinaci ma leggermente più amari), Ayote (cetrioli o zucchini?).
Per preparare un pupusa, dopo un interrogatorio alla “Cocinera” del locale “El Chele” (in onore del nostro amigo Bisi), scopriamo che viene bollito il mais per diverse ore finché non diventa completamente bianco; viene scolato e macinato fino a diventare un pasta morbida e lavorabile con le mani.
Con abili mosse viene inserito il ripieno e cotto al momento su piastre calienti. Presto su facebook un nuovo gruppo by Ele: “te quiero pupusa”.
Nanna.

22 gennaio 2011 – Juayua
Sveglia con calma ed eccoci alla tanto attesa “Feria gastronomica” di Juayua che si svolge ogni weekend nei “calles” circondanti la piazza. 
Porta l'esempio delle migliori specialità regionali e musica dal vivo nella piazza.
Fra gli ambiziosi piatti, carne argentina, iguana, maialino della Guinea e rana al barbeque.
Interroghiamo un giovane dottore che studio' nella capitale riguardo la vitilliggine ed impariamo un sacco di nuovi metodi e segreti! “Preparete papà Biagio che quando tornon te conton”.
Una bella scorpacciata di carne mista al bbq, un atol de elote per Ele ed uno de piňa per Max ascoltando una talentuosa ragazza che canta canzoni su dedica.
Caffetino alla nostra dulceria, spesa al supermercato dove notiamo che diversi prodotti sono marchiati “Dani”!
Altro che Petrolvilla, non sapevamo di questa tua seconda attività! Birichina!
Alla sera proviamo un'altra pupuseria da due simpatiche signore...
Ora di nanne.

23 gennaio 2011 Juayua – Santa Ana –  Parque Nacional Los Vulcanes
ore 6.05 siamo già in strada, Ele carica gli zaini sul bus con l'aiuto del bigliettaio “presarolo”, mentre Max corre con in mano due bicchieri di cioccolata ustionante, impresa funambola.
L'autista sembra non voglia aspettare un secondo in più, Ele allora inizia ad intrattenere il bigliettaio per dare il tempo a Max di arrivare.
Con le dita mezze ustionate ecco sopraggiungere anche Max....Azz ma non doveva partire alle 6.15 questo bus?
L'autista inizia a sgasare in segno di sfogo per l'eccessiva attesa, poi accelera come un pazzo... parte in anticipo pensiamo noi e invece il bus mette la retro, parcheggia lateralmente per attendere i 10 minuti come da tabella di marcia.
Azz tutta questa corsa per poi fermarci, non potevano dircelo prima?
Eppure è sempre così, sono sempre di fretta, addirittura le persone si preparano in piedi già alla fermata precedente. E non si puo' certo prendersela con calma, bisogna saltare giù di corsa e schizzare su mentre il bus è ancora in movimento e tenendosi un po' dappertutto cercare di stare in equilibrio per raggiungere un posto e sedersi mentre l'autista sgasa e frena come un forsennato.
Pero' c'è una cosa da dire a favore: tutti aiutano tutti. C'è sempre qualcuno che prende la borsa della spesa della vecchietta o la cesta della frutta della seňora, o il casco di banane o il sacco da 50 kg di sementi del passeggero che sta scendendo o salendo.
Nelle tratte più lunghe, puo' essere che ci si fermi in un ristorante per fare colazione ma non ci si deve assolutamente distrarre perchè appena l'autista ha terminato, sale sul bus, mette in moto e va senza curarsi dei passeggeri.
Ore 7.20 dopo una ripida salita su un passo e un velocissima discesa a tutta birra siamo a Santa Ana.
Prendiamo un bus per il centro, al volo, e cerchiamo sistemazione. Molliamo gli zaini al Hotel Livingston (15 usd) che ha le sembianze di un classico motel americano con tutte le porta affacciata sul parcheggio interno e di corsa raggiungiamo il terminal “la Vencendora”.
Ore 8.05 siamo al terminal, ore 8.10 partiamo con il bus che passando per il Congo ci porta all'entrata del “Parque Nacional Los Vulcanes”.
Ore 10,15 scendiamo dal bus e paghiamo un dollario per l'entrata.
Ci incamminiamo verso un mirador da dove osserviamo il classico vulcano nero di Izalco, il più giovane del gruppo che si è formato in seguito ad una eruzione nel 1770, alto 1910 mslm e con la reputazione di essere il faro del pacifico.
Ore 10,25 mangiamo degli ottimi pupusas al queso con una cioccolata caliente e ce ne facciamo preparare altri 4 da portare via.
Ore 10.50 le guide radunano tutta la gente e le dividono in due gruppi: uno per el Volcan Izalco e uno per Volcan Sant Ana. 
Noi optiamo per quello Sant Ana è alto 2365, anche conosciuto con il nome di “Ilamatepec” ed è il terzo punto più alto de El Salvador. La sua ultima eruzione del 2005 ha ucciso due raccoglitori di caffè ed ha costretto ad un evacuazione generale della zona.
Ore 11.00 la guida ci illustra la difficoltà dell'escursione e mette in guardia le persone poco preparate, o con asma (no problem per Ele, si è già “spruzzata” ed in più l'è na “Fiamaza”) o senza il materiale necessario (scarponi, acqua, cibo ecc.). Durante tutto il tragitto ci sono diversi poliziotti che controllano il sentiero.
Prima scendiamo per un folto bosco privato (1 usd), attraversiamo un prato privato e paghiamo un altro dollaro, arriviamo ad una seconda entrata dove paghiamo altri 6usd per la riserva per poi risalire le pendici del vulcano.
Qui la vegetazione è veramente particolare, in principio è un bosco ricco di uccelli per poi diventare un ambiente più brullo con piante grasse simili all'aloe vera ed enormi strani cactus.
La terra dopo circa 1 ora diventa più arida ed il paesaggio sembra lunare.
In meno di due ore siamo in cima, superando delle ansimanti ragazze che sembrano spirare da un momento all'altro... ma faranno un po' di ginnastica a scuola? Ci chiediamo noi.
Anche perchè il sentiero non è poi così impegnativo, “l'è come nar sul spizo dei Oclini”, ah ah.
Dalla cima c'è una vista spettacolare da dove si puo' vedere il lago di Coatepeque (largo 6 km), 360° sulla valle e il Volcan Izalco. L'enorme cratere, con circonferenza di 3 km circa, custodisce un verde-smeraldo lago con acqua fra i 40-55 gradi e profondo circa 30 metri, haimè non più raggiungibile in seguito all'ultima eruzione. 
Sulla cima stringiamo amicizia con un famiglia di Salvadoreňi e ci scambiano i nostri indirizzi facebook promettendoci di spedire le foto della neve non appena tornati.
Chiacchieriamo per gran parte del tragitto di ritorno fino alla nostra partenza con il bus per Santa Ana delle ore 15.
Ore 16,30 siamo di nuovo in città, due passi in centro, prima al mercato per comprare aguacate (avocadi) e crackers per la cena e poi ai vari terminal per controllare gli orari per il giorno dopo.
Pappa e nanna.

24 gennaio 2011 - Santa Ana – Sant Andres – Joya de Cerèn – Apopa – Las Aguilares – Suchitoto
Max taglia i capelli di buon ora e passiamo per il mercado per il Dejauno. Qui facciamo amicizia con il gestore della tienda che ci serve della carne, uova, frijoles ed un buon caffè. Una delle persone sedute al ristorantino ci regala alcuni segnalibri con frasi spagnole augurandoci “que le vaga bem”! “Gracias, ugualmente” , rispondiamo noi.
Proseguiamo per il Parque Menendèz e l'Iglesia el Calvario, scendiamo nella Calle Libertad Poniente con colorati edifici coloniali fino ad arrivare al bellissima Parque Libertad, la Town Hall, la famosa Neo-gotica cattedrale e il teatro de Santa Ana. Entriamo in un supermarket dove Max compra delle infradito e dell'acqua.
Scendiamo sulla 1a Av Sur fino alla Iglesia El Carmen e ritorniamo verso il nostro hotel.
Dopo un tragitto a piedi fino al Central Bus Terminal nei pressi del Mercado più grande della città partiamo intorno alle 10.30 con destinazione Sant Andres.
Veniamo fatti scendere nel bel mezzo di una tangenziale a più corsie e, dopo aver chiesto informazioni a più persone, capiamo ben presto che non c'è nessun hotel nel paese situato a diversi km di distanza. Azz
Decidiamo quindi di visitare “Joya de Cerèn”, la Pompei di El Salvador. Saltiamo su un bus che ci molla davanti all'entrata del sito, ovviamente chiuso visto che è lunedì. Ma che sfiga.
Appesi nel retro di un pickup ritorniamo all'incrocio con la tangenziale e dopo svariati giri e tentativi di capire dove prendere il bus per Apopa, attendiamo circa 1 ora e mezza prima che ne arrivi uno.
Ad Apopa, saliamo al volo su un areografato e super “casinaro” chicken bus discoteca.
I bassi del subwoofer ci stanno facendo letteralmente un massaggio al sedere!! Che mal de testa.
Arrivati a Las Aguilares ci spostiamo a piedi verso la fermata che, finalmente, ci porterà alla nostra meta finale: Suchitoto. Prendiamo un paio di bevande fresche e delle banane da un signora e dopo circa 1 ora siamo finalmente sul bus.
Arriviamo a Suchitoto una mezz'ora prima che vada giù il sole giusto in tempo per goderci il panorama sul lago dal nostro “hotel vista lago” (10 usd a notte).
Un doccia veloce, relax e cena nella bella piazza del paese con pupusas de queso a nastro e cioccolata caliente... CE LA SIAMO PROPRIO MERITATA DOPO UNA CALDISSIMA E FRENETICA GIORNATA.

25 gennaio 2011 Suchitoto – El Salvador – lago – Suchitoto
Sveglia alla buon ora, bus diretto per la capitale “San Salvador” dalla piazza del mercato dopo un ustionante caffè. Che bello poter bere della sana e frizzante caffeina!!
In circa un'ora e mezza siamo al terminal de oriente dove prendiamo un bus locale per il centro.
L'autista non ci avverte e scendiamo ben 7 quadre più distante.
Passiamo in fronte a spettacolari negozi di scarpe con vetrine che sembrano quadri di arte contemporanea.
Un dejayuno  con uova, queso, arozz, tortillas, frijoles e cafè in una mensa sulla 1a calle poniente.
Entriamo nel lunghissimo mercado ed eccoci nella plaza Barrios circondata dal Palacio nacional, Catedral metropolitana e la biblioteca nacional.
Ci spostiamo al Teatro Nacional (1917) che si affaccia sulla plaza Morazàn e dove il simpatico Luis ci fa da cicerone all'interno dei bei saloni in stile europeo.
Torniamo al Palacio Nacional e dopo aver pagato 1 dollaro di entrata, lo sconto studenti funziona, visitiamo le sale in marmo italiano ed il bel giardino coloniale centrale.
Camminiamo al parque Libertad con la sua famosa statua de libertad “holds court” in fornte della strampalata iglesa el Rosario.
Una struttura decisamente non coloniale in con un tetto ad arco in cemento e vetri colorati, con particolarissime e moderne sculture sacre in pietra e metallo. Un iglesia unica nel suo genere.
Saliamo fino al famoso mercado dell'artigianato “Ex Cuartel” dove Ele fa pipì e Max si beve un caliente cafè. 
Da qui prendiamo un bus di ritorno al Terminal de Oriente e durante il tragitto rimaniamo colpiti dai diversi mezzi militari zeppi di soldati e da alcuni carri armati.
In pochi attimi siamo di nuovo sul bus che ci riporterà nel tranquillo paesino di Suchitoto.
Non ci fermiamo nemmeno per un attimo ed scendiamo per la ripida coloniale strada che ci porterà direttamente al lago Suchitlan.
Lo spettacolo che abbiamo di fronte ci rilassa davvero, distesa di campi con mucche, galline, cani, pulcini, bambini e pescatori. L'ambiente ci ricorda molto l'asia e si respira tranquillità.
Max fa amicizia con un giovane pescatore con il quale discute sulle differenze fra le mucche italiane e quelle salvadoreňe mentre Ele si rilassa seduta ai piedi di un albero circondata da pulcini e galli. Wow, che bel posto!
Fortunatamente evitiamo di dover risalire per circa un'ora la ripida strada, incappando in un bus che ci porta direttamente nel “Parque centenario” dove visitiamo la iglesia Santa Lucia e Max scatta delle fotografia ad una modella che sta posando per un filmato.
Pupusas in piazza, scortati dal cane del' hotel che ci ama veramente, e nanne!!

26 gennaio 2011 El Salvador – Honduras: Suchitoto – Las Aguilares – El Poy – Nueva Ocotepeque – La Entrada – Copan Ruinas
Ore 5.30 bus da Suchitoto verso Las Aguilare (0,7 usd), è ancora notte ma veniamo rassicurati dalla presenza di due poliziotti sul bus armati di shotgun.
Arrivati a las Aguilares prendiamo una cioccolata caliente e Max va alla ricerca di un bancomat funzionante per poter prelevare dei dollari americani, come scorta per il viaggio. Qui è molto difficile cambiare gli euro e spesso il tasso è poco conveniente. Ai confini, soprattutto, non c'è mai un bancomat e bisogna quindi cambiare USD.
Dopo diversi tentativi non andati a buon fine,  attendiamo sulla strada il bus con destinazione El Poy (1,6 usd 2 ore circa).
Alla frontiera con l'Honduras ci vengono richiesti a sorpresa 3 usd di entrata, sono appena cambiate le regole di immigrazione.
Sono le 10 e saliamo su un minibus collettivo per raggiungere  Nueva Ocotepeque (12 lempiras, mezz'ora).
Saliamo su un'altro bus che va in direzione San Pedro Sula (90L) che stranamente non è uno school bus ma uno scassatissimo pullman di linea... con tanto di sedili sfondati ma reclinabili!!
Il viaggio è piuttosto pesante, la strada molto tortuosa e si passa dal caldo al freddo fermandosi centinaia di volte. La lonely planet a indica 2 ore circa ma ce ne mettiamo quasi 4.
Arrivati a la Entrada attendiamo quasi un'ora prima che il bus per Copan Ruinas parta (50L). Ne approfittiamo per mangiare del pollo con riso presso da alcuni ragazzini che vendono nei pressi della fermata.
L'ambiente per giungere alle rovine è veramente spettacolare e selvaggio, si passa fra belle valli con torrenti, praterie con cavalli e mucche e fra montagne folte di vegetazione... la luce fuori inizia a rosseggiare e tutto ci sembra ancora più bello.
Cambiamo nuovamente il bus nell'ultimo tragitto ed eccoci finalmente a destinazione intorno alle 17.30 dopo 12 ore di viaggio!!
Troviamo subito una camera alla “Posada Honduras”, Max preleva dei contatti dopo aver provato ben 4 diversi bancomat, un doccia rinvigorente e raggiungiamo la piazza centrale per berci un buono ed abbondante “arroz con leche” (10L).
Gustiamo un paio di “Baleadas”, una specie di pasta molto fine cotta su piastre circola re simili a quelle usate per le crepe, con ripieno di crema di frijoles, un po' di sour cream, chile e queso (10L l'una). 
Un banana cioc per Max, un banana congelata su uno stecco intinta al momento in cioccolata calda (5L).
Ora di nanne, che giornata!!!

27 gennaio 2011 – Copan Ruinas
Colazione verso le 7.30 al mercado cittadino dopo aver lasciato il pantaloni di Max ad un sarto nei pressi.
Verso le 8.30 siamo sulla carretera verso le ruine di Copan e sul percorso vediamo le prime elaborate Steli.
Paghiamo 285L e ci incamminiamo sulla strada sterrata, superiamo il contro dei biglietti ed ecco diversi enormi pappagalli tropicali coloratissimi sopra di noi.
Il sito è stato dichiarato patrimonio dell'Unesco ed ospitava uno dei più importanti puebli Maya.
Non ha di certo fantastici edifici come altri siti in Messico o Guatemala ma le sue steli sono fra le più elaborate e ben conservate di tutto il mondo Maya.
Il campo del gioco della Pelota è il secondo più grande del centro America perché composto da due grandi edifici.
Veramente impressionante la scalinata dei geroglifici, fatto costruire dal re dei 18 conigli, una vera e propria enciclopedia sulle dinastie dei 12 re che si sono succeduti prima di lui.
Ogni singolo scalino contiene elaborate iscrizioni che con grande lavoro degli archeologi si stanno recuperando e traducendo.
Al lato della scalinata parte un tunnel che porta alla tomba di un nobile e frontalmente la grande stela M (756 AC) che raffigura probabilmente il re della fumo conchiglia con geroglifici che raccontano l'eclissi solari di quell'anno.
L'altare di fronte riporta un serpente piumato con una testa umana che esce dalla sua mascella.
Particolari i volti di coniglio che, secondo Max, hanno ispirato la famosa maschera del film Donnie Darko!
Saliamo sul tempio delle iscrizioni fra enormi alberi secolari che hanno veramente inghiottito i palazzi. Scendiamo verso la plaza Este da dove partono i tunnel de Los jaguares e Rosalila dove si dice sorgesse un enorme tempio molto sacro all'interno della piramide, ricostruito in dimensioni reali all'interno del museo della scultura.
Scendiamo verso il quartiere residenziale dei nobili circondata da una rigogliosa giungla. Siamo solo e ci sentiamo degli archeologi che esplorano mondi e culture antiche!! Che figata.
Passiamo per el Cementerio e saliamo poi nella plaza Poniente dove c'è la replica dell'altare Q (776 AD, l'originale la vedremo poi nel museo), con superbe incisioni dei 16 grandi re di Copan dove venivano fatti sacrifici umani e vennero ritrovate le ossa di 15 giaguari e diverse ossa di probabili sacrifici fatti precedentemente.
Passiamo nel retro dell'acropoli e ritorniamo all'ingresso dove vediamo alcuni “Guatusa”, altri pappagalli e la pianta e frutto del Cacao.
Percorriamo un altro km e mezzo fino ad arrivare al sito de las sepoltura chiamato così perché sono state rivenuto diverse ossa ed anche luogo di residenza dei nobili e leader religiosi.
Impressionate la casa di Bakabs con bassorilievi raffiguranti 10 uomini dai sfarzosi vestiti e piumati copricapo.
Un tempo, un strada ciottolata di un km collegava questo sito alla plaza principale di Copan, mentre ora fra uno e l'altro ci sono centinaia di bianche serre dove si coltivano pomodori.
Tornati al sito principale paghiamo il biglietto per il museo della scultura (133L), aperto nel 1996 che è davvero un esperienza unica. Si entra nella bocca di un serpente Maya tramite ricostruzioni dei tunnel di Copan fino ad arrivare a quella del rosso tempio Rosalila che sta nel centro del museo.
All'interno le uniche ed originali sculture rinvenute in tutto il sito.
Tornati in paese saliamo sino al mirador El Cuartel dove sorge una vecchia prigione.
Visitiamo l'interessantissimo museo casa k'inich che ci mostra  parte delle lingue maya, scrittura, matematica, calendario, astronomia, vestiti, dei, filmato sul gioco della pelota, la ricostruzione della  morte e presunto volto del re K'inich Yax K'uk' Mo', piante e animali  autoctoni dell'epoca Maya.
Passiamo per il parque centrale e visitiamo la galleria fotografica “memorias fragiles” un'esibizione permamente di fantastiche foto delle prime spedizioni archeologiche a Copàn.
Visitiamo la iglesia dove restiamo colpiti da un quadro raffigurante la trinità con angeli e nuvole sulla parte superiore e l'inferno con fiamme che bruciano, vescovi, preti e re!! Azz, forte!
Atol e banana cioc!!
Nanna

28 gennaio 2011 Copan Ruinas - La Ceiba
Ore 7 e 1 minuto, il bus parte da Copan Ruinas, ore 10.50 il secondo bus parte da San Pedro Sula.
Ore 14.50 siamo alla Ceiba sotto un 'acqua torrenziale che sembra smettere solo quando smontiamo dai pullman, incredibile la nostra fortuna!! Grazie angioletti.
Smontiamo alla stazione dei bus e rapidamente Max individua l'ufficio per chiedere gli orari per la capitale “Tegucigalpa” detta Tegus.
Usciamo dalla stazione e chiedendo qua e la troviamo la fermata del bus che ci porta in centro, in fondo al Parque Morazan.
Ci incamminiamo due quadre a su, due in la, una in giù ed eccoci all'hotel San Carlos con tanto di “panaderia” (pasticceria) all'entrata! Yeahhh
Caffè e biscotti, un giretto, chiediamo info all'oficina de turismo, facciamo la spesa, due foto qua e la e ancora caffè.
Visto che le previsioni danno acqua per i prossimi due giorni, sfuma la nostra idea di orizzonti caraibici sulla idilliaca isola di Roatan e così anche l'idea di visitare la riserva naturale “pico bonito” visto che con la pioggia gli animali si riparano e puo' esserci pericolo di frane.
Cena con tortillas e aguacate. Fuori cìè ancora il diluvio universale.
Nanne.

29 gennaio 2011 – La Ceiba – Tegucigalpa
Ore 2.20 suona la sveglia, ci prepariamo velocemente e raggiungiamo l' hotel Iberia da dove prendiamo un scassatissimo taxi per il terminal Cristina.
La pioggia sembra non voler smettere, le strade sono completamente allagate e non ci spieghiamo come il vecchio autista possa vedere la strada dal vetro visto che i tergicristalli sono alzati (70L in due).
Ore 3.30 partiamo con il nostro bus “Mercedes” nuovissimo con destinazione la capitale Tegucigalpa (217L a testa), erano mesi che non vedevamo un lusso del genere.
Durata prevista per il tragitto 7 ore ma i lavori che incontriamo sulla tangenziale nei pressi della città ci fanno arrivare 45 minuti più tardi, ovvero alle 11.20
Scartiamo quindi l'idea di attraversare il confine in giornata  e ci facciamo portare in centro da un taxi (70L) visto che è assolutamente sconsigliato l'utilizzo dei bus cittadini pressi spesso di mira e assaltati dalle gangs locali. Questa volta vogliamo prediligere la sicurezza, molliamo gli zaini nel hotelito Sureňo (150L) ed usciamo a visitare la città.
Nell'ordine vediamo: 
  • l'Iglesia los Dolores con la sua spettacolare facciata proprio di fronte al nostro hotel, 

  • il mercato che si affaccia sulla stessa piazza, 

  • il calle Peadonal (av. Miguel Paz Barahona) con i suoi negozi di tutti i generi, 

  • plaza Morazàn anche chiamato Parque Central, 

  • la Catedral, 

  • nell'alto della collina sono arroccate centinaia di case colorate ed un enorme scritta “Coca Cola” stile Hollywood che si vede da tutta la città, miiiiiiiii!

  • comida a base di pollo, burrita (spezzatino di carne, arroz, platano, frijoles e tortillas), liquados de  melon con leche (93L),

  • iglesia de San Francisco,

  • Parque Valle,

  • iglesia la Merced e palacio de Arte, 

  • la casa Presidencial, 

  • In centro un predicatore con barbone stile Mosè e tunica, scarpe, borsa completamente cuciti a mano, predica insieme alla moglie la venuta di Gesù nel 2016 e la distruzione delle città USA nel 2012. Esplicandola con grandi lenzuoli che mostrano che fra gli eventi più importanti della storia ci sono sempre stati intervalli regolari di 2555 e 70 anni. 

  • prendiamo delle bevande, formaggio al peperoncino fresco e prosciutto al supermarket e torniamo in hotel,

  • palacio Massone Ondureňo a F. Marazàn,

  • parque Errera e il teatro nacional Bonilla,

  • iglesia el Calvario,

  • museo para la identitad nacional dove pero' arriviamo tardi per il filmato tridimensionale delle rovine di Copàn e ci facciamo quindi fare un buono sconto visto che lo dobbiamo visitare in meno di 40 minuti, molto bello il filmato musicale pubblicitario dell'Honduras.
Doccia e cena con tortilla, queso con Chile e Jamon.
Finalmente nanne!

Data (Date): 20 febbraio 2011 (AGGIORNATO IL 25 marzo 2011)
TITOLO (Title): 30 gennaio - 28 febbraio - HONDURAS - NICARAGUA - costa rica - italia
TESTO (Post):

30 gennaio 2011 – HONDURAS - NICARAGUA
Ore 6 sveglia e alla mezza siamo su un taxi che ci porta “involontariamente” alla Colina de Oro. Qui saliamo su un minibus x El Paraiso (65L 1h 3/4min) giusto il tempo di comprare del caffè, il bus è pieno e si parte!
El Paraiso – Las Manos (13L 1/2h)
Confine: il bus ci lascia su una ripida salita a pochi passi incontriamo la dogana sulla nostra sinistra con un impiegato molto simpatico che conosce alcune parole in italiano.
→ uscita Honduras senza problemi non paghiamo alcuna tassa.
da qui si sale per un po', la strada inizia a spianarsi ed a scendere subito dopo l'immigrazione.
→ entrata Nicaragua con un ufficiale scortese e x niente disponibile 10$us x tourist card e 2$us x fee governativa
Chicken bus: Las Manos – Ocotal (11C 3/4h)
Attendiamo un'oretta e mezza al mercado municipal di Ocotal per il Bus Expreso per Estelì (35C espresso 1h e ¾).
Il bus ci fa smontare sulla Panamerica a circa sei quadre dal centro.
Camminiamo per quasi mezz'ora prima di trovare un accomodation all'Hospedaje Chepito (100$C a notte) sull'Avenue central, dieci quadre sud del parco ed in posizione strategica per i terminal dei bus.
Rimaniamo da subito colpiti dai bellissimi murales di buona fattura che sono presenti, a centinaia, negli angoli più remoti delle calles.
Visitiamo la Cattedrale del 1823 con la sua bellissima via crucis in legno intarsiato e dipinto, e ridiamo per il cartello appeso un po' dappertutto nella chiesa: “Para comunicare con dios no necesitas celular”! AhAh
Attirati dalla forte musica rock e canti provenienti da un abitazione, incappiamo in una strana messa dove le persone ballano sfrenati canti ed inni al signore, quasi del tutto in  catalessi,  accompagnati da chitarra, basso e tastiera elettrica. Sembra di essere nel film “blues brothers”.
Stranamente molti di loro sono vestiti con uniformi o maglie mimetiche e notiamo la scritta “soldato de dios” sulla maglietta di uno di loro! Boooo
Veniamo invitati all'interno della chiesa (??) ed un sorridente signore ci porge due sedie a ritmo di musica.
Torniamo verso il nostro hospedaje e facciamo una buona comida “45$C” in un comedor.
Max esce per un dolcetto, che non trova, ma rimane a chiacchiere sulla strada per quasi un'ora con il simpatico Tim (Germania) con il quale si accorda di trovarsi alle 6 dell'indomani alla stazione “cotran sur”. La nostra intenzione è di visitare la “reserva natural Tisey”.
Nanne.

31 gennaio 2011 – Estelì – Reserva Natural Tisey
Sveglia alle 5.00, camminiamo per circa 20 minuti fino alla stazione cotran sur dove facciamo colazione con dei dolcetti e del caliente cafè.
Poco dopo scopriamo che il bus per la riserva è guasto e parlando con un giovane e simpatico ragazzo, che vive nei pressi della riserve, capiamo che l'unico modo per arrivare alla riserva è prendere un bus per San Nocolas, farsi smontare al bivio per la riserva e camminare circa 5 km.
Nel frattempo arriva anche Tim e decidiamo di andare comunque alla riserva anche se non è molto chiaro come arrivarci.
Scesi al bivio dopo circa 45 minuti ci incamminiamo nella strada sterrata verso l'eco Posada.
Tutt'intorno la vita si è svegliata da un pezzo, le signore con rudimentali pompe manuali riempiono secchi di acqua, non mancano cavalli, mucche, maiali, galline, contadini che arano i campi in un ambiente di una pace veramente unico.
La “Reserva Natural Tisey y Estanzuela” è da poco aperta al pubblico ed é molto meno conosciuta della “reserva natural Miraflor”, per questo l'abbiamo scelta.
L'idea iniziale era di venirci a dormire ma fortunatamente non abbiamo preso con noi i nostri pesanti zaini... questa deviazione inaspettata ci avrebbe massacrato.
Tim lascia il suo zaino all'eco posada e pro seghiamo sulla cima della collina (circa 30 minuti) fino al “mirador Segoviano” dal quale godiamo di un eccelente vista a 360 gradi, definita la vista più eccezionale del paese e dalla quale si vede persino il lago di Managua, una dozzina di vulcani e nelle giornate super limpide il golfo di Fonseca in El Salvador.
Beviamo un po' di acqua e mangiamo qualche biscottino godendo del magnifico posto.
Scesi nuovamente alla posada, attendiamo che Tim carichi un po' la batteria della sua macchina fotografica e ci incamminiamo verso la “Galeria de Arte de Alberto Gotierrez- El Jalacate”.
Chiediamo informazioni ad un signore sulla strada che ci porta fino da Alberto che sta sistemando alcuni campi. Facciamo subito amicizia con questo straordinario artista che ci fa scendere per una verdissima valle fino all'ingresso del suo museo naturale.
Da subito capiamo che Alberto è un artista di doti eccezionali, ha creato un ambiente unico pieno di migliaia di piante di ogni tipo: un giardino di una bellezza sorprendente per ospitare le sue sculture sulla pietra. Ma lo spettacolo deve ancora venire, nella parte soprastante la collina c'è una roccia dalla quale si gode di una vista eccezionale che lui ha abilmente scolpito negli ultimi 35 anni della sua vita. Sempre sorridente ci racconta che l'idea fu un sogno di quando aveva nove anni, un messaggio di Dio che gli ha indicato che avrebbe dovuto scolpire qualcosa che raccontasse tutte cio' che accadde in Nicaragua ed altri parti del mondo, usi e costumi, animali, persone, fatti e leggende.... insomma tutto cio' che avrebbe conosciuto.
Il risultato è qualcosa d incredibile, uno delle cose più belle che abbiamo visto e che raccontate con l'entusiasmo genuino di Alberto risulta ancora più sorprendente.
Alberto prima di questo progetto era una persona molto solitaria che non parlava mai con le persone e sempre rinchiuso in casa a bere liquore. Smise di bere ed inizio a scolpire questo suo grande sogno... ora è una persona del tutto rinata pieno di gioia di vivere e voglia di parlare e apprendere dalle persone. UNA PERSONA DA CONOSCERE.
Un ragazzo del posto ci rivela che Alberto non  ha avuto la possibilità di studiare ed ha deciso autonomamente di imparare a scrivere e leggere. Da poco riesce anche a scolpire lacune frasi scrivendo in maiuscolo. Le sue incisioni raffigurano una scoperta di cio' che c'è nel mondo con occhi semplici e con il cuore di una grande uomo come lui che è riuscito a cambiare radicalmente la propria vita. BRAVO ALBERTO.
Salutiamo e ringraziamo Alberto e ci incamminiamo verso il crucero la comunità “La Garnacha”.
Arrivati un po' affamati decidiamo di prendere una ricca comida de Pollo assaggiando anche il buon formaggio caprino svizzero “Tilsi” prodotto dalla comunità.
Facciamo due passi fino al Mirador ed al ritorno conosciamo il simpatico padre Paziente chiamato da tutti “Patrizio”, un bergamasco che ha aiutato la comunità a crescere e a sviluppare molti progetti eco-sostenibili.
Tutti i prodotti artigianali: miele, formaggio, scultura in legno e pietra ecc. vengono venduti a sostegno dell'intera comunità.
Ci viene offerto un passaggio su un pickup fino all'incrocio dove passa il bus, salutiamo Patrizio e Tim  e torniamo ad Estelì.
Alla stazione rimaniamo colpiti dai grandi avvoltoi neri appollaiati sui fili della luce della Panamericana, wow.
Nanne.

01 febbraio 2011 – Estelì – Matagalpa
Sveglia, colazione a Cotran Sur da dove prendiamo un bus per Matagalpa (25$C, 1 ora e ¾) la capitale del caffè e circondata da verdi montagne
Arrivati alla stazione prendiamo un taxi collettivo (10$c a testa) e ci facciamo portare all'ospedaje Vic Pal (140$C a notte).
Cerchiamo di prendere un bus verso “El Castillo del Cacao” ma il conducente non sa dove sia e prendiamo quindi un taxi collettivo (15$c a testa).
Qui ci vengono mostrati i vari macchinari necessari per la lavorazione del cacao e delle simpatiche signorine che stanno confezionando delle piccole barrette ci illustrano la lavorazione e ci fanno assaggiare dei buonissimi cioccolatini grezzi con anacardo e rum.
Non possiamo fare a meno che comprare alcune stecche di questa eccezionale cioccolata pure, ma non dopo prima di aver fatto alcuni assaggi.
Tornati in paese con un chiken bus (3,5 $C) passiamo all'interessantissimo “Museo del caffè”.

Ecco le varie fasi per la produzione del caffè:
1. Determinazione della maturazione (8,5 mesi dopo i fiori) quando la polpa si toglie facilmente ed è rossa o gialla.
2. Raccolta (una buona raccolta determina la qualità e sapore del caffè). Poco maturo: gusto noce.
Troppo maturo: aspro / amaro / acido / sapore metallico.
3. Processo umido:
- Rimozione della polpa;
- Fermentazione;
- Lavaggio.
4. Galleggiamento. Si mette il caffè in vasche di cemento piene di acqua.
Il frutto buono e maturo si deposita mentre quello imperfetto sta a galla.
5. Pelatura della scorza (prima di 8 ore dalla raccolta con macchinario speciale)
6. Fermentazione (avviene in maniera naturale) si toglie la polpa e miele in vasche di cemento o legno con 70/80 cm massimo di chicchi di caffè.
Mescolato di continuo. Non lasciare troppo al sole per evitare una sovra-fermentazione.
7. Lavaggio e classificazione. Avviene in canali di lavaggio / risciacquo e classificato a seconda del galleggiamento. Se lavato in acqua sporca prende il sapore del pesce, se lavato male sa da ananas o è acidolo.
8. Asciugatura in grandi setacci, non i direzione del vento, altrimenti prende odore di polpa.
Lontano da animali o fumo altrimenti perde qualità.
L'analisi finale avviene in base a:
- Fragranza
- Aroma
- Acidità

Qualità del caffè:
PRIMA QUALITA': da 1 a 15% di imperfezione – colore bianco, grigio o leggermente arancione.
SECONDA QUALITA': da 16 a 22% di imperfezione – giallo variabile non uniforme, odore di terra/fango, presenta piccoli taglietti del chicco.
CAFFE' BROZA: > 23% di imperfezione – chicchi malformati, danneggiati e mal lavorati.

Preparazione:
1. AMERICANA minore uguale a 3% di imperfezione;
2. EUROPEA minore uguale a 1% di imperfezione.

Ottima comida al mercato (30$C) e con un bus ci rechiamo fino al sentiero per la Selva Negra.
Da qui dopo 20 minuti di camminata, paghiamo l'entrata al parco privato (50$C). La riserva naturale “La selva negra” è un ecosistema di foresta nubosa a 1570 m di altezza, casa del Quetzal, più di 280 specie di uccelli, 130 specie di orchidee, 500 specie di alberi e diversi animali fra i quali scimmie, giaguari e bradipi.
Al centro del parco c'è un bel laghetto con un ristorante – hotel privato.
Chiediamo alcune informazioni e ci facciamo dare una mappa e chiediamo dove poter avvistare un bradipo.
A poca distanza dal laghetto una guida ci viene incontro e con entusiasmo ci dice che ce n'è no su un albero e che stranamente si stà pure muovendo, un'evento unico per un animale così “embranà”.
C'è anche una specie di troup con tanto di telecamera che mi accorgo che ci sta filmando, chissà che non appariremo su qualche documentario di discovery channel un giorno! AhAH
Il bradipo si muove veramente e sulla pancia ha persino un piccolino.. che spettacolo emozionante.
Camminiamo per circa due ore e mezza all'interno della selvaggia foresta avvistando qualche uccello ed udendo in lontananza il lamenti di alcuni branchi di scimmie. Proprio un bel pomeriggio ed il contatto con la natura ci rilassa veramente.
Torniamo a Matagalpa con il primo bus ed arrivati al parque central ci beviamo un buon caffè da una bancarella e visitiamo la Catedral San Pedro.
Una tortina al limone per Max e nanne.

02 febbraio 2011 – Matagalpa – Leon – Chinandega – Jiquilillo
Sveglia alle 5 per poter prendere il bus diretto a Leon delle 6 del mattino (60$c, 2,5 ore).
Dalla stazione di Leon prediamo un caffè ed un bus per Chinandega che haimè passa per Chichigalpa (20$C) e ci mette quindi di più: circa un'ora e mezza.
Dalla stazione Chinandega  saliamo su un minibus verso il mercadito. Chiacchieriamo con il simpatico che ci introduce alla città e alle usanze dei nicaraguensi.
Dopo circa due ore di attesa prendiamo finalmente un bus per Jiquilillo dove arriviamo quasi due ore dopo.
Smontiamo all'ultima fermata nella speranza di raggiungere il centro del paesino e di trovare una buona sistemazione magari non turistica. Capiamo di essere nella Reserva Natural Estero Padre Ramos, proprio dove l'oceano entra e forma una tranquilla laguna. Qui non c'è niente a parte un bar che offre anche delle spartane camere (aperte senza fly net), diamo un'occhiata ma il prezzo 200C sembra esagerato vista la qualità offerta. La gente non sembra molto affettuosa nei nostri confronti. Sono le 13.20, l'accomodation più vicina è a più di 5km da qua e il primo bus che ritorna a Jiquilillo è alle 15.20. (Tra l'altro è lo stesso che ci ha portato fino a qua).
Ci sediamo al bar ad aspettare la partenza del bus bevendo un jugo de manzana e collezionando gli sguardi incuriositi degli abitanti e dei passanti. Ben presto al nostro tavolino giunge un ubriacone a farci compagnia. Stando a quanto ci raccontano due ragazzine del posto, sembra che la maggior parte dei maschi di queste zone abbiano la smania di bere come passatempo preferito.
Fortunatamente è giunta l'ora x il bus rientra e smontiamo davanti al cancello del Rancho Tranquillo dove una stralunata Tina ci accoglie.
Relax, doccia e cena a base di curry molto succulenta servita dall'ottima cocinera chiamata da tutti “Mamy Nica”.
Conosciamo anche Marla, una signora di New York amante dei viaggi, che fra l'altro parla un buon italiano e trascorriamo dei piacevoli momenti a chiacchiere con lei.

03 febbraio 2011 – Jiquilillo
Passeggiata sulla lunghissima spiaggia x un ora, colazione con un piattone di frutta tropicale, granola e uno spruzzo di yoghurt (sembra impossibile stiamo ingerendo un pasto sano!!). Due chiacchiere con Marla e John. Max e John tentano il tutto x tutto per spedire un'email alle mamme con il simil pc ebook dai poteri paranormali visto che è in grado di navigare su rete 3g senza alcun abbonamento! Booo. Sole, spiaggia e ripetuti bagni x resistere all'altissima temperatura, ma dopo un'oretta e mezza diamo la resa. Doccetta rinfrescante (anche l'acqua della doccia esce calda) e ci spostiamo disperatamente all'ombra per rilassarci in amaca! Rinveniamo con l'alzarsi di una leggera brezza ed approfittiamo per esplorare la zona dall'interno, percorrendo l' unica e polverosa strada che porta a qui.
Partiamo alla ricerca di comedores locali, visto che il prezzo al rancho tranquillo è un po' esoso, chiediamo alla gente, ed incappiamo nella senora Chepita che prima ci indica un comedor più avanti Camminando troviamo una famiglia che prepara liquados de leche e ci inoltriamo sll'interno del vero paese di pescatori dove compriamo un paio di canne da zucchero da sgranocchiare e ciucciare.
Ritorniamo indietro e Chepita ci ferma per proporsi come cuoca. Dice che ci ha pensato e visto che sa cucinare se volgiamo ci puo' preparare la cena a base di pesce o carne per circa 50$C. SPETTACOLO!!
Sfortunatamente abbiamo già prenotato una cena di pesce al rancho tanquilo a casa di Mamy Nica ma ci accordiamo per il giorno successivo.
Relax sulle amache e verso le 18.30 un simpatico signore ci scorta fino a casa di Mamy insieme a Marla. Tutti vivono sotto lo stesso tetto e sembrano essere in mille, tutt'intorno insieme a loro ci sono maiali, cani e galline del tutto liberi e stanno allegramente guardando insieme ai bambini il nuovo cruento film di Robert Rodiguez: “Machete”. Mah!
Ci vengono serviti, fra il lamenti di una grande maiale, degli ottimi pescioni enormi a la plancha accompagnati con tostones (platano a fette fritto), Riso e frjioles.
Torniamo al rancho tranquilo, relax sulle sedie amache e nanna.

04 febbraio 2011 – Jiquilillo
Rituale passeggiata sulla spiaggia ed arrivati al villaggio confermiamo e ci accordiamo per la cena a base di pesce da Chepita. Avvisiamo che ci saranno anche John e Marla e stabiliamo l'orario per le 18.
Facciamo colazione con due ottimi liquados de banana (15$C l'uno) ed uno de chocolate (20$C).
Torniamo al Rancho e ci rilassiamo sulle nostre amache.
Nel primo pomeriggio facciamo due passi fino alla laguna di acqua salata che scopriamo essere a meno di 800 metri da noi. Qui facciamo un super bagno rilassante di quasi un'ora, siamo gli unici in un ambiente naturale fantastico!! Proprio rilassante.
La cena da Chepita è strepitosa, ci serve dei pesci che assomigliano a “Mobydick” per la loro dimensione, cucinati a la plancha e con verdure miste, platano lesso (tipo patate – molto usato nei paesi caraibici ci dice Marla), gallo pinto e verdura.
Ci complimentiamo con Chepita che ci rivela che questa è la sua prima esperienza con i turisti e che, grazie a noi, ha pensato di mettere un cartello sulla strada per pubblicizzare un po' il suo “nuovo” comedor (ristorantino). Come dei veri manager della ristorazione le diamo qualche consiglio e la ringraziamo con svariati e calorosi complimenti per il suo primo e delizioso pesce al cartoccio.
Tappa alla “tienda de la Tina mata” per un drink rinfrescante con John e Marla e siamo pronti per la nanna.

05 febbraio 2011 – Jiquilillo - Chinandega – Leon
Passeggiata sulla spiaggia fino al villaggio dove prendiamo due buonissimi liquados de banana dalla nostra fidata senora!
Tornati al Rancho tranquilo prendiamo un paio di caffè per svegliarci un po' ed attendiamo il bus delle 9 in compagnia di Marla e John per Chinandega.
Dal finestrino godiamo di un ottima vista sull'imponente Volcan San Cristobal 1745 mslm.
Dopo quasi due ore arrivati al mercadito e saliamo tutti e quattro su un taxi fino alla stazione centrale (10C a testa)
Paghiamo il biglietto per un minibus diretto a Leon (20$C) e ci facciamo tutto il viaggio abbracciando i nostri bagagli... per fortuna che il viaggio dura meno di un'ora, abbiamo le gambe informicate.
Salutiamo Marla che si dirige a Granada ed prendiamo bus x il centro (3C).
Salutiamo John e prendiamo una stanzetta nei pressi alla Casa Vieja (180$C a notte).
Una doccia e siamo pronti per esplorare la città.
Vediamo la particolarissima Iglesia de la Recoleccion una magnifica chiesa gialla barocca con medaglioni in bassorilievo sulla facciata che simboleggiano la passione di Cristo.
Visto il languorino decidiamo di recarci subito al mercado central dove gustiamo un buona comida, anche se ormai fredda, per soli 35$C.
All'interno del mercato notiamo subito le bancarelle che vendono formaggi: “queso ahumado duro e cremoso” sono esposti in mega blocchi cubici semi affumicati.
Visitiamo la Catedral, la più grande del centro america, con la sua mega via crucis raffigurata con enormi affreschi di circa 6x6 m, la tomba di Rubèn Dario con una statua di leone a guardia, il Cristo negro di Pedrarias portato a Leon nel 1528 e ritenuto essere l'immagine cattolica più vecchia del centro america.
Sotto la chiesa ci sono diversi tunnel sotterranei che collegano la cattedrale alle maggiori chiese della città.
Particolarissima la sua sobria facciata esterna con due torri laterali separate dal corpo della chiesa con due grandi archi sostenuti da due cherubini ciascuno anche raffigurata sulla banconota da 100$C.
Passiamo per il Parque Central e camminiamo fino alla piazza dei poeti. Ci spostiamo fino al Museo de arte Fundaccion Ortiz e restiamo all'interno per circa 1 ora sorpresi dalle tante opere presenti nei due edifici coloniali anche di artisti europei di rilievo (Picasso, Monet ecc.).
Visitiamo la Iglesia de San Francisco e l'adiacente Hotel El Convento, un super raffinato hotel costrutito dove sorgeva il vecchio convento e pieno di eccezionali reliquie sacre.
Tutto l'hotel è completamente addobbato per un sofisticato matrimonio!!
Passiam al supermercato per fare scorta di bevande e sulla via del ritorno al nostro Hospedaje passiamo per la Iglesia de la Merced e per il cinema per verificare gli spettacoli della sera.
Una doccetta ed eccoci pronti per uscire, ci rechiamo alla “Plaza siglo nuevo” che ospita un cinema multisala, sfruttiamo un buono 2x1 (56$C in due), compriamo dei tacos con salsa di queso e alle 19.20 siamo davanti al grande schermo per vedere i mitici  Ben Stiller e Robert De Niero in “los Pequenos Focker”. 4 SANE RISATE!!
Nanne.

06 febbraio 2011 – Leon – San Jacinto – Poneloya y Las Penitas playas
Colazione a base di Yoghurt, banana e succhi comprati al grande supermercato della città.
Scendiamo di alcune quadre dalla catedral per visitare il “museo de Leyendas Y Tradiciones” che inspiegabilmente è chiuso!
Facciamo marcia indietro e saliti su una camioneta ci rechiamo al terminal dei bus, da qui prendiamo quello per San Jacinto a 25km a nord di Leon  (13$C, 45 minuti circa).
Nel piccolo villaggio di San Jacinto visitiamo Los Hervideros de San Jacinto delle pozze di fumanete fango in ebollizzione circondato da un ambiente solfurico e dall'imponente volcan Santa Clara, e pensare che Max pensava di poter fare i fanghi in questo posto! AhAh (entrata 2$us a persona ma noi 15C in due).
Dopo un'ora e mezza di attesa sulla strada per un bus di ritorno ritorniamo a Leon.
Scendiamo al mercado, controlliamo alcuni prezzi x il volcano boarding (45 secondi di discesa con una tavola stile snow ma su pietre vulcaniche, con tanto di bombature x evitare di ferirsi) ma sono tutti matti!!! Vista l'ora abbiamo davanti tutto il pomeriggio decidiamo di raggiungere le spiagge di Leon: Poneloya e las Penitas playas. Prendiamo una camioneta e al volo saliamo sul bus che parte dal mercadito 10$C.
Passeggiamo piacevolmente per qualche ora sulla spiaggia e alla sera torniamo al cinema per approfittare dei buoni 2x1 e vediamo il film con Matt Damon “Mas allà de la vida” gustando un mega hot dog.
Nanne.

07 febbraio 2011 – Leon – Managua - Masaya
Colazione con chocolate de leche e atol, prendiamo una camioneta (3$C) per il terminal del bus e riceviamo i complimenti dal alcune signore, visto che parliamo spagnolo, e ci chiedono che cosa abbiamo in quei grandissimi zaini.
Qui prendiamo un bus per Managua (40$C, 1 ora e mezza) ed al volo un autobus per Masaya (13$C).
Veniamo fatti smontare ad una grande rotonda all'esterno della città e, non essendoci altri mezzi, siamo costretti a prendere un taxi x il centro (15$C)
Trovata una sistemazione al hotel central (100$C a notte) ci rechiamo al mercado municipal.
Il mercado è veramente enorme e si vende di tutto, restiamo colpiti dall'organizzazione degli ambienti, ci sono parrucchiere con tanto di salone piastrellato e grandi specchi, comedores con enormi forni che servono 4 o più ristoranti.
Almuerziamo (pranziamo) da una gorda signora che tirandoci per un braccio ci fa accomodare su un tavolino. Qui conosciamo anche una coppia (Jorge William e Maria Isabel) di Masaya con i quali chiacchieriamo a lungo. Lui ci racconta che lavora come carpentiere e ci illustra un po' la città.
Passiamo al “mercado de artesania”  circondato da mura in basalto con merletti e  torri che ci ricordano il catello di dracula di Gardaland.
Entriamo da uno dei grandi portali con varie incisioni ma ben presto ci rendiamo conto che tutti i prezzi sono in dollaro americano e che la mercanzia e tipicamente per turisti.
Spettacolari le ceste gallina, sembra che abbiamo preso una gallina e ci abbiamo infilato nella schiena una cesta di vimini!! Che kitsch.
Molto bello anche il murales che raffigura una festa popolare della città con tanto di maschere e costumi che ci ricorda molto il carnevale di Valfloriana.
Ci rechiamo poi nel “parque 17 de octubre”, detto anche Glorieta (evvai!), ed entriamo nella “parroquia de las assuncion”.
In Masaya uno dei mezzi più utilizzati per muoversi dai locali è una carrozza a cavalli collettiva, nonché autobus, chicken bus e grandi camion con cassone esterno dove vengono caricate centinaia di persone!
Alla sera mangiamo un paio de “Enroladas de pollo” e un paio di tranci di pizza al Parque Glorieta.
La pizza viene cotta con grandi forni esterni e dobbiamo ammettere che è piuttosto gustosa, anche se è usanza dei locali spruzzarci sopra del ketchup. Ma perchè rovinarla così? No comment.
Nanna

08 febbraio 2011 – Masaya – Parque Nacional Volcan Masaya
Passiamo al supermercato e compriamo delle bevande, sulla via del “pan de leche” e facciamo colazione mentre si aspetta il bus per el mercado.
Prendiamo il primo bus verso Managua e scendiamo all'entrata del Parque Nacional Volcan Masaya (4$ a testa).
Dal cancello percorriamo un km e mezzo per raggiungere il centro visitatori e visitare il suo interessante museo.
Percorriamo altri 5km passando fra distese di antica lava e aridi campi simili a quelli di “spiniflex” in Australia.
Giunti nella “Plaza de Oviedo” la vista sul cratere fumante di Santiago è, a dir poco, impressionante.  Il volcan Nindiri è ritenuto il più attivo del Nicaragua e l'ultima eruzione è avvenuta nel 2001.
Saliamo sul mirador dove è stata posta una croce dagli spagnoli  per godere di una vista a 360 gradi sui due crateri del vulcano e la valle circostante.
Da sottolineare che per gli indigeni il vulcano conteneva degli dei, mentre per gli spagnoli era la porta degli inferi.
Raggiungiamo la cima del volcan Masaya 632 m non più attivo e dopo un'ora di attesa per il bus del parco, che non arriva, ci spariamo il ritorno a piedi. Ormai giunti nei pressi del centro visitatori veniamo caricati da un chicken bus, preso a noleggio da un gruppo di turisti.
Sulla statale saliamo su un microbus e facciamo ritorno a Masaya (20$C).
Relax, doccia e piazza al parque central Glorieta.
Nanna

09 febbraio 2011 – Masaya - Granada
Ci svegliamo con calma verso le 10 e con un bus ci rechiamo nel mercado municipal dove compriamo un po' di “pan de leche” (torta di pane che a noi piace molto), dei manghi, banane, qualche succo e acqua in “borsita”.

Prendiamo il primo bus per la laguna de Apoyo (una laguna formatasi all'interno di un antico vulcano ed ideale per nuotare e fare kayak). Scpriamo che il bus non arriva direttamente alla laguna ma si ferma in cima alla collina da dove ci sono circa 2 km a piedi.
Qui veniamo derubati.
ATTENZIONE: non camminate sulla strada che scende verso la laguna de Apoyo da soli e soprattutto, se dovete farlo, non portate nulla con voi. Attenzione a taxi e auto con vetri oscurati. A noi ci hanno terrorizzati per più di un’ora 1 ora ed erano armati di cacciavite, ci hanno rubato la macchina fotografica e alcuni soldi e l'esperienza è stata piuttosto spiacevole.
Disorientati prendiamo un taxi verso il nostro Hotel. Che paghiamo con i soldi che abbiamo nella stanza.
Avendo detto il nome dell'Hotel dove alloggiamo non ci sentiamo più sicuri e pur avendo pagato la notte decidiamo di fare bagagli e prendere subito di recarci verso Granada, prendiamo un bus e successivamente un taxi ci porta sulla via principale della città il “Calle la Calzada”.
Troviamo una grande camera dalla gentile señora dell'Hospedaje el Herbergè (150$C a notte).
Scopriamo che c'è la cucina e decidiamo così di fare un po' di spesa al supermercato Palì a sud del mercado municipal sul “calle atreversada”.
Cena con bistecca de res, pomodori e atol de avena.
Nanne.

10-11 febbraio 2011 – Granada
Ancora un po' scossi dall'accaduto di ieri ci incamminiamo verso la centrale di polizia di Granada e dopo quasi tre ore di attesa riusciamo a scrivere un documento di denuncia dell'accaduto. Alla signorina dopo un'ora di deposizione viene il dubbio che sia un territorio della polizia di Masaya. Ma non poteva venirle prima? Andiamo all'ufficio del commissario che ci dice che facilmente dobbiamo recarci a Masaya. Noi diciamo di avere un po' di paura a recarci li e chiediamo se loro possono spedire la denuncia all'altra centrale.
Ci dice di tornare l'indomani alle 9. Mezza giornata persa senza sapere nulla e senza un documento in mano per la nostra assicurazione di viaggio, che palle.
Il giorno successivo siamo puntuali alle 9 in centrale. Qui cerchiamo il commissario e informazioni a diversi poliziotti. Ognuno ha una versione diversa e nessuno sembra sapere nulla rispetto alla nostra pratica. Attendiamo per circa un'ora in un ufficio e ci rendiamo conto che qui la polizia è una farsa e del tutto inutile. Nessuno sembra aver voglia di lavorare e diversi poliziotti sfogliano, non curanti le centinaia di denunce cartacee che hanno sulla scrivania, chiacchierando e scherzando con i colleghi. Che schifo.
Viene verso di noi uno dei poliziotti con cui avevamo parlato e ci dice di essersi ricordato che il commissario questa mattina è fuori città... e se lo ricorda dopo un'ora che aspettiamo? E perchè mai ci ha dato appuntamento alle 9 allora? Capiamo ben presto che a nessuno frega niente del nostro caso e decidiamo di prendere il primo bus verso Masaya.
Prendiamo un taxi dritto verso la centrale di polizia e dopo circa 4 ore abbiamo finalmente la nostra denuncia firmata in Mano. In queste ore parliamo con un investigatore che fra l'altro, appena Max si allontana per fare delle fotocopie, non manca di fare delle avance ad Ele e chiedere di presentarle delle amiche. Schifati e scioccati prendiamo un taxi verso la stazione dei bus e in 30 minuti siamo di nuovo a Granada.

Decidiamo di dedicare un paio di giorni a questa fantastica città coloniale fondata nel lontano 1524 e che conserva dei bellissimi scorci, edifici super colorati, fra i migliori locali del Nicaragua, circondata da grandi vulcani e bagnata sul lato ovest dal lago più grande del centro America: il lago Nicaragua anche chiamato:
Passeggiamo un po' per tutta la città  e visitiamo:
- La grande e gialla cattedrale costruita all'inizio del 20° secolo sulle fondazioni di una vecchia chiesa preesistente. Saliamo sulla torre a sinistra dell'entrata (1usd a testa) per godere di un bellissima vista della città e del parque central.
- La “Plaza de la Independencia” con fantastici edifici coloniali, il monumentale obelisco dedicato agli eroi che nel 1821 portarono all'indipendenza e la “Casa de los leonoes” con il suo bel portale in pietra ora spazio espositivo per artisti internazionali.
- La particolarissima e bellissima “Iglesia la Merced” completata nel 1539 e saccheggiata dai pirati nel 1655. Con ornate falcate barocche ed un elaborato interno. All'esterno il suo campanile con decorazioni e campane e una grande croce che ci ricorda quelle celtiche.
- Il bellissimo edificio dell'affollatissimo “mercado municipal” datato con un banderuola in metallo “1892”.
Ci rilassiamo, mangiamo spaghetti alla bolognese fatti da noi e succulenti pasti a base di verdure fresche (finalmente!!), passiamo una piacevole serata al cinema con tanto di hot dog guardando una piacevole commedia (“Amor a distancia”), compriamo un orologio a Max ed un bel vestitino ed occhiali da sole ad Ele.
Facciamo anche grandi chiacchierate con la signora dell'Hospedaje, insieme al marito, molto impegnata ed attiva nella comunità di Granada. Ci racconta dei problemi di inquinamento del lago, della difficoltà di educare la gente all'uso dei bidoni dell'immondizia, delle condizioni sanitarie a volte precarie ed altri problemi della città.

12 febbraio 2011 – Granada – Rivas – San Juan del Sur
Dopo una bella colazione a base di Atol de Avena, caffè, banane e pan dulce, facciamo due passi in centro per digerire. Ci rechiamo a sud del mercado con i nostri bagagli, dove aspettiamo fino alle 12.30 il bus per Rivas (24$c 1 ora e tre quarti).
Qui saltiamo “letteralmente” al volo su un bus per San juan del Sur (20$C, 1 ora).
Arrivati nella turistica località di mare di San Juan ci rendiamo da subito conto che i prezzi per dormire sono in dollari americani e quasi il doppio rispetto a quelli di Granada.
Con difficoltà e dopo forti contrattazioni con il simpaticissimo “Oto”, un giovane ragazzo nicaraguense, padre di una bimba di 5 mesi che con la moglie 22enne gestisce l'Hospedaje el Delfin (250$C a notte), riusciamo finalmente ad avere una cameretta.
Un docce veloce ed eccoci pronti per fare due passi nella piccola cittadina.
Nanne

13 febbraio 2011 – San Juan del Sur
Oggi Max non è del tutto a piombo ma ha appetito e così dopo un bel “liquados de melon” al mercado ed una bella tachipirina decidiamo di fare due passi sulla lunga spiaggia a boomerang che circonda la cittadina. Nella parte più a nord della spiaggia c'è un grande collina rocciosa con mega statua di un predicatore . A prima vista ci ricorda il Gesù a braccia aperte sopra rio de Janeiro.
Passeggiamo poi fino al Parque central e ci concediamo un paio di dolcetti in una caffetteria all'angolo. Entriamo nella chiesa dove, visto che è domenica, si stanno celebrando la messa con ritmati canti gospel.
Max sta meglio, forse gli influssi del dolcetto al cioccolato, e decidiamo di trascorrere il pomeriggio in spiaggia.
Mega piatto per la cena in un ristorantino locale sul Calle Central: carne de res, gallo pinto, verdure in dosi industriali (70$C a testa).
Visita ad un esposizione di foto sull'avenue del mercado, gelatino di cocco e nanne.
 
14 febbraio 2011 – San Juan del Sur – Rivas – Isla de Ometepe
Sveglia e mega liquados al mercado.
Max cerca disperatamente un bancomat funzionante visto che siamo un po' a corto di liquidi ma tutti sembrano essere fuori servizio. Prova anche a cambiare degli euro attendendo l'apertura della banca, ma senza successo.
Prendiamo i seguenti mezzi:
- Chicken Bus San Juan del Sur – Rivas 15C 3/4h,
- taxi Rivas – San Jorge (20$C 10min),
- traghetto San Jorge – Moyogalpa (60$C + 10$C di tassa di San Jorge 1h e mezza)
- Chicken Bus Moyogalpa – Altagracia (16$C 1H 15min), dove compriamo anche della frutta.
- Chicken Bus  Altagracia – Balgue (10$C 1H)
Arrivati a Balgue camminiamo per circa 20 minuti a piedi fino alla Finca Magadalena (10usd a notte), la più antica dell'isola.
Sulla strada udiamo diverse scimmie e rimaniamo incantati dalla vista del “urraca copetona” (uccello bianco con manto superiore azzurro, lunga coda e ciuffo, simbolo dell'isola).
La vista sul vulcano Concepcion dal balcone della nostra finca è spettacolare e, secondo Max, è proprio da questa vista che viene la prima schermata del mitico gioco “Monkey island”.
Cena con Pescado e Gallo Pinto per Max, Pollo e Gallo Pinto per Ele, 2 litri di Agua e 2 fette di torta al cioccolato.
Nanne.

15 febbraio 2011 – Isla de Ometepe: Balgue – Parque nacional volcan maderas
Colazione con 2 caffè, piatto de huevos revoltos per Ele e toast con margarina e marmelada per Max.
Alle 8 passate partiamo alla volta del volcan Maderas (1394 mslm) con Mario, la nostra guida, Gabriel e Juaoca, due ragazzi che si sono uniti al nostro tour guidato (5 usd a testa).
Sulla strada vediamo il nostro primo petroglifo, delle incisioni su roccia di circa 1300 anni fa eseguite dalle tribù indios Chorotegas in varie parti dell'isola di Ometepe.
Questo rappresenta un signore della tribù con un gran copricapo, degli intagli a sinistra e destra indicano rispettivamente i mesi e i giorni di una data.
Sotto di esso appare la spirale dell'eternità, spesso usata in tanti altre incisioni, mentre in altre parti della pietra c'è una mariposa (farfalla) e un sole.
Apprendiamo che i Chorotega avevano un dio per quasi ogni cosa: acqua, albero, fuoco ecc.
Passiamo per piantagioni di Platani, banane, piante di caffè con fiori bianchi ed enormi alberi di cacao. Entriamo poi nel vivo della foresta pluviale e l'umidità ci fa sudare come pazzi... qui ci sono centinaia di verdissime piante ed è un continuo rigenerarsi della vegetazione. Dopo circa 2 ore eccoci al primo mirador da cui godiamo di un'ottima vista sul lago e del volcan Concepciòn.
Sulla strada osserviamo alcuni Pavo selvatici (enormi tacchini neri appollaiati sulle cime degli alberi), alcuni Zopilote (Avvoltoi), urraca copetona, diversi piccoli uccelli colorati, un paio di monos (scimmie) capuccine, piccole e con il volto bianco, ed un paio di monos congo molto più grandi e rumorose che assomigliano a piccoli orango tanghi.
Dopo il mirador il sentiero diventa una poltiglia di fango e sfidiamo il nostro equilibrio con diverse cadute.
A mezzo giorno e mezzo siamo in cima completamente pieni di fango! Max si arrampica su un albero per scattare un paio di foto panoramiche alla zona intorno alla Punta Gorda.
Scendiamo per 10 minuti la ripida via che porta all'interno del vulcano, dove si trova una tranquilla laguna. Proprio all'interno del cratere, fortunatamente non attivo, mangiamo il nostro pranzetto a base di frutta (manghi, banane e arance) e cioccolata organica per darci un po' di tono!
Il ritorno è molto più veloce e non ci si puo' di certo rilassare, il fango, l'acqua,sassi e radici... tutto è molto scivoloso e pendente!
Rientriamo alla finca poco dopo le 17. Ci godiamo la vista sul volcan Concepciòn che questa sera è stranamente senza l'enorme cappa di nuvole che normalmente lo ricopre nella parte più alta.
Una doccetta, una lavata a scarponi e pantaloni e possiamo finalmente sdraiarci su un amaca per ripensare all'intensa giornata appena passata.
Cena con Pescado e Gallo Pinto per Max, Pollo e Gallo Pinto per Ele, 2 litri di Agua.
Il nostro fedele micetto tigrato rosso ci sta già aspettando! Ieri si è mangiato i resti del pesce di Max e poi si è rilassato sulle sue gambe non smettendo nemmeno per un momento di fare le fusa: CHE COCCOLONE!

16 febbraio 2011 Finca Magdalena
Sveglia rilassata intorno alle nove...
Max scende in paese per comprare frutta, pane, bevande e dolcetti per la colazione.
Sulla via incontra diversi uomini che stanno caricando sui cavalli, enormi caschi di platano. Qua e là un branco di rumorose scimmie Congo fanno banchetto su alcuni alberi a ciglio del sentiero.
Ritornato alla Finca, prendiamo un paio di caffè e ci rilassiamo sulle nostre amache.
Nel pomeriggio seguiamo il sentiero dei petroglifi dove ammiriamo centinaia di incisioni Choroteghe raffiguranti uomini, astri, uccelli e figure geometriche. Alcune delle quali in pessime condizioni, strano che l'Unesco non ci abbia ancora messo mano. Un vero peccato che un patrimonio così unico possa perdersi sotto le intemperie!
Sul sentiero vediamo anche tre “monos congo” che si rilassano su alcuni alberi mangiando alcune foglie.
Torniamo alla finca e notiamo che nel piazzale retrostante si sta essiccando del riso e si produce del miele. Leggiamo un po' le nostra guide per programmare le prossime tappe del nostro viaggio, cenetta romantica e ci guardiamo una commedia nel nostro lettino.

17 febbraio 2011 Finca Magdalena – Balgue – Altagracia – San Carlos
Sveglia intorno alle 9, prepariamo i bagagli, paghiamo il conto alla Finca e scendiamo in paese per fare colazione e prendere il bus delle 11 per Altagracia (15$C, 55 minuti).
Arrivati al parque central chiediamo nei dintorni dove poter sistemare i nostri bagagli ed una libreria ci fa il piacere di custodirceli per il pomeriggio.
Facciamo quattro passi per le polverose vie del paese e ben presto capiamo che c'è ben poco da fare in questa sonnolento paese.
Ci sediamo davanti ad una piccola pulperia del parco e ci rilassiamo con qualche bevande e qualche piccolo spuntino, leggiamo un po' e ce la chiacchieriamo.
Decidiamo poi di visitare il Museo de Ometepe che ne frattempo ha aperto (44$C a testa).
Un gentile senorita ci illustra il plastico dell'isola e ci racconta storie, fiabe, usi e costumi dell'isola.
Apprendiamo che prima della venuta degli spagnoli c'erano ben 5 diverse tribù: i Nahoas, i Mangues, i Misquitos, i Tiwanacos e infine i Chorotegas che predominarono su tutte le altre.
Sull'isola ci sono centinaia di specie animali (scimmie, enormi garrobo (maschio dell'iguana), armadilli, caimani (simili ai coccodrilli) ecc...) uccelli e piante, alcune delle quali presenti unicamente sull'isola. Ci sono moltissimi tipi di legno che vengono lavorati: Guayacan, Roble, Guanacaste, Cedro, Laurel, Genizaro, Caoba, Madero e Nispero.
Ci viene mostrato un bel dipinto che raffigura la leggenda di Charco Vierde e del“Chico Largo”.
Passiamo poi alla sala delle ceramiche dove ammiriamo dapprima i più antichi (450 AC) per poi passare alle grandi urne funerarie dove venivano messi i resti dei defunti, ma solo 5 anni dopo la loro morte per poi sotterrare nuovamente i resti.
In un piccolo giardino interno ammiriamo alcuni petroglifi con volti di scimmie veramente ben fatti ed un impressionate statua di pietra alta circa 2 metri e venti, raffigurante “Catligue” seduta, la dea della fertilità.
Usciti dal museo torniamo al parco per una bibita e facciamo un po' di spesa per il viaggio di questa sera.
Verso le 16 torniamo alla libreria per ritirare i nostro zainoni e verso le 16.30 siamo finalmente in piedi sul retro di un pickup che ci porta al porto a circa 2-3 km (10$C a testa).
Compriamo subito i biglietti per l'imbarcazione che in circa 10 ore ci porterà a San Carlos (140 $C prima classe... la seconda non è consentita per i turisti).
Attendiamo fino alle 19 passate ed eccoci finalmente sull'imbarcazione dove occupiamo un panca semi-imbottita che dovrà essere il nostro letto per la notte, SOB!
Alcuni si sono sistemati su delle sdraio sul pontile esterno, facilmente più comode, ma sicuramente più esposte al freddo, vento ed eventuali acquazzoni.
Dopo una comida a base di pollo, frijoles e arroz, preso dalla cucina della seconda classe cerchiamo di trovare una posizione comoda per passare la notte.
La tv è assordante e così ricorriamo al nostro mitico mp3 player per coprire il frastuono.
Dopo un paio di scomode ore Max decide di porre le nostre coperte per terra ed accovacciarsi li.
Ottima idea, finalmente riusciamo ad appisolarci svegliandoci per cambiare posizione ed agli annunci di sosta da parte del capitano di bordo.
Chissà come mai ci hanno venduto un biglietto di prima classe visto che non c'è una vera e propria divisione fra prima e seconda, comunicante con un paio di scale, e soprattutto non c'è alcun controllo dei biglietti!  Altro modo simpatico per spillare un po' di soldini a noi poveri viaggiatori! ;o)

18 febbraio 2010 San Carlos – El Castillo
Arriviamo a San Carlos verso le 6 e fuori è già giorno.
Finalmente riusciamo a prelevare dei dollari, Max chiede informazioni all'ufficio immigrazione e ci beviamo un caliente cafè.
Chiediamo più volte informazioni per un boat verso “El Castillo”. Ma varie persone ci rispondono con orari ed informazioni discordanti. Boo. Beviamo un secondo caffè e facciamo colazione con del pan dulce. Finalmente verso le 9 partiamo per “El Castillo” (120$C + 30 $C per il bagaglio – Lancha Expreso 1 ora e venti) risalendo il selvaggio Rio San Juan. La lancha si ferma in alcuni paesini fra i quali boca de Sabalos. Sul rio vediamo diverse tartarughe dal collo lungo, cormorani e Garzon Real, nonché diversi villaggetti di pescatori, mangrovie, mucche e maiali.
Troviamo alloggio alla Casa del Huesped Chinandegano (8 Usd a notte), facciamo una doccia doccia e ci fermiamo a chiacchiere con David e Sofie (Olanda).
Con loro, facciamo 4 passi per il paese per cercare un tour che ci possa portare alla “Reserva Biològica Rìo Indio Maiz” (Agua Frescas) (85usd in 6).
Visitiamo “La Fortaleza de la Immaculada Concepciòùn” da cui prende il nome la città: “El Castillo”, un forte costruito nel 1675 in cima ad una collina. La posizione è davvero strategica per la vista sul Rio San Juan. Infatti è stata costruita per impedire il passaggio dei pirati inglesi che entravano dai Caraibi per raggiungere e saccheggiare la capitale di allora: Granada.
Beviamo una Birretta ed un caffè sulla terrazza sul rio San Juan.
Torniamo a l'oficina del Turimo e prenotiamo il tour per “Agua Frescas”.
Cena al Ristorante Dyruz dove Antonio ci serve un'ottima cena con petto di pollo, patate, formaggio, Gallo Pinto e verdure (60$C a testa).
Conosciamo anche il figlio Darwin che organizza ottimi tour con le canoe, combinando pesca e camminate nella reserva indio Maiz,. Ha pure un tour della durata di 5 giorni  dove si percorrono 140km, comprensivo di pernottamento in diverse locations della riserva e la possibilità di cucinare il pesce pescato durante la giornata. I suoi tour non richiedono particolare prestanza fisica visto che si segue la corrente e si ritorna a “El Castillo” con barca a motore ed i prezzi sono piuttosto onesti.
(PROPRIO CONSIGLIATO!! PASSATE PAROLA!) Peccato che noi abbiamo già preso l'altro tour poche ore prima.
Ci piace l'imprenditorialità giovanile e in quanto viaggiatori, ci sentiamo in dovere di dare alcuni consigli al padre e a lui, su come pubblicizzare maggiormente questa attività e su quello che cerca maggiormente il turista.
Relax e nanne!

19 febbraio 2011  Reserva Biològica Rìo Indio Maiz
Ore 5.10, suona la sveglia.
Colazione al nostro hospedaje ordinata la sera prima a base di frullato di banana, due caffè, huevos revoltos, formaggio, gallo pinto e tortilla... SI NECESSITANO ENERGIE!!
Alle 6.05 siamo al molo dove la nostra guida: Secondino ed altri due ragazzi ci stanno aspettando.
L'ambiente sul Rio San Juan è davvero mistico ed il cielo intorno al Castillo è ancora rosseggiante.
Superiamo le rapide del Diablo e scendiamo verso la reserva.
Ci fermiamo al punto di controllo delle guardie forestali proprio all'imbocco del “Rio Bartola” e proseguiamo fino al “Rio Machuca” la cui zona è chiamata “Agua Frescas”, da qui parte il nostro sentiero nella giungla più selvaggia del centro america.
Secondino si presenta da subito molto esperto nella giungla e ci mostra moltissime piante curative. Credo che con la sua conoscenza possa facilmente sopravvivere in una giungla così selvaggia . Conosce infatti anche le molte piante, insetti, rane e altri animali che possono essere letali all'uomo. Ecco un riassunto di quello che abbiamo visto.
- Cacao selvatico: pianta molto simile a quella del cacao di produzione, ma con frutti molto più piccoli e completamente priva di piaghe dovute alle diverse prove botaniche. Quindi molto più resistente a qualsiasi condizione.
- Grande palma che produce un frutto rosso o giallo chiamato “Pehiuai” molto utilizzato nella cucina nicaraguense per accompagnare pesce o altre pietanze. Secondino dice che o ne vai pazzo o non ti piace.
- Liana molto grossa (10 cm di diametro circa) che funziona un po' come un “tubo” ed è un'ottima risorsa di acqua se ci si perde nella giungla, si necessitano liquidi e pure un rimedio per i problemi ai reni.
- “L'albore caminador” (o palma de mokenghe?) con diversi tronchi che si uniscono nella parte superiore, ognuno dotato di proprie radici. Questo albero è in grado di auto privarsi delle sue radici e sovra-svilupparne altre in modo da potersi spostare in ambienti più soleggiati o con maggiori risorse per la sua esistenza. Incredibile!
- Un grande albero il cui legno è spesso utilizzato per costruire i remi per le canoe, per la sua resistenza ed elasticità.
- “behuco de la mujer” (liana della donna) una fine liana super resistente che viene spesso commerciata ad altissimi prezzi ed utilizzata per la costruzione di sombreri.
- “l'almendro” un albero che l'uomo ha quasi portato in estinzione simile a quello delle foreste amazzoniche (o forse lo stesso?!?) con grandi radici che creano veri e propri muraglioni di legno alla sua base. Il suo legno è ottimo da bruciare sia secco che verde e per questo veniva anche tagliato per produrre carbone, oltre ad essere un ottimo legno da falegnameria. Produce un frutto dolce e oleoso di cui vanno molto ghiotte le scimmie (monos) e pellicani, oltre a contenere una saporita noce.
- Un grande farfalla azzurra chiamata “Morpho Peleices” vola a pochi metri dalle nostre teste.
- “Hormiga Bala” un grandissima formica nera (4-5 cm di lunghezza) molto velenosa. 7 punture hanno l'equivalente veleno di un morso di serpente.
- Sentiamo cantare diversi tucani oltre che una Pozulera (che sembra che il suo canto dica “Yo soy el Pozol” una bevanda tipica nicaraguense a base di mais. Sfortunatamente non riusciamo a vederli.
- “Ipecacuana” piantina molto rara e che si vende a prezzi molto alti per le sue proprietà medicinali nelle sue radici in grado di curare vomito, diarrea e morso di serpente. Se si lascia in piccoli pezzetti il suo piccolo tronco e lo si sotterra crescono nuove piantine.
- L'albero “Nispero” che produce una gomma simile al cauciù (si scrive così?)
- L'albero “Tabacom” chiamato così per le sue foglie molto simili a quelle di tabacco... e non siamo degli esperti in questo ramo! ;o)
- Diverse impronte e tracce di animali.
-  “Hormigas de fuego” piccole formiche rosse molto laboriose che tagliano a pezzi le foglie di un tipo di albero e le portano nelle loro tane per produrre i funghi di cui si cibano. A vederle da lontano sembra che i pezzi di foglia siano animati da strane forze spiritiche. Costruiscono inoltre delle vere e proprie strade facendo lunghi solchi all'interno della giungla. Movimentano molto il terreno dove vivono tanto da farlo sembrare appena arato e lo rendono molto ricco ed ideale per poterlo coltivare.
- L'albero “leche de vaca” chiamato così per il suo dolce liquido bianco che fuoriesce dal suo tronco se scalfito. Questo veniva raccolto in un recipiente e cotto fino a produrre una specie di formaggio da rivendere ed esportare per la produzione di Chewing gum.  Ne assaggiamo un poco grazie ad un taglio con il machete di Secondino.
- Palma “Coda de Gallo” utilizzata dagli indio per costruire lance per la caccia e dalle grandi foglie che le danno il nome.
- “Cortez” grande albero che di inverno ha grandi fiori gialli. Viene molto utilizzato per le costruzioni in acqua (fondamenta e pali) visto che quando in acqua si converte in pietra.
- La foglia di “Camomio”, super velenosa se assunta in bevanda e cibo è letale anche se è stata tagliata più di un anno prima.
- Vediamo diverse “ranitas rojas”, delle piccole rane con gambe nere e schiena rossa famose per essere molto velenose se a contatto con il sangue umano.
- “Alcotan” foglia usata come anestetico e rimedio per la puntura di serpente. Proviamo a morsicarla, mettendone un pochino sulla lingua e ci da' un senso di formicolio anche se in pocchissima dose.
- Foglia di “Pirerazia”, detta anche “hombre grande”, cura la puntura di serpiente è un rimedio per la malaria e la sua corteccia, se messa insieme al cibo, fa da barriera insetticida naturale.
- “Palma de escoba” la cui foglia viene utilizzata per fare delle scope. Il suo tronco contiene delle spine lunghe utilizzate dagli indigeni per cucire ed avvelenate con il fluido delle rane rosse (ranita roja) nelle cerbottane.
- L'albero del “Carao” che produce frutti simili alla carruba, ricchissimo di ferro e con il quale, in inverno, si produce una bevanda molto saporita
- Secondino ci da in mano anche una foglia super abrasiva che al tatto è come toccare una fine carta da vetro. Questa viene utilizzata dai locali per lavare i piatti.
Tornati con un sentiero circolare completamente coperti di fango, ci laviamo gli scarponi al fiume e montiamo di nuovo sulla nostra lancha.
Nella via del ritorno incontriamo diversi Martin Pescador (kingfisher), Garzon Real (slanciati uccelli pescatori bianchi), Aninga (simili al cormorano ma con altre tonalità e becco differente), cormorani dal becco ricurvo, alcune tartarughe che prendono il sole su tronchi galleggianti oltre a diverse decine di altri tipi di palme e alberi.
Pranziamo in un comedor a pochi passi dal Dock con della carne de res, arroz, frjiles e platano lesso (50$C a testa). Torniamo all'Hospedaje e cadiamo in un sonno profondo.
Alla sera restiamo a chiacchiere con David, Sofie e un'altra coppia inglese venuta con noi al tour.
Nella nostra cameretta ci guardiano “Colazione da Tiffany” pensando ad Eliza e Matteo.
Ora di nanne.

20 febbraio 2011 El Castillo – San Carlos
nanne, diario, internet, pranzo dalla siora
ore 14 boat verso san carlos arrivo ore 17.20
Hospedaje Peña
Caffè e gelato + caritas nicaragua
Tornati alla Caritas Nicaragua, proprio di fronte al terrazzo del nostro hotel notiamo due loschi individui sul balcone, uno addirittura fa segni ad Ele (qui i maschi lo fanno sempre). Non curanti continuiamo la nostra passeggiata visto che al centro c'è una festa e non è il caso di interromperla per dare le magliette di Max.
Prendiamo un gelatino dietro l'angolo e poco dopo torniamo alla nostra camera con l'idea di vederci un film sul nostro eeepc.
Max prepara il computer e, sorpresa delle sorprese non c'è più l'hard disk che contiene i film e, tra l'altro tutte le nostre foto del viaggio!! Sbianchiamo e rivoltiamo più volte lo zainetto ma dell'hard disk nessuna traccia. Ripercorriamo con la testa tutto il viaggio... a questo punto i casi possono essere tre:
1. ci è caduto nella camera dell'Hospedaje a “El Castillo” (cosa molto strana perchè Max si ricorda perfettamente di averlo inserito nello zaino),
2. ci potrebbe essere caduto nella barca visto che abbiamo preso più volte le guide e l'acqua (ma anche questo è improbabile visto che normalmente lo mettiamo in una tasca dietro la schiena dello zaino)
3. C'è una cosa strana nella stanza, Ele nota un po' di disordine nelle sue cose (lei di solito è molto meticolosa in questo) ed in terra c'è un santino di Lourdes che ci ha regalato la nostra cara Rossa. Uno lo ha Max nel portafoglione a cintura ed uno Ele nella tasca sopra dello zaino. Verifichiamo, è quello di Ele ma potrebbe anche essere uscito nella preparazione dello zaino e caduto per caso ora.
Un dubbio di un furto ci viene in mente, ma poi notiamo che la macchina fotografica, l'mp3 player e il computer, anche se ben nascosto, ci sono ancora.
Un po' nella disperazione Max decide di andare a chiamare a “El castillo” per verificare che non sia rimasto nella stanza. Non abbiamo pero' il numero di telefono ma troviamo quello dell'hotel vicino.
Max prova in diversi negozi ma nessuno sembra avere credito telefonico, così ripiega in un punto internet con skype. Chiamato l'hotel accanto una signora prova a chiamare i proprietari del nostro Hospedaje che essendo vuoto (di domenica non c'è molta gente) sembrano essere già a dormire. Azz. Max cerca così in internet un numero dell'Hospedaje e finalmente, dopo svariate ricerche, riesce a trovare quello di un cellulare. Risponde il simpatico proprietario dell'hotel e verifica subito nella stanza la presenza di un “estucho negro”. La risposta è ahimè negativa.
Tornato da Ele decido quindi di recarmi al “puerto”, sono le 21.00 circa, ed un tratto lo faccio di corsa essendo piuttosto buio. Li trovo solo la guardia notturna, esplico la situazione, mi faccio dare il nome della barca entrata nel porto verso le 17 e chiedo se si puo' dare un occhio sull'imbarcazione che sembra essere ancora nel porto.
La risposta è negativa visto che non c'è il proprietario del barco e mi dice di tornare l'indomani verso le 5.30 della mattina. Un po' abbacchiato torno da Ele.
Che sfiga perdere tutte le nostre belle foto e filmati a soli 7 giorni dal nostro ritorno!!
Un po' tesi cerchiamo di dormire puntando la sveglia alle 5.20 per una capatina al porto.

21 febbraio 2011 Derubati due volte nella camera di albergo dai proprietari, San Carlos (Nicaragua) – Hospedaje Peña (spargete la voce!)
Ore 5,20, suona la sveglia e Max si reca al porto.
Proprio davanti alla sala di attesa c'è il ragazzo che raccoglie i nomi dei passeggeri e gli esplica l'accaduto. Questo, molto cordialmente, dice di andare a verificare personalmente sull'imbarcazione di nome Delicious 5! Qui c'è l'autista che sta facendo pulizia ma subito mi dice di non avere trovato nulla. Verifichiamo insieme un po' dappertutto ed infine arriviamo all'ipotesi che se veramente è caduto qualche altro passeggero potrebbe averlo notato per terra e preso.
Amareggiato Max torna in camera e cerchiamo di dormire un altro paio di ore.
Usciamo per fare colazione e ci prendiamo 2 caffè ed una grande fetta di torta al cioccolato sulla bella esplanade del paese. Facciamo due passi, ancora un po' tesi e con l'idea che potrebbe essere vera l'idea del furto, e poco dopo torniamo in hotel.
Avevamo posto uno dei nostri lucchetti sulla porta e tutto sembra essere regolare. Entrati pero' Max nota subito che i nodi fatti al suo zaino, con una certa cura in modo da ricordare come erano, sono diversi, apre lo zaino e nota subito che è sparito il cellulare usato per la sveglia. Verifichiamo anche nello zainetto ed è sparito anche l'mp3.
Non c'è dubbio sono entrati sia ieri sera per l'hard disk e sono ritornati ora per il resto (per fortuna i soldi li avevamo con noi). E' no, pensiamo noi, questa è la terza volta in Nicaragua (vedi 09 febbraio 2011)... che palle!! Ci sentiamo veramente violati e per niente sicuri nonostante le nostre precauzioni.
Sicuramente il furto è ha carico della famiglia proprietaria dell'hotel e notiamo che c'è una finestra camuffata nella parete che non avevamo visto e facilmente accessibile dal tetto... infuriati pensiamo a cosa fare. Decidiamo di fare denuncia alla polizia ma di non destare sospetti verso la famiglia. Paghiamo la notte e ci rechiamo all'ufficio immigrazione.
Già da ieri gli sguardi della scorbutica ed anziana signora ed alcune strane frasi rivolte alla figlia ci avevamo fatto sospettare. La signora ha inoltre chiesto più volte se l'indomani saremmo andati in costa Rica e pure questo era strano. Ma qui sono tutti curiosi e così non ci si fa caso.
Arriviamo alla conclusione che non abbiano rubato la fotocamera perchè è la prima cosa che un turista usa e così nemmeno il cellulare il giorno prima. Perchè rimettere tutto esattamente nella stessa posizione con gli stessi nodi etc.? Tutto per non destare sospetti tanto questi stupidi turisti, una volta in Costa Rica, difficilmente ritorneranno per sporgere denuncia.
All'ufficio chiediamo di un poliziotto per sporgere una denuncia di furto (ormai siamo abituati, che palle sto Nicaragua!!), qui un giovane mi chiede l'accaduto ovviamente senza alcuna privacy, la gente addirittura si avvicina per ascoltare. Max prova inutilmente a discostarsi e finalmente il poliziotto lo porta in un ufficio per sporgere una denuncia scritta come da nostra richiesta.
Spieghiamo l'accaduto e diciamo di essere stati derubati ieri sera e nuovamente stamattina poche decine di minuti fa.
Attendiamo quasi due ore (perdendo ovviamente la barca delle 10.30, vabbeh dovrebbe essercerne un'altra alle 12.30) prima dell'arrivo di due poliziotti in moto.
Il poliziotto li porge la denuncia e li spiega la situazione.
Per un'altra ora nessuna notizia ed ecco arrivare l'amico poliziotto dicendoci che sono andati nel Hospedaje sbagliato... ma come si fa pensiamo noi, c'è pure scritto chiaramente sulla denuncia!
Bah... qui la polizia è solo una farsa e completamente inutile.
Aspettiamo altre due ore e passa una camionetta che richiede a Max l'accaduto ovviamente in mezzo a diversi curiosi che si scostano per sentire meglio. Che palle pero'!! E poi ci lamentiamo della privacy!
Nel frattempo scopriamo che l'imbarcazione delle 12.30 (ora sono le 13.30 circa) non verrà e si dovrà attendere quella delle 16.
Decidiamo di mettere sotto pressione il poliziotto dell'ufficio, capendo che facilmente non hanno nemmeno intenzione di investigare, ma cercando almeno di avere una firma ed un timbro sulla denuncia per la nostra assicurazione di viaggio!
Dopo svariati tentativi questo dice a Max che se vuole avere un timbro si deve recare dal capo della polizia in centrale a 3-4 km di distanza. Che palle... non ci piace dividerci con questa tensione. Vabbeh, Ele è al sicuro (in teoria) nella sala di aspetto dell'ufficio immigrazione con tutti i bagagli e Max, dopo aver detto al poliziotto di telefonare per avvertire del suo arrivo in centrale, prende un taxi ed arriva alla commissariato.
Arrivato, ovviamente nessuno sa nulla e addirittura dicono che il poliziotto dell'immigrazione è un “mentiroso” (bugiardo) visto che non ha mai chiamato. Io metto fretta a tutti giusto per avere un timbro, ma sembra che il commissario che deve firmare sia in riunione! “Sa, abbiamo molti casi di cui occuparci mi dice uno di loro!”... MAVAFF... penso io. Non c'è n'è uno che sta lavorando in tutta la centrale. Metto fretta a tutti visto che il taxi mi sta aspettando e se non torno a breve non ho nemmeno i soldi a sufficienza avendo cercato di spendere la moneta locale prima di passare il confine. Finalmente arriva il commissario mi firma la copia della denuncia, che fortunatamente mi ero fatto dare (figurati se la trovano in quel casino!), chiedo al volo se si sa qualcosa e ridendo mi dicono “No se nada” (non sappiamo nulla), figurati penso io... non vi siete nemmeno minimamente interessati! Che schifo. No comment.
Torno finalmente da Ele, le do un bacino e finalmente fra 20 minuti partiamo... non vogliamo sentir parlare di Nicaragua e nicaraguensi per un po'.... finalmente a breve passeremo il confine.
Dopo aver cambiato dei dollari per un inspiegabile tassa di 4 dollari di uscita, montiamo finalmente sull'imbarcazione con uno strano proprietario che per i suoi modi di fare ci ricorda un po' Briatore.
Una volta partiti e passato il controllo nicaraguense estrae diverse birre e diversi ragazzi iniziano a bere, ridere ed urlare... tutti gli altri passeggeri sembrano un po' spaventati!! Eh no pensiamo noi... basta tensione adesso... PERFORTUNA CHE LA LONELY PLANET OLTRE A CONSIGLIARE L'HOSPEDAJE PENA (dove ci hanno derubato) DICEVA ANCHE CHE QUESTO E' IL PASSAGGIO DI CONFINE PIU' RILASSANTE AL MONDO!! Evviva, c'è proprio da fidarsi.
Il Briatore nicaraguense dice che ci farà pagare un po' di più perchè in soli 45 minuti saremo a Los Chiles (invece che 1,5 ore) ma chi glielo ha chiesto pensiamo noi!! Tutti i passeggeri pagano senza lamentarsi e quindi arricchiamo anche noi il pazzo comandante! Rimaniamo in tensione tutto il tempo ed ogni volta che il capitano ferma la barca ci aspettiamo di tutto.. Le urla e l’agitazione dei suoi colleghi non migliorano di certo la situazione.
Vabbeh, arriviamo sani e salvi in Costa Rica... consegniamo le carte compilate per la dogana, dove ci vengono addirittura chiesti tutti i tagli delle varie valute che possediamo (noi lo lasciamo in bianco), e da subito la nostra sensazione è molto diversa.
Qui sembra tutto pulito, casettine belle, sembra un villaggetto degli stati uniti. In questo momento ci sembra una figata... basta tensione vogliamo essere spensierati per un po'... ce lo siamo meritati!
Vediamo subito un locale italiano proprio sul fiume e pensiamo alle Parole del mitico Davide e di quel locale di karaoke posseduto da un simpatico connazionale. Ahimè non siamo dell'umore giusto e l'unica cosa che vogliamo è una bella doccia ed un bel letto.
Troviamo un splendida cameretta con piastrelle in terra, non ci sembra vero, bagno in camera e tv. Certo il costo non + quello degli altri stati del centro America ma questo lo sapevamo già e stasera avremmo pagato qualsiasi cifra, no problem (Hotel Javirù 10000C).
Un po' di relax, spesa al Palì supermarket, doccia, cena in camera con Avocadi, prosciutto e tortillas e finalmente le nanne.
CHE GIORNATA!

SPARGETE LA VOCE: assolutamente da evitare l'Hospedaje Peña a San Carlos (Nicaragua) confine con il Costa Rica. L'unico consigliato dalla Lonely Planet Central America 2010. I proprietari sono dei ladroni e non appena esci dalla camera mettono in atto furti celati in modo che i turisti possano non accorgersene prima di passare il confine!! ATTENZIONE A TUTTI! SPARGETE LA VOCE IN MODO CHE QUESTO NON ACCADA PIU' E FORSE UN GIORNO CI SARA' UN PO' DI GIUSTIZIA ANCHE IN NICARAGUA! Qui la polizia è solo una farsa e completamente inutile.

22 febbraio 2011 Los Chiles – La Fortuna
Ci svegliamo con calma e approfittiamo di internet per chiamare il Parque Nacional Marino Las Baulas de Guanacate (per capire se le tartarughe giganti ci sono), ma non rispondono. Buttiamo gli zaini in spalla e raggiungiamo il bus terminal vicino al soda Pamela a 2 quadre dal nostro hotel. Alle 10 partiamo con il bus per Ciudad Quesada, fermandoci però a Florencia. Bus Los Chiles – Florencia (2000 C a testa, 2 ore e 1 quarto). Giusto il tempo per deliziare degli ottimi fagottini ripieni di formaggio e prosciutto, un gelatino ed arriva il bus per la Fortuna. Bus Florencia - La Fortuna (600 C a testa, 1 ora e 10). Andiamo alla ricerca di Gringo Pete's (14 $ in due) e successivamente visitiamo il paese, le sue banche (per cambiare) e il supermercato! L’ostello che abbiam scelto è proprio carino, ha vari spazi in comune ed è super organizzato con tanto di raccolta differenziata dell’immondizia e vasta disponibilità di informazioni, broshure e free food! Per la cena cuciniamo della sempre ottima pasta al tonno e ci rilassiamo con un buon caffé. Vista la caffeina in circolo fatichiamo un pochettino ad addormentarci.

23 febbraio 2011 La Fortuna – Santa Elena
Tramite l’ostello abbiamo acquistato il pacchetto van – boat – van (18 usd a testa) che ci porterà in tre ore a Monteverde/Sant’Elena, altrimenti con i mezzi pubblici ci si impiega un’intera giornata. Ore 8.30 il bus viene a prenderci in ostello, siamo i primi, in mezz’oretta il mini van si riempie. In un’altra mezz’oretta raggiungiamo il Rio Chiquito dove saliamo su una lancia che attraversa la laguna de Arenal, saliamo poi su un altro mini van che si ferma in un grazioso ristorantino. Qui ci spariamo una super tico colazione a base di uova, tortillas e salsa, davanti agli occhi straniti degli altri turisti che bevono il loro caffettino! Alle 12 siamo a Sant’Elena e come da nostra richiesta veniamo portati davanti alla nostra nuov accomodation: Cabinas Eddy (25 $). I propietari Freddy e Laura sono davvero disponibili ed amichevoli. La posada si trova una quadra sud-ovest del supermercato ed offre la colazione inclusa col pernottamento, l’uso della cucina e di internet. Raccogliamo un po’ di info parlando con Freddy, Max chiama la Reserva de Monteverde per accertare gli orari delle visite guidate e in breve scendiamo in strada per attendere il bus (600 C a testa, 20 minuti) verso “Reserva biològica bosque nuboso Monteverde” (entrata 9 $ a testa con sconto studenti – 17 $ guida a testa).
Il bus è in ritardo ed invece che 20 minuti come previsto ce ne mette quasi 30!
Arriviamo in ritardo per la visita con guida, prenotata telefonicamente dalla Cabinas Eddy e decidiamo di pagare l'entrata e cercare di raggiungere la guida con un passo molto veloce.
Fortunatamente dopo 5 minuti incontriamo il gruppo e la guida: Giuliano, che fra l'altro parla anche l'italiano, visto che sua madre è romana.
Scopriamo e vediamo un sacco di cose interessanti nel nostro percorso grazie al preparatissimo Giuliano che è addirittura in grado di riprodurre i canti di svariati uccelli.
- La riserva è una delle più sorprendenti “foreste nubose” ed ospita oltre 2,500 specie di piante, 100 specie di mammiferi, 400 specie di uccelli, 120 specie di rettili e anfibi, migliaia di insetti. Per quello che abbiamo capito questa foresta nuvolosa (o nuvolare) si forma in questo modo: il vento del mare dei caraibi e l'evaporazione delle acque crea delle grandi nubi che vengono spinte verso questa zona del paese formando fenomeni di pioggia orizzontale e creando delle vere e proprie fasce climatiche all'interno della riserva. Grazie a questo tipo di clima si sono sviluppate specie del tutto uniche.
- In questa foresta tropicale le piante crescono molto in fretta e muoiono altrettanto in fretta (massimo 200 anni). Questo perchè non essendoci la stagione invernale la crescita non si blocca mai, cosa che avviene in altre zone climatiche. Proprio per questa crescita senza pausa l'interno del tronco degli alberi è privo di anelli che solitamente si utilizzano per dare un'età alla pianta.
- Vediamo un albero che produce un frutta molto grande (40 cm crica) e molto simile al Guanajaba che fra l'altro è utlizzato come ingrediente speciale per il mitico profumo di Marilin Monroe: Chanel 5.
- Vediamo diversi e fantastici “Higo (fico) del estrangulador” presente anche in sud est asiatico e sacro per i buddisti. Lo ricordiamo molto bene nei templi di Angkor in Cambogia dove in molte parti era diventato parte integrante della fantastica architettura Khmer. Questo albero cresce da un tronco unico e dai suoi rami nascono diverse piccole liane, vere e proprie radici aeree, che quando toccano il terreno diventano a sua volta dei veri propri alberi. Dopo diversi anni l'albero è formato da centinaia di tronchi e nella parte centrale ha diversi fori che fanno da casa a diversi rettili, insetti, uccelli, piante e mammiferi come se fosse un “gran hotel della giungla”. Oltre a questo, l'albero è un gran supporto per l'ecosistema grazie ai suoi succulenti frutti.
- Ad un certo punto della nostra passeggiata Giuliano ci comunica che siamo in una delle zone ideale per il Quetzal, un rarissimo e meraviglioso uccello dal manto verde e striature azzurre, lunga coda biforcata e caratteristico ciuffo, petto rosso e bianco. E' anche considerato l'uccello nazionale del Guatemala nonché nome della valuta del paese. Per i Maya era un uccello molto sacro e considerato il “dio serpente piumato” perchè a vederlo volare sembra un serpente. Quando Montezuma incontrò Cortez (il colone spagnolo conquistatore), credendo fosse il “Dio ritornato”, gli regalo un grande copricapo fatto con 400 piume di Quetzal (El Penacho de Moctezuma). Copricapo ora esposto nel Museo Etnografico di Vienna. Il corpo è alto circa 40 cm e la coda ben 60 per un totale di un metro circa. Giuliano ci dice che osservare bene in aria e di avvertirlo a qualsiasi movimento. Rimaniamo li per quasi 10 minuti mentre lui si sposta in diversi altri punti del sentiero con il cannocchiale emulando il canto del Quetzal. Ad un certo punto, Giuliano ritorna e correndo ci dice di seguirlo... noi corriamo come pazzi cercando di fare meno rumore possibile. Arrivati al cannocchiale già posizionato ci dice di restare al massimo 2 sec a testa e di essere veloci. Non ci possiamo credere stiamo vedendo un quetzal, è veramente meraviglioso e si vede talmente bene che riusciamo a vedere i riflessi nei suoi occhi. Per quasi 10 minuti lo osserviamo nella sua eleganza e bellezza. CHE CULO!! Anche Giuliano sembra emozionato visto che non è un uccello che si vede tutti i giorni.
- Nel parco ci sono circa 5500 specie di orchidee fra i quali anche la vaniglia, e chi lo sapeva che fosse un'orchidea?? Fra queste c'è anche la più piccola orchidea del mondo visibile solo al microscopio!
- Il cambio climatico degli ultimi vent'anni a provocato danni enormi alla flora e fauna della foresta nubosa. Questo ha inoltre iniziato a produrre piogge verticali che dovrebbero essere solo orizzontali all'interno delle foreste nubose.
Le nuvole si sono alzate e le specie che vivono nella parte più alta degli alberi del parco si sono lentamente estinte non trovando più le condizioni ideali per la loro sussistenza.
Dal 1989 si sono estinti quasi il 30% di anfibi del parco fra i quali: la rana dorata e la rana arlecchino.
- La riserva è circondata di diversi altri parchi fra i quali quello di Santa Elena. Tutti insieme formano un area protetta di circa 200000 ettari quadrati.
- Osserviamo su un tronco di albero una delle specie di piante rampicante preistorica più antica al mondo: l'Hepaticas (liverwar?).
- Sulla strada vediamo un massiccio ed enorme albero di “Caoba” famoso in tutto il mondo per il suo pregiatissimo legno.
- Al mondo ci sono circa 5000 specie di formiche e 1000 di queste sono presenti in Costa Rica.
- Sul sentiero incontriamo anche un “mono congo” (un scimmia nera che abbiamo già visto sulla isla de Ometepe) che sta mangiando su un grande albero. Il parco ospita 4 specie di scimmie: mono congo, mono ardilla (scimmia scoiattolo), mono araña (scimmia ragno, che abbiamo visto in diversi siti Maya) e mono capuchinos (che abbiamo visto nella salita al Volcan de Madera).
Entusiasti per l'avvincente visita paghiamo la visita guidata (17usd a testa) alla biglietteria e prendiamo il bus delle 16 per ritornare a Santa Elena. Chiediamo all'autista di farci scendere al “mega store” prima del paese, dove facciamo la spesa per la nostra cena, avendo una cucina a disposizione.
Ele prova alcuni vestitini in un negozietto sulla strada, ma le taglie sono tutte strambe.
Lasciamo la spesa al nostro hotel e di buon passo ci rechiamo al “Ranario” (entrata 10 $ a testa con sconto studenti) visto che questa è l'ora ideale per vedere sia le specie notturne che quelle diurne. Sono infatti le 17.30 e fra poco tramonterà il sole. Un simpaticissimo ragazzo con cui entriamo subito in clima “de monae” ci dice che su 140 specie di rane al mondo qui ne ospitano ben 25.
Ecco l'elenco di alcune delle rane che abbiamo visto:
- “Rana brillante de Bosque”, chiamata brillante per la sua intelligenza visto che per disorientare i predatori salta a zig zag e, pur non essendo velenosa, ha le zampe arancio, che gli animali identificano insieme al rosso come colore pericoloso.
- “Rana de Iiuvia” (rana della pioggia). Puo' saltare fino a 3 metri. Solitamente la femmina è quasi il doppio del maschio. Durante la gravidanza il maschio le sale sulla schiena e la massaggia fino al concepimento. In questo periodo (di solito 3-4 settimane) il maschio ovviamente non puo' mangiare ed in casi anomali puo' essere anche di 2 o 3 mesi. A volte il maschio muore di fame prima della deposizione delle uova. La femmina puo' deporre fino a 2 uova in un anno. E' anche l'unica specie che non ha i girini ma la rana nasce direttamente dall'uovo. Solo il maschio canta e il suono è simile al battere di due pietre una sull'altra.
- Vediamo l'unico rospo del ranario il “sapo gigante” e ci vengono esposte le differenze rispetto alla rana. Il rospo ha solitamente: la pelle secca e verrucosa, zampe piccolo, dimensioni grandi, carnivoro ma all'evenienza puo' cibarsi anche di frutta, solitamente è velenoso. La rana ha solitamente: pelle liscia e umida, solitamente non velenosa, zampe lunghe, carnivora. Entrambi no superano i 6 anni di vita.
- “Rana lechosa” chiamata così per la viscida e vischiosa pelle. Il suo canto si sente fino a 2 km di distanza e di solito vive in gruppi di almeno 50 esemplari. Non è molto piacevole se decidono di vivere vicino alla tua casa.
- “Rana de Suampo arborea” (rana della pozza).
- “Rana Metalica” che ama molto la birra e pogare ai concerti metallari. AhAh Chiamata così perchè al sole sembra abbia la pelle di metallo.
- “Rana Ojirisga”(detta anche rana de fiesta per i suoi occhi rossi simili a quelli del post sbornia!) con il canto simile allo schiocco delle dita.
- “Rana coronada” con una corona di corna sulla testa.
- “Rana snilisca mexicana” che cambia colore a seconda della temperatura (bianca quando è caldo e scura quando è freddo).
- “Rana reloj de arena” (rana clessidra) perchè ha un disegno sulla schiena simile ad una clessidra.
- “Rana come pollo” perchè mangia i pulcini, ratti, topini, ragni e scorpioni.
- “Rana mascherada” chiamata dalla nostra guida Antonio Banderas perchè ha una maschera simile a quella di Zorro e il suo canto si sente fino a 200 m di distanza.
- “Ranita venenosa rojiazul” (Rana velenosa rosso blu).
- “Ranita venenosa rojiaverde” (Rana velenosa rosso verde).
- “Rana de vidrio Fleishman” (rana di vetro) chiamata così visto che la sua pancia è trasparente e si vedono tutte le interiori. Il suo canto è simile ad un fischio.
- “Ranita venenosa verdinegro” (Rana velenosa verda nera) utilizzata dagli indio come veleno per la caccia. Venivano poste 50 rane circa in un contenitore, queste morivano e dopo diverse settimane ciò che restava era solo un fortissimo veleno capace di uccidere piccoli animali anche solo se punti con dardi avvelenati lanciati dalle loro cerbottane. Sull'uomo, se a contatto con il sangue prova nausea, diarrea, dolore di testa...
- infine non poteva mancare la “Rana de Ojos rojo”, simbolo del Costa Rica. Dal manto verde , pancia bianca, occhi rossi, parte laterale del corpo a striscie bianche (gialle) e blu, cosce azzurre, e come quella brillante, e dita arancio anche se non velenosa. Una di loro salta sul un vetro e grazie alle sue ventose ci mostra il suo pancino bianco da vicino! Proprio bella.
Tornati in hotel, stanchi ma felice per la bellissima giornata ci facciamo una bella cenetta con bistec de res (manzo), pomodori e chorizo (salsicce piccanti). Ora di Nanna,
Domani ci aspetta una sveglia alle 5 in punto.

24 febbraio 2011 Santa Elena – Lagarto – La Liberia – Playa Hermosa
Ore 5 sveglia e per le 5.20 siamo davanti alla cucina in attesa che i gentili proprietari della Cabinas Eddy ci preparino la colazione. Avevamo detto che avremmo potuto arrangiarci ma hanno insistito per farcela loro, che carini!
Dopo delle nutrienti uova strapazzate, pan tostato e caffè eccoci risalire la ripida salita che porta al centro del paesino di Santa Elena, e pensare che ieri non siamo nemmeno riusciti a farci un salto e lo abbiamo visto solo dal microbus che ci ha portato qui.
Entriamo nell'ufficio dei bus e compriamo due biglietti per Chomes (2350 in due).
Saliti sul bus il simpatico autista ci dice che è meglio smontare a Lagarto e prendere la coincidenza delle 8.15 sulla highway.
Scendiamo per una ripida strada sterrata che ci fa un po' risalire la nostra colazione dello stomaco e verso le 8.10 giungiamo a Lagarto.
Qui attendiamo una decina di minuti scarsi e prendiamo un bel bus per La Liberia (2000 a testa).
Arriviamo alla stazione del La Liberia verso le 10.30 e dopo aver preso i biglietti per playa Hermosa, Max va in un grande supermercato per prelevare dei contanti e fare un po' di spesa mentre Ele fa la guardia agli zaini nella stazione.
Ci mangiamo un gelatino ed eccoci sul bus (questa volta un chicken bus) verso Playa Hermosa, sulla costa nord ovest della Costa Rica e che raggiungiamo in poco più di un'ora.
Camminiamo fra diversi ostelli ed hotel chiedendo i prezzi qua e la ed infine grazie ad una doppia e simpatica contrattazione di Max spuntiamo una grande camera con due letti matrimoniali, frigo, cable tv, bagno in camera, pulizie e cambio lenzuola/asciugamani diurna in un bel resort “villa huetares” con piscine, jacuzzi, internet wifi. Evvai... gli ultimi giorni li facciamo da signori, se ciava!
Depositiamo i bagagli e ci incamminiamo verso la bella playa hermosa, passeggiamo sulla spiaggia fino a raggiungere l'altro strada di accesso alla spiaggia dalla quale saliamo fino al supermercato per fare una bella spesa.
Tornati in hotel ci rilassiamo un po' e alla sera raggiungiamo un cinema che avevamo visto sulla strada visto che questa sera, indovinate cosa fanno, “Machete” di Robert Rodriguez, uno dei registi preferiti di Max. Birra o bibita incluse con 4 euro! nb. Siamo gli unici in tutta la sala, proiezione privata solo per noi, che lusso!!!
Ora di Nanna.

25 febbraio 2011 Playa Hermosa
Sveglia verso le 8 e passeggiata rituale sulla bella spiaggia.
Tornati in hotel facciamo una ricca colazione sul tavolino della nostra terrazza con papaya, banane, yogurt, cereali, caffè e the freddo...
SI SI CE LA STIAMO PROPRIO SPASSANDO E RILASSANDO PER QUESTI ULTIMI GG... quindi mamme non vi preoccupate... seguiamo i vostri consigli! AhAH
Scendiamo infine in piscina e ci solazziamo per diverse ore facendo diversi bagni rinfrescanti. E' un caldo infernale! Ci buttiamo poi nella Jacuzzi esterna dell'hotel e ci facciamo massaggiare per quasi un'ora. Ancora un po' di sole, doccia, merenda con caffè, melone e biscottini. E poi…tanto relax!
Guardiamo il divertentissimo spettacolo di Cochi e Renato sulla Rai e anche oggi è ora di nanne!! Che giornata rilassante! ;o)

26 febbraio 2011 Playa Hermosa
Passeggiatina sulla spiaggia e super colazione sulla nostra terrazza con melone, banane, yogurt, cereali, caffè e the freddo...
Relax in piscina e nel primo pomeriggio decidiamo di andare in spiaggia armati di Maschere e boccaglio per vedere un po’ di pesci tropicali.
Ci spostiamo sulla parte destra della spiaggia dove ci sono alcuni scogli e nonostante la forte corrente vediamo degli splendidi e coloratissimi pesci.
Dapprima avvistiamo alcuni pesci palla pieni di spine, altri enormi pescioni con il muso ciccione di cui uno completamente giallo ed alcuni neri con macchiette blu elettrico, poi incappiamo in coloratissimi pesci gialli neri verdi e blu…. Bellissimo!!
Passeggiamo ancora nella spiaggia, relax, cena e nanne.

27 febbraio 2011 Playa Hermosa - Alajuela
Ore 4.30 suona la sveglia e Max prepara un paio di caffèlatte!
Ore 5, è ancora notte fonda e noi siamo in strada ad aspettare il bus, Max tiene ben stretto il suo amico bastone sempre ben in vista!! Non si sa mai… visti i precedenti la prudenza non è mai troppa.
Alle 5.25 saliamo finalmente sul bus verso San Josè e chiediamo all’autista dove è meglio smontare per Alajuela.
Scopriamo che il bus si fermerà all’aeroporto da dove partono ogni 5 minuti diversi bus per la città.
Bene!!
A metà tragitto facciamo colazione in una specie di Autogrill con uova strapazzate, crema di Frijoles e riso! Energy!!
Alle 9.40 siamo all’aeroporto internazionale e in 10 minuti siamo all’ostello che abbiamo prenotato qualche sera fa in internet: Hotel Cortez Azul (25 usd in due).
L’hotel è arredato con gusto e contiene quadri, sculture e mosaici del bravissimo artista nonché proprietario dell’ostello.
Il gentilissimo Manuel ci fa accomodare e ci mostra l’intera struttura e i suoi servizi.
Visitiamo un po’ la città e ci rechiamo alla stazione dei bus da dove prendiamo un bus per lo “Zoo Ave” (13000C – 26usd in due), un parco che raccoglie gli animali feriti ed abbandonati e li rimette in libertà dopo averli curati.
Qui vediamo:
Dei bellissimi Pappagalli: Miliero Patirrajo (Azzurro), Lapa Azul e Amarillo, Lapa Verde (con uno scoiattolo che mangiava dalla sua ciotola) e il Buffon's Macaw (Pappagallo rosso).
Quattro o cinque Owl Parrot, Pavo Real (liberi nel giardino), Quetzal, Coccodrillo, Caiman, Gavillan Blanco (Falco), Spectacular Owl, Aguilillo Penaciado, Gavillan pechinegro, Gavillan negro.
Un Grison (tipo ermellino / lontra), una gigante Iguana intenta a mangiare, Gongolona (libero - tipo un tacchino), Martella, Tortuga Lagarto., Tucano Pico Iris (secondo + grande del Costa Rica), Grulla Coronada, Cigüeñon, Chancho de monte (Cinghialotto).
Baston de Emperador (Fiore rosso a stelo lungo: in Malesia si mangia il gambo con curry)
Manigordo (leopardo)
Puma concolor (Leon de Montaña)
Piccole scimiette: Mono Tabarin e Mono Marmojeta (bellissimo con orecchie pelose come il koala).
Pizote, Mono Jiti del pacifico central, Tortuga de espuelas (42 anni, 60 cm, 91kg), diversi ed enormi Struzzi Africani.
Finiamo il giro vedendo tucani di diverse razze e dai coloratissimi becchi. Bellissimo!!
E tutto il ricavato viene utilizzato per gli animali.
Anche gli slogams del parco ci piace molto: “nessun animale silvestre sarà mantenuto in cattività se presenterà le condizioni idonee per vivere nel bosco!” – “Se ami la natura, lasciala al suo posto”
In tutto il parco grandi illustrazioni colorate educano bambini ed adulti al rispetto degli animali e della natura. Eh bravi i costaricani!!
Cena con ciccia, piselli aguacate!!
Nanne!!

28 febbraio 2011 Si parte…… SI TORNA IN ITALIA!
Verso le 9 dopo aver fatto colazione con latte di riso, caffè e banane, usciamo per fare qualche acquisto.
Alle 11.30 liberiamo la stanza, salutiamo il nostro amico Manuel e ci incamminiamo verso la fermata dei bus per l’aeroporto.
In 10 minuti entriamo nel modernissimo ed efficientissimo aeroporto!
Dopo un velocissimo checkin, Max cambia gli ultimi soldini in dollari americani, mangiamo alcune banane ed entriamo nella zona dei gate.
Osserviamo alcune macchine fotografiche in un negozio, giusto per farsi un’idea per un futuro acquisto… visto che la nostra Sony la stà adoperando qualche Nicaraguese! ;o(
Ed eccoci in volo!
Primo volo: San Josè – Panama (dal quale haimè non vediamo il canale di Panama, per colpa dello stolto omino del check che ci assegna i posti errati nonostante la nostra richiesta di sedere nella direzione del canale. Vediamo comunque centinaia di enormi barche mercantili….)
Secondo Volo: Panama – Amsterdam (all’aeroporto di Panama diversi agenti iniziano a interrogare i passeggeri in fila al bancone del gate e poco dopo il nostro accesso all’aereo viene recintato. Una decina di poliziotti procedono con la verifica del contenuto di tutti i nostri bagagli a mano…. Che stiano cercano qualcuno??? Azz, anche qui non si può stare tranquilli, che palle!!)
Terzo Volo: Amsterdam – Venezia (Sembra di essere in un volo panoramico… dapprima rimaniamo sbalorditi della favolosa vista che abbiamo sulle Alpi per quasi 30 minuti di volo, concludiamo infine il nostro viaggio con una spettacolare vista della laguna e delle città di Venezia!!)
A Venezia tutto regolare i nostri bagagli arrivano praticamente subito, evviva la KLM!!
Ed eccoci nelle braccia di Silvana e Leo che sono venute a prenderci…. CHE BELLO ESSERE IN ITALIA!!!


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